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Copenaghen: scienza e coscienza

Copenaghen: scienza e coscienza

A quasi vent’anni dalla prima rappresentazione ritorna a Udine, (al teatro Zanon) il capolavoro di Michael Frayn Copenaghen, del regista Mauro Avogadro, produzione Compagnia Umberto Orsini in coproduzione con Css teatro di innovazione del Friuli Venezia Giulia. La storia raccontata nella pièce riferisce dell’incontro avvenuto nella capitale danese nel 1941 tra i due scienziati Niels Bohr e Werner Heisenberg: una conversazione post mortem dove il mistero sul motivo della visita rimane tale. L’asse temporale non è chiaro, gli attori discutono della loro amicizia e del loro lavoro in un continuo spostarsi indietro e in avanti delle lancette dell’orologio. Ambientato in un’aula di fisica, un emiciclo con numerose lavagne nere ricolme di formule matematiche: qui si muovono i tre attori, Umberto Orsini che impersona Bohr, Massimo Popolizio, Heisenberg e Giuliana Lojodice nei panni di Margarethe, la devota moglie di Bohr. I fondamenti della fisica atomica sono espressi con estrema precisione, ma con altrettanta precisione, sono manifesti gli scrupoli degli scienziati alle prese con la potenziale costruzione di un mezzo di distruzione di massa, la bomba atomica.
Emergono i dilemmi etici dell’essere scienziati in una società non libera e il bisogno della ricerca della verità che sta ”nel cuore delle cose”.
Il ritmo serrato delle conversazioni cattura il pubblico, rapito dalle voci e dalla vocalità degli attori che danno prova della loro maestria. Un capolavoro nel capolavoro la loro interpretazione, non per niente se lo spettacolo è ormai, con le sue numerosissime rappresentazioni diventato di “culto”, lo si deve anche ai tre protagonisti.

Nella conferenza stampa che ha preceduto lo spettacolo, coordinata da Marisa Michelini, fisico dell’Universitá di Udine, Orsini si è detto grato a “Copenaghen” che gli ha permesso di approfondire temi così importanti. La commedia parla di fisica e si distoglie dagli stilemi del teatro del novecento caratterizzati da argomenti quali amore, crisi, economia. L’attore, ha spiegato, deve essere al servizio dell’autore e, nel rappresentare i vari personaggi deve attingere al mondo circostante, osservare e captare le caratteristiche umane che gli potranno essere utili successivamente. Giuliana Lojodice ha raccontato il ruolo di Margarethe, la moglie di Bohr. Se a prima vista sembra, il suo, un ruolo marginale, essa invece ben rappresenta la condizione della donna in quel momento storico: nella rappresentazione lei fa da ago della bilancia tra i due uomini affascinata dal marito e da ciò che lui rappresenta. Margarethe pronuncia molte volte “perché è venuto“ e si interroga, l’unica dei tre, con i pensieri ad alta voce (tecnica che è molto usata nel teatro inglese), sui motivi di quella visita che tanto le reca tensione. Questi pensieri espressi portano il racconto su vari piani, andando in avanti e indietro nel tempo, consentono la rappresentazione viva di ciò che è già avvenuto.
La commedia è arrivata in scena a Udine al culmine di un ciclo di conferenze di approfondimento denominate Retroscena atomici cui hanno partecipato numerosi studiosi, fisici e matematici per dare l’occasione, a quanti avessero voluto, giovani di oggi e di ieri, approcciarsi ad argomenti così complicati e affascinanti allo stesso tempo. Una rappresentazione pomeridiana è stata riservata ai giovani studenti dei licei udinesi, che hanno tributato agli attori una standing ovation.

mtr

About Maria Teresa Ruotolo

Nata a Udine nel 1970 vive a Grado. Giornalista Pubblicista dal 2004; Laurea in Scienze Politiche indirizzo politico sociale collaborazione varie: con il Consorzio Agenti Immobiliari per la redazione dell’editoriale di Corriere Casa Nord Est; con Gruppo Sirio per la redazione di articoli pubblicati sul periodico Business Point e altre varie collaborazioni per la redazione di articoli di attualità e politica.

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