Giovanni (Antonio Albanese) e Monica (Paola Cortellesi) sono due persone agli antipodi.
Lui è un intellettuale immerso nell’ambiente della sinistra radical-chic, impegnato nella realizzazione di un ardito quanto improbabile centro culturale in una periferia degradata, che dovrebbe servire ad aggregare ed elevare culturalmente il popolo, ma che in realtà per alcuni pare essere una mera opportunità per fare soldi, sotto la copertura dell’erudizione delle plebi.
Lei fa parte del popolo teoricamente bisognoso di essere elevato, ma della cultura se ne sbatte, perché – a suo dire – non dà da mangiare. Del resto ha ben altre gatte da pelare: si ritrova incarcerata per colpa delle sue due sorelle gemelle, Pamela e Sue Ellen (le incredibili Alessandra e Valentina Giudicessa), cleptomani inveterate, che hanno nascosto la loro refurtiva nella sua pizzeria.
Così chiede aiuto al suo ex amico, Giovanni, il quale diventa suo tutore legale e ottiene, grazie ai suoi appoggi politici, la conversione della pena detentiva di lei nella prestazione di servizi sociali, da effettuarsi nella parrocchia di Don Davide (Luca Argentero), centro che aiuta i disagiati, adiacente al centro culturale in procinto di essere inaugurato.
Entrambi sono poi in contatto con i rispettivi pargoli, che vivono in terra straniera. Il figlio di Chiara, Alessio (Simone de Bianchi) lavora come lavapiatti e cameriere in un pub londinese, mentre la figlia di Giovanni, Agnese (Alice Maselli), frequenta l’università, sempre nella capitale britannica.
Insomma una storia nella quale si confrontano realtà opposte, che forniscono mille opportunità per creare situazioni grottesche.
Come un Gatto in Tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto: non solo una commedia
In questa pellicola l’aspetto comico coesiste con la volontà di mostrare le problematiche sociali delle periferie urbane. Il problema della carenza di alloggi, la violenza sulle donne, la mancanza di lavoro, la violenza endemica nei bassifondi, sono tutti temi che fanno capolino nella narrazione, sia pure in tono scanzonato e forse alle volte un po’ troppo stereotipato.
Indubbiamente è presente una critica corrosiva nei confronti dell’ambiente della sinistra radical chic, bene rappresentato dall’ex di Giovanni, Luce (Sonia Bergamasco), persona benestante che vive in una dimensione parallela, avulsa dal mondo reale della povera gente, ma soprattutto dalla nuova compagna del protagonista, Camilla (Sarah Felberbaum), il cui impegno sociale è di facciata, in quanto di fatto è interessata solo al denaro messo in circolazione dagli sponsor per realizzare progetti a presunto scopo sociale.
Lo stesso Giovanni porta dentro di sé tutte le contraddizioni connesse da una progettualità che dovrebbe usare la cultura per creare occasioni di aggregazione e crescita civica per il sottoproletariato urbano, ma che usa linguaggi distanti anni luce dagli abitanti delle periferie.
Non per niente, Giovanni passa interi pomeriggi per cercare la giusta sfumatura di colore per i muri del centro culturale, o per trovare il nome corretto per le pietanze preparate per la cerimonia di inaugurazione, sotto l’occhio vigile e pensoso di intellettuali (o presunti tali) evidentemente alieni alla realtà delle borgate di periferia.
Tuttavia queste attività muovono un sacco di soldi, e molti di questi finiscono nelle tasche delle maestranze e degli artisti, per cui in realtà la cultura dà da mangiare, come Giovanni ricorda a Monica durante una delle loro accese discussioni.
Con visioni del mondo a distanza siderale l’uno dall’altra, i due protagonisti sono tuttavia fortemente attratti l’uno dall’altra, e la passione alla fine travolge ogni resistenza intellettuale, trovando sfogo nell’inevitabile amplesso nel dormitorio delle suore nella parrocchia di Don Davide.
Come un Gatto in Tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto: una commedia divertente, ottima per passare un paio d’ore spensierate
Il film si fa vedere volentieri, e non si può non apprezzare anche diverse citazioni cinematografiche veramente carine, vere chicche per i cinefili capaci di vederle. Graditi omaggi a Shining, Vacanze Romane e Il Settimo Sigillo.
Questo secondo capitolo di Come un Gatto in Tangenziale è più impegnato del primo, sia pure sempre in modo leggero e scanzonato, e forse per questo è ancora più apprezzabile, riuscendo nell’impresa di realizzare un sequel all’altezza, operazione per niente facile né scontata.
In definitiva il film ha un messaggio positivo: si può convivere anche avendo visioni del mondo differenti, senza bisogno di rinunciare alla propria identità o di dovere cambiare per piacere all’altro.
La cultura può essere sia una mangiatoia per opportunisti, che un’opportunità per riflettere, stare insieme e aiutarsi l’un l’altro. E ognuno può scegliere da che parte stare.
Apprezzabile anche l’ampia gamma di improbabili personaggi messi in scena, che riempiono di simpatia la pellicola. Inevitabile qualche caduta di troppo negli stereotipi più comuni, ma forse è impossibile riuscire a evitarlo, in una commedia di questo tipo.
Speriamo che il probabile terzo capitolo della saga sia all’altezza del secondo…
Alessandro Marotta