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Comune di Udine e immigrazione: per l’ass. Nonino serve vera inclusione e strategia comune

Comune di Udine e immigrazione: per l’ass. Nonino serve vera inclusione e strategia comune

Sta per terminare la nostra serie di interviste di metà mandato alla Giunta Honsell. Tocca oggi ad Antonella Nonino, assessore ai Diritti e all’Inclusione Sociale, Diritti di cittadinanza,  Abitare Sociale, Inclusione sociale, Precarietà economica, Servizi demografici, Decentramento, Lingue minoritarie, Processi di partecipazione per le deleghe di competenza.

Assessore Nonino, qual è il suo personale bilancio di questi primi 3 anni di mandato?
Udine è una città meravigliosa con cittadini altrettanto meravigliosi.
Il mio bilancio è sicuramente ricco in esperienza.
Sono stati anni molto impegnativi su diversi fronti che hanno toccato le mie deleghe,sicuramente molto delicate.
In particolare evidenzio la precarietà economica e l’integrazione.
Solitamente il tema dell’immigrazione non è affrontato con lucidità ed è eccessivamente politicizzato dalle diverse parti in causa. In Italia non abbiamo una visione d’insieme del fenomeno e non c’è una strategia nazionale per la gestione dei flussi migratori.
A Udine,come in altre zone del nostro Paese, abbiamo cercato di “mettere le toppe” dove possibile.  Abbiamo 800-900 migranti in città e vogliamo che nessuno dorma più all’aperto.
La situazione sta migliorando. Il mio rammarico è che lavoriamo per garantire cibo e posti letto a tutte queste persone ma non riusciamo a fare vera inclusione. Questa criticità è sotto l’occhio di tutti ed è difficile dare delle risposte concrete alla cittadinanza. Un punto dolente è uno spaventoso deficit culturale nella resistenza allo straniero.
Ci sono anche realtà virtuose che collaborano con il Comune nella gestione dell’emergenza migranti ma ritengo che questo fenomeno non possa essere affrontato solamente dalle parrocchie e dalle associazioni. Serve un serio piano nazionale. La mia esperienza pregressa, 10 anni al Centro Servizi Stranieri, mi ha aiutato molto nell’approccio a queste tematiche.

Come sono i vostri rapporti con le altre istituzioni nella collaborazione alla gestione dell’emergenza profughi?
Inizialmente il Ministero non aveva riconosciuto l’emergenza via terra.
Il Friuli Venezia Giulia, suo malgrado, è una delle regioni maggiormente interessate da questi flussi migratori.
Abbiamo un buon rapporto con l’attuale prefetto. La figura del prefetto è diventata centrale per la risoluzione di queste problematiche. Con la Regione i rapporti sono buoni: c’è collaborazione nonostante le evidenti criticità.
L’assessore regionale competente aveva una posizione scomoda: doveva decidere se aiutare i comuni o stare dalla parte del Governo. Si è cercato di fare il possibile per non inasprire gli animi.
Il modello dell’accoglienza diffusa è una buona soluzione e la nostra regione è un esempio virtuoso per tutti.

Considerando le varie deleghe di sua competenza,quali obiettivi sente di aver raggiunto in questi primi anni?
Abbiamo ripristinato gli alloggi assistenziali e abbiamo 25 nuovi alloggi a disposizione. C’è stata una collaborazione del nostro Comune alla stesura della legge Regionale sulla Casa. Notevoli sono state le sinergie con i soggetti del Terzo Settore e con le Istituzioni sul tema dell’accoglienza. È stato migliorato il sistema di prenotazione all’anagrafe. Abbiamo introdotto la possibilità di indicare nella carta d’identità la disponibilità alla donazione degli organi. Si è lavorato alacremente sul turnover nel sistema degli alloggi.

Quali obiettivi vuole ancora raggiungere entro la fine del mandato?
Vogliamo impegnarci per abbattere drasticamente gli sfratti. È nostra intenzione arrivare ad un protocollo con i proprietari privati per una garanzia per gli affitti. Vogliamo combattere le gravi marginalità e tutte le situazioni di disagio sociale legate alla precarietà economica. Altra criticità è la mancata prontezza di risposta della Pubblica Amministrazione nei confronti delle istanze dei cittadini. Va sottolineato anche il mancato turnover nella pubblica amministrazione al quale si aggiunge un’età media troppo alta dei dipendenti. Questo rende complicata la realizzazione di progetti innovativi.

Per concludere la nostra intervista le chiedo di dirci due parole sulla situazione di “Borgo Stazione”,spesso bersaglio di polemiche pesanti riguardanti la condizione di degrado nel quale verserebbe il quartiere di Udine.
Non si può negare che “Borgo Stazione” sia il quartiere più vivo di Udine. Ammetto che è evidente la sofferenza di alcuni negozi che risentono della cattiva fama della zona. Posso assicurare che da parte della Questura ci sia grande attenzione per l’intera area e che sia sottoposta a controlli efficaci. Riteniamo che, rispetto alla possibilità di un presidio fisso delle forze dell’ordine, sia migliore la soluzione della presenza di agenti in borghese per la sicurezza dei cittadini ai quali dovrebbe essere data la possibilità di scegliere, tra le alternative possibili, quella più adatta.

(Foto da comune.udine.it )

 
Andrea Berton

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