Il Museo del Tesoro di San Gennaro è una collezione di capolavori inestimabili, gioielli di grandi valore storico ed artistico. Vi si accede da un ingresso laterale della facciata del Duomo di Napoli ed è aperto tutti i giorni dalle 9 del mattino alle 17 del pomeriggio.
Sabato 11 febbraio 2017, è stata una delle rare date in cui NarteA ha omaggiato gli ambienti attigui alla cappella di San Gennaro tra le atmosfere della sera. La visita teatralizzata Januaria – Una notte al museo di San Gennaro ha permesso alla luce della luna di penetrare tra le sagrestie seicentesche, di competere con la Mitra gemmata realizzata nel 1713 dall’orafo Matteo Treglia e i suoi collaboratori, di brillare con la collana creata da Michele Dato nel 1679.
A Matteo Borriello il compito di introdurre e condurre gli ospiti fra le vicende del vescovo di Benevento che, durante le persecuzioni di Diocleziano, scampò agli orsi dell’anfiteatro di Pozzuoli ma non alla decapitazione del 19 settembre 305 nella Solfatara.
Raccontate con semplicità, le vicende più o meno già note sui prodigi miracolosi delle reliquie del Santo, preparano il terreno per accogliere l’ irruenza vitale della popolana che, dopo la morte del martire, ne raccolse il sangue per custodirlo nelle ampolle in cui continua a liquefarsi tre volte all’anno sin dal 1389. Eusebia, interpretata da Valeria Frallicciardi, nello svelare i dati storici intrecciati alle leggende, interagisce, convince e coinvolge: “Signora non vi spaventate, è ‘na favola, è finto, potete toccare pure voi!”. L’ episodio de “Il bacio al pesce di San Raffaele”è uno dei più famosi e spassosi tra quelli che mescolano sacro e profano, e tenerne viva la curiosità è vocazione tutta napoletana.
In effetti, sia per la ricchezza degli argomenti che per la tipologia dello spazio, i testi e la regia di Febo Quercia non potevano che prevedere narratori capaci di creare un vero feeling con un pubblico cosciente che quanto si sta visitando appartiene a tutta la comunità. La complicità che si crea è preziosa, proprio come i tesori esposti. Smeraldi, oro, argenti, coralli, diamanti, rubini, zaffiri, perderebbero ogni valore senza questa identità condivisa.
Andrea Fiorillo è maestro nelle vesti di Giuseppe Navarra, cittadino del popolo che sorprendentemente riportò il tesoro al proprio posto dopo la seconda guerra mondiale.
Quanti dei 51 compatroni della città, possono vantare di un copricapo di diamanti, smeraldi e rubini? È proprio il simbolismo nella scelta delle pietre ad essere l’orgoglio di artisti e visitatori.
Dalla seconda metà del ‘200 a Napoli, i Sedili napoletani (paragonabili alle nostre municipalità), gestivano parti dell’ amministrazione cittadina attraverso le Deputazioni. Il 5 febbraio 1601 ne fu nominata una per fondare la Nuova Cappella del Tesoro di San Gennaro. Siamo dunque di fronte ad una vera e propria rappresentanza popolare.
A San Gennaro, sovrani, regine e dominatori hanno lasciato devozioni costose, ma non sorprende che gli orecchini più benvoluti siano proprio quelli donati da una donna qualunque scampata alla peste. Il significato profondo è che la sovranità è del popolo.
Risale ad un anno fa il fallito tentativo ministeriale di trasferire la gestione del tesoro del Santo, dal popolo alla Curia, nonostante cinquecento anni di patronato della città di Napoli sulla Cappella. I napoletani hanno civilmente ma incisivamente manifestato attraverso un flash mob, così adesso il museo è valorizzato anche dalle testimonianze contemporanee di questa laicità imprescindibile.
Tale appartenenza è rappresentata visceralmente dal Fiorillo, il quale a fronte delle tante domande del pubblico, si mostra preparato ad uscire dal copione, quando necessario, senza mai lasciare inesplorate quelle che potrebbero essere le reazioni del personaggio che interpreta.
Grazie agli Angioini, grazie agli Aragonesi, grazie agli Spagnoli ed anche ai Francesi per averci dato la possibilità di capire che ciò che si ama, va difeso.
Nei mantra delle vecchie in attesa che il sangue si sciolga il primo sabato di maggio, il 19 settembre e il 16 dicembre, nello stupore dei bambini di fronte al folklore di questo evento, nella vita che unisce fedeli e scienziati, il vero inestimabile tesoro di Napoli.
“Nu Padre, nu figlio e nu Spirito Santo e per quei doni che ha fatto la Santissima Trinità – accrisci – la nostra santa fede! ”
Anita Laudando