Il 3 maggio alla ex Chiesa di San Francesco
Il 6° Premio Marcello D’Olivo a “Ceschia e Mentil Architetti Associati”
La “Rassegna Biennale di Architettura” organizzata dall’Associazione “Architetti del Friuli Venezia Giulia – Arte&Architettura” sarà visitabile fino al 5 maggio
UDINE – Lo studio Ceschia e Mentil Architetti Associati, con il progetto di “Una residenza a servizio dell’albergo diffuso” realizzato a Timau (Paluzza), si è aggiudicato il 6° “Premio Marcello D’Olivo”. La proclamazione e la premiazione (una targa e una pubblicazione monografica sull’opera) si sono tenute il 3 maggio, alle 17.30, alla ex Chiesa di San Francesco che dal 12 aprile (e fino al 5 maggio) ospita la nona “Rassegna Biennale di Architettura” organizzata dall’Associazione “Architetti del Friuli Venezia Giulia – Arte&Architettura” (in collaborazione con la Federazione degli Ordine degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori del Friuli Venezia Giulia, Comune e Udine Musei e Gallerie del progetto, con lo sponsor, Derve decor store e Laminam). Alla cerimonia erano presenti il sindaco, Pietro Fontanini, l’assessore alla cultura, Fabrizio Cigolot, e i presidenti dell’ordine degli architetti, Paolo Bon, e dell’associazione Arte&Architettura Giovanni Vragnaz.
LE RAGIONI DELLA GIURIA – Giudicare i 92 progetti pervenuti è spettato a una giuria internazionale composta dagli architetti Jacques Lucan (Parigi), Odile Seyler (Parigi), Miha Desman (Lubiana), Marco Contini (Parma), Sergio Pascolo (Venezia) e Moira Morsut (Udine), consigliera dell’Associazione “Arte & Architettura” che a nome dei giurati ha spiegato le motivazioni del premio: “La scelta è stata determinata sulla scorta di alcune riflessioni condivise, emerse nel corso dei lavori della giuria. Queste riflessioni rimandano a presupposti costituenti le ragioni e le specificità della nostra disciplina e in quanto tali vanno sempre difesi e rivendicati. Da qui la volontà di affermare il ruolo della professione dell’architetto come pratica per la cura del luogo e della sua identità. Un messaggio etico che fissa un principio di responsabilità inteso per tutte le scale del progetto. Non si è trattato, quindi, solo di un premio attribuito a un’architettura domestica, ma di un riconoscimento assegnato all’atteggiamento che rivendica un approccio cosciente in rapporto alla dimensione locale e territoriale del progetto. Proprio l’inclusione del concetto di territorio, come bene comune inserito nel progetto, che ne determina la dimensione contemporanea e restituisce, alla nostra professione, un’idea di futuro è stato uno dei parametri determinanti di giudizio. Non si insegue l’immagine di un futuro “Eden bucolico” ma piuttosto l’idea di una condivisa consapevolezza della nostra capacità di intervenire sulla modificazione dei territori intesi come complesso di tutte le componenti sensibili che ne fanno parte con “religioso sentimento di rispetto”. Allo stesso tempo la scelta della giuria afferma la necessità dell’appartenenza del progetto ha luogo il suo radicamento, la necessità di intendere luogo come reagente chimico nel processo progettuale. Ancora, l’interesse verso il concetto di radicamento ha a che fare con quello di durata che non deve essere avvertita unicamente come proprietà dei materiali di resistere all’obsolescenza, ma piuttosto come capacità del manufatto di appartenere indissolubilmente al luogo, perché è in grado di disvelare i caratteri non immediatamente percepibili. Questo comporta la rielaborazione delle cose già avvenute, che permangono nella nostra memoria e che ne costituiscono le fondamenta e danno stabilità al nostro fare. La memoria consegna le cose dello spazio la misura del tempo due punti di tutto il tempo prima di noi”.
Alcune immagini delle premiazioni:
LE MENZIONI – Come previsto dal bando, dopo una prima scrematura che ha consentito di selezionare 14 progetti, i giurati hanno effettuato una seconda selezione che oltre a consentire loro di determinare il vincitore, ha portato a definire la rosa dei 9 menzionati.
La menzione speciale è stata assegnata a due progetti: “Pratic – uffici e stabilimento produttivo” di Fagagna, su progetto di Geza – Gri e Zucchi Architettura; “Aula meridionale del battistero” di Aquileia, Gtrf – Giovanni Tortelli Roberto Frassoni Architetti Associati.
Menzionati, invece: il “Restauro di Villa Settimini destinata a biblioteca civica” a Pieris, frazione di San Canzian D’Isonzo (Gorizia), degli architetti Adalberto Burelli e Giovanni Vragnaz; il “Progetto per uno spazio espositivo presso il negozio di interni ceramiche” di Tolmezzo, di Ceschia e Mentil Architetti Associati; il “Progetto di riqualificazione degli uffici Calligaris spa” a Manzano, dell’architetto Enrico Franzolini; la “Capanna sul fiume Natisone“, a Premariacco, degli architetti Francesca Petricich e Robby Cantarutti; la “Gea spa – Gestioni ecologiche e ambientali, nuova sede uffici e spogliatoi” di Pordenone, degli architetti Vittorio Pierini, Ado Furlan Ivo Boscariol e Antonio Stefanuto; la “Riqualificazione palazzo a uso commerciale in centro storico” a Udine, dell’architetto Renza Pitton; e il “Centro Alzheimer” di Codroipo, di Soramel Gasparini architetti associati.
PREMIO CONSERVAZIONE – Sempre il 3 maggio, sono stati premiati anche 5 i progetti per la ‘Conservazione dell’architettura moderna’ (la novità 2019 del Premio Marcello D’Olivo), rivolto «a proprietari di edifici ancora privi di tutela ufficiale, in cui la cura dell’architettura è semplice ‘fatto privato’, scelta – hanno precisato gli organizzatori – dipendente dalla sensibilità e dalla consapevolezza culturale di ‘singoli’, che non operano sottostando a obblighi stabiliti da istituzioni preposte alla conservazione del patrimonio». A riceverlo sono stati: Ivana Cimolai, per villa Mainardis a Lignano Pineta (progetto di Marcello D’Olivo, 1954-55); Andrea Gregoratti, per villa Spezzotti a Lignano Pineta (progetto di Marcello D’Olivo, 1955-1958); Pierluigi Marzullo, per villa Romanelli a Udine (progetto di Angelo Masieri, completato da Carlo Scarpa e Bruno Morassutti, 1952-1956); Donato Pozzi (alla memoria), per villa Migotto Pozzi a Pasian di Prato (progetto di Gino Valle, 1953-54 e 1974-75); Renza Pitton (a nome del proprietario), progettista del restauro di casa Chiesa a Udine (progetto di Gino Valle, 1963-1966).
PER IL 43° ANNIVERSARIO DEL TERREMOTO DEL 1976 – C’è anche una novità nella programmazione della “9^ Rassegna Biennale di architettura”. Un nuovo evento (organizzato dall’Ordine degli architetti di Udine) animerà la ex chiesa di San Francesco lunedì 6 maggio, dalle 17.30, in occasione del 43° anniversario del Terremoto del 1976. Paola Pellegrini e Isabella Moreale, che hanno curato l’iniziativa “Progetti di ricostruzione”, racconteranno e disegneranno la genesi, le condizioni, gli obiettivi, l’idea nata tre anni fa a “Conoscenza in festa”. In questi tre anni sono stati realizzati 17 video (curati dalla Ranofilms di Andrea Musi), per altrettanti opere di ricostruzione. Tutto il materiale, proprio dal 6 maggio, sarà disponibile sul sito www.ricostruzionefriuli.it. “L’idea – hanno spiegato le curatrici – è quella di costruire un piccolo archivio, che potrà essere strumento di studio e di divulgazione, che ribadisca l’importanza del progetto architettonico. L’archivio nel tempo potrà essere ulteriormente implementato grazie al contributo dei colleghi che vorranno raccontare i loro progetti”.
Info: https://www.arte-architettura.it/
press.cuberli – foto: Dario Furlan