Siamo in una stagione dell’anno in cui il caldo ed il profumato verde ci circondano e allontanano i nostri pensieri dal grigio delle città e dai problemi della società contingenti alla nostra vita: ovvero tutti.
Non è il caso di mettere in discussione il sistema economico occidentale nel suo complesso ma forse è giunto il momento di portare all’attenzione collettiva i reali problemi che stringono le nostre borse e quelle degli Stati nazionali per individuare delle soluzioni.
Il problema dei debiti sovrani figlio dello Stato sociale degli anni ottanta, il costo della benzina che cresce costantemente mentre quello del petrolio al barile non corre altrettanto veloce, gli anziani che hanno pensioni ristrette ed i giovani che con il precariato allontanano e riducono già ora la loro pensione: il mondo sta finendo?
Non è così, tuttavia è doveroso pretendere dalla politica visioni e politiche lungimiranti, ma noi cittadini dobbiamo per primi essere coscienti e coscienziosi.
Il precariato, ad esempio, non deve essere visto, mi correggo, non può essere visto come un male assoluto perchè è il mercato che impone la mobilità, che spinge le aziende alla concorrenza e di conseguenza a privilegiare forme di assunzione che gravino il meno possibile sul proprio bilancio. Il problema quindi non si può risolvere alla radice se non andando in sede europea a lottare contro il principio base della concorrenza e del libero mercato ma è più una battaglia contro i mulini a vento che una prospettiva politica realizzabile.
Se i precari non spariranno mai, anzi probabilmente cresceranno, è necessario che il legislatore li ponga in condizione di equilibrio rispetto a coloro che firmano un contratto a tempo indeterminato così da stimolare le aziende ed i lavoratori a poter optare per entrambe le formule contrattuali.
Quante volte avete sentito parlare del posto fisso come Atlantide, Utopia, la Valle incantata?
Penso tantissime ma non è quello che il mondo ci prospetta, quindi dobbiamo rimboccarci le maniche in due campi: in quello lavorativo per accrescere l’esperienza personale e le possibilità di impiego ed in quello politico dove è sempre utile la massima no taxation without representation per affermare decisi che è necessario avere la possibilità di lavorare nelle migliori condizioni contrattuali possibili per poter aumentare la capacità contributiva e, in secondo luogo, la domanda aggregata.
Per quanto riguarda la benzina siamo arrivati ad una condizione grottesca in cui il prezzo al barile scende e quello alla pompa va alle stelle. Usare meno le auto non è una soluzione negativa, o meglio, sarebbe un’alternativa molto positiva se i servizi pubblici fossero più capillari e moderni: ma per ottenere questo sviluppo servono soldi e scelte politiche forti.
Federico Gangi
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