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DARIO FO, LA PITTURA DI UN NARRATORE

Inaugura la mostra che porta a Udine oltre 100 opere del grande premio Nobel

Oltre 100 opere, dai primi autoritratti agli abbozzi per scenografie, fino agli immancabili omaggi a Franca. Un’esposizione che accoglie solo una piccola parte della produzione di un artista che, sin da ragazzo, disegnava o dipingeva quasi ogni giorno “in tutte le forme e con tutti i mezzi”. Verrà inaugurata oggi 16 giugno 2012 alle 18 con un grande evento in corte Morpurgo, di fronte a Casa Cavazzini dove è stata allestita, la mostra “Dario Fo. La pittura di un narratore” dedicata al grande premio Nobel per la letteratura nel 1997 e curata dal direttore dei Civici Musei di Udine, Marco Biscione, e dalla direttrice del m.a.x. Museo di Chiasso Nicoletta Ossanna Cavadini. Al taglio del nastro sarà presente anche lo stesso Fo, accompagnato dall’inseparabile moglie Franca Rame, insieme con lui anche sul palco del “Giovanni da Udine”, domani, domenica 17, alle 21 per l’eccezionale messinscena di “Mistero Buffo”.  “La pittura è stata la mia passione artistica iniziale – spiega Fo – ed è stata complementare rispetto al teatro, un’arte che ho scoperto grazie a mia moglie Franca, la mia prima grande maestra”. L’evento, inserito all’interno della programmazione di UdinEstate, è organizzato dal Comune di Udine, Css  e Fondazione Teatro Nuovo Giovanni da Udine. L’esposizione, che sarà aperta fino al 26 agosto, è organizzata in collaborazione con il “m.a.x.” Museo di Chiasso ed è stata resa possibile anche grazie all’intervento di Unipol Assicurazioni, Assi.Udine e Assi Coop. “Sono molto lieto di dare il benvenuto a nome di tutta la città a questo grande artista – sottolinea il sindaco di Udine Furio Honsell –, che ha saputo esprimere la sua arte a 360 gradi mettendo sempre l’impegno civile ai primi posti”.  Il titolo della mostra definisce perfettamente un personaggio che, come Fo, ha dedicato la vita al raccontare, nel senso più arcaico e genuino del termine. Sul foglio bianco in attesa di una nuova commedia, Dario Fo non scrive, bensì schizza un’idea; le dà un contorno fisico, la visualizza, e solo così, afferma, è poi in grado di darle vita sul palcoscenico. Ciò che lo ha spinto verso il teatro, lui che nella vita avrebbe voluto fare il pittore e che non riusciva ad accontentarsi di lavorare in uno studio di architettura, è stato infatti il desiderio profondo di essere una sorta di “cantastorie” metropolitano, a cui non bastava più mettere su carta le sue visioni: doveva anche dirigerle, interpretarle. “Potremmo dire che con quest’esposizione abbiamo la possibilità di conoscere la quarta dimensione dell’arte di Fo – osserva l’assessore alla Cultura Luigi Reitani –. Per Udine, città che ha da sempre una grande tradizione a livello teatrale, è un grande onore ospitare una mostra ancora inedita in Italia dopo la sua inaugurazione a Chiasso”.  La mostra si apre presentando la produzione dell’artista più vicina ai modelli accademici: prima di cominciare a recitare infatti Dario Fo ha frequentato le aule di Brera, dove ha potuto confrontarsi coi grandi maestri della storia dell’arte contemporanea. La sua ispirazione attinge a piene mani al Novecento. Da qui gli autoritratti degli anni ’40, che nelle atmosfere richiamano quelli di De Chirico: Fo vi si rappresenta assorto e serio, quasi irriconoscibile rispetto al personaggio che si è abituati a vedere sulle scene. Nel ritratto “Il pazzo” del 1945, le influenze artistiche affondano in un passato ancor più remoto: i colori innaturali e un po’ aspri citano i fauves (in particolare l’ultimo Gauguin) e la resa pittorica omaggia il Cézanne della montagna Saint-Victoire. “Oltre che essere “mostrata” – ha spiegato Fo – quest’esposizione sarà anche essere “rappresentata” attraverso una serie di visite “raccontate” tenute, nei prossimi giorni, dalla mia assistente Marina De Juli”.  Dario Fo è inoltre ascrivibile a quella folta schiera di artisti italiani incantati dalla Biennale del ’48, che presenta una rivisitazione delle Avaguardie d’inizio secolo con particolare attenzione al cubismo analitico. I suoi studi muliebri della fine degli anni ’40 esprimono chiaramente l’influsso picassiano, per quanto non giungano mai alle stesse estreme conseguenze compositive. I bozzetti di scena e i manifesti, che Fo realizza da sé per ogni suo spettacolo, sono invece molto più liberi e originali: basti vedere i vivaci colori e le figure appena definite usati per le scene de L’italiana in Algeri e Il medico volante. Franca, infine, costituisce uno dei soggetti più importanti per Dario Fo. A lei dedica numerosissimi ritratti, perlopiù ispirati ai personaggi sulla scena; di grande intensità  quelli in cui lei riveste i panni di Medea.  Non è un caso che la mostra sia stata inaugurata a Chiasso per poi spostarsi a Udine. In entrambi i casi si tratta di città di confine: luoghi cioè dove gli scambi e soprattutto le differenze, culturali e commerciali, hanno avuto un ruolo chiave nella società. Dario Fo si esprime secondo lo stesso principio. È dalla fusione di creatività diverse (pittura e recitazione, ma anche danza), che nasce la sua arte tutta particolare, personale e popolare (nel senso di pop, cioè concepita per arrivare a chiunque). L’autore di “Mistero buffo” è dunque artista di confine su almeno due livelli: sia poiché si muove sui labili contorni di arti diverse, sia perché compone, come Mozart, con “la maiuscola e la minuscola”, cioè indulgendo al gusto popolare pur senza deludere le aspettative della critica più raffinata.  “È molto significativo il fatto che questa prestigiosa iniziativa – sottolinea il vicesindaco del Comune di Udine Vincenzo Martines – possa essere ospitata a Casa Cavazzini, quello che si prepara a essere, contrariamente a quanto ha affermato qualche scettico, l’ombelico del mondo culturale udinese”. L’esposizione, lo ricordiamo, sarà visitabile a Casa Cavazzini dal 17 giugno al 26 agosto, dal martedì alla domenica con orario continuato dalle 10.30 alle 19. Il catalogo è stato curato da Marco Biscione e da Nicoletta Osanna Cavadini. Per informazioni: PuntoInforma 0432 414717

(e.l.)

About Enrico Liotti

Giornalista Pubblicista dal 1978, pensionato di banca, impegnato nel sociale e nel giornalismo, collabora con riviste Piemontesi e Liguri da decenni.

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