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“Come sta il mare del Giglio?” le analisi di Greenpeace dopo il disastro Costa Concordia

ROMA, 09.03.12 – A quasi due mesi dall’incidente della Costa Concordia,
Greenpeace pubblica il rapporto “Come sta il mare del Giglio?”
un’indagine preliminare sui fondali e sulle acque dell’isola che
aggiunge dati quantitativi e qualitativi alle campagne di monitoraggio
condotte dalle istituzioni dopo il disastro.

Fra il 15 e il 18 febbraio, Greenpeace ha verificato lo stato dei
fondali dell’isola e prelevato alcuni campioni di acqua marina
superficiale dalla costa, con due obiettivi: fotografare lo stato
attuale dei fondali così da confrontare l’evoluzione dei popolamenti
nell’eventualità di un massiccio sversamento di sostanze pericolose
[2], e valutare l’eventuale contaminazione già in corso dell’acqua di
mare.

“Siamo stati al Giglio perché non è un posto qualunque, ma un
patrimonio ambientale che avremmo dovuto custodire meglio. – spiega
Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace – Ci rincuora
l’esito positivo delle immersioni, con cui abbiamo potuto verificare il
buono stato dei fondali marini, ricchi di gorgonie, posidonie e spugne,
ma bisogna fare di più per tutelare l’area considerando che siamo nel
cuore del Santuario dei cetacei”.

I risultati delle analisi delle acque [3], commissionate al laboratorio
indipendente Eurofins Programma Ambiente di Padova, hanno rilevato la
presenza in mare di tensioattivi (detergenti) e ammoniaca in
concentrazione superiore ai valori di riferimento identificati da ARPAT
per la sua campagna di monitoraggio [4]. Tali concentrazioni potrebbero
essere il risultato della dispersione di detergenti, disinfettanti e
altri prodotti presenti sulla Costa Concordia.

“L’esito dei test di laboratorio – aggiunge Vittoria Polidori,
responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace che ha svolto i
campionamenti delle acque del Giglio – non è allarmante, ma sembra
indicare che una contaminazione dal relitto potrebbe già essere in
atto. Per questo chiediamo che sia adottato al più presto il piano di
rimozione dello stesso e organizzato il suo smantellamento in
terraferma”.

In un campione di acqua potabile di un esercizio commerciale del porto,
sono state trovate tracce di idrocarburi totali pari a 82 microgr/l. La
presenza di queste sostanze, anche se non regolamentate dalla legge
(D.Lgs 31/2001), non è certo indice di buona qualità dell’acqua.
Greenpeace ritiene doveroso da parte delle istituzioni realizzare
un’appropriata campagna di monitoraggio sulla qualità dell’acqua
potabile all’isola del Giglio.

Dopo dieci anni d’inazione sul Santuario, Greenpeace ha accolto con
favore l’iniziativa dei ministri Passera e Clini di adottare misure
specifiche di tutela con il “decreto-rotte”. Ora è doveroso intervenire
anche sulle fonti di inquinamento terrestri e marine e sugli altri
pericoli che minacciano l’integrità di questo ecosistema. La regione
Liguria, d’accordo con la regione Toscana, aveva promesso a Greenpeace
la convocazione di un “tavolo tecnico” sul Santuario entro il 29
febbraio, ma la promessa è stata disattesa.

Di fronte all’inattività delle Regioni, Greenpeace chiede al Ministro
Clini di convocare tutti i soggetti interessati per attivare, nel più
breve tempo possibile, un confronto che conduca all’adozione di misure
concrete di tutela. Non sono necessari altri disastri per pensare
seriamente alla protezione del mare.

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Note:
[1] Come sta il mare del Giglio?:
http://www.greenpeace.org/italy/it/ufficiostampa/rapporti/come-sta-il-mare-del-giglio/
[2] [2] Toxic Costa:
http://www.greenpeace.org/italy/it/News1/news/Tutti-i-veleni-della-Toxic-Costa/
[3] [3] Il contenuto più alto di tensioattivi anionici è stato pari a
4,350 mg/litro. Il valore più elevato di azoto ammoniacale (mgNH4/l) è
stato pari a 2,12 mg/litro.
[4] 0,50 mg/l per i tensioattivi, 500 microgr/l per gli idrocarburi e
0,066 mg/l di ammonio.

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