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E’ MANCATO IL FILOSOFO MONS. ANICETO MOLINARO

Sacerdote, nato a Codroipo (UD) nel 1936, emerito di Filosofia teoretica (Metafisica) nella Pontificia Università Lateranense. Attualmente era presidente dell’ADIF (Associazione Docenti Italiani di Filosofia) e ne dirigeva la rivista “Per la Filosofia”. Tra le pubblicazioni ricordiamo: Al di sopra dell’essere. Pensare e credereAbramo – 2008Verita del corpo. E dopo la vita? L’uomo e il suo destinoPro Sanctitate Tra filosofia e misticaCittà Nuova – 2003 Lessico di metafisicaSan Paolo Edizioni – 1998Chi e Dio?Lateran University Press – 1988Certezza e verita.

Breve trattato di filosofia della conoscenzaEuroma La Goliardica – 1987 La sua scomparsa genera tristezza e lutto nella Chiesa friulana e nell’universo della ricerca filosofica di cui è stato docente per anni di teoretica e di metafisica. Nella sua lunga esperienza si era confrontato con Martin Heidegger e con Emanuele Severino per dissertare e coglire i nessi tra ragione e fede. Le sue spoglie mortali saranno salutate con i funerali che verranno celebrati lunedì 28 novembre nel duomo di Codroipo alle ore 15,00. La redazione contrita si associa al dolore per la perdita del grande studioso.

La redazione

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Il discorso è composto da idee, parole, fatti ed esperienze con il fine di in-formare coscienze libere e responsabili. Le cose sono invisibili senza la luce, le parole sono vuote senza un discorso.

4 commenti

  1. é morto un grande uomo e un ottimo docente. Ora l’Unico che egli predicava lo ha unito a sé.
    don Marco Statzu

  2. Come suo ex-allievo lo terrò sempre nel mio cuore oltre che nella mia mente. P. Gaetano

  3. Dott. Giorgio Coppini

    E’ vero che per Mons. Molinaro tutte le cose occupavano uno spazio ben delimitato, stavano al loro posto, anche se non credo che per lui le cose fossero immutabili. Tutt’altro, certamente prediligeva l’ordine alla confusione, la logica alla chiacchiera (in senso heideggeriano) o all’empirico. L’ultimo Molinaro si era, del resto, orientato verso quella forma caratteriale che aveva da sempre contraddistinto la sua personalità: la mistica: per lui c’erano qualcuno o qualcosa anche nel niente, non a caso il nulla è un ente, e questo a prescindere da tutte le sue argomentazioni sull’incontraddittorietà dell’essere.
    Per il filosofo Molinaro l’insegnamento era una mitologia, come quella del superuomo nietzscheiano. Ma era troppo discreto per affermarlo; però a differenza di Nietzsche anche sulla cattedra l’etica c’era ed in abbondanza, ma era speciale.
    La sua stessa definizione di fede come trascendimento della trascendenza è mistica: solo teologia negativa, apofatica; è la negazione e la negazione della negazione: no! E’ possibile passare dall’immanenza alla trascendenza. No! E’ possibile passare da questa trascendenza ormai raggiunta verso un puro nulla-essere. C’è solo mistica nel trascendimento della trascendenza.
    Che cosa accomuna filosofia e mistica? E’ Molinaro medesimo a dircelo: “chi e che cosa sono io in e con Dio attualmente, nel mio attuale esistere? Ora, a prescindere del carattere sperimentale della risposta del mistico e a prescindere dalla sua forma di rappresentazione come appare dalle sue testimonianze, questa domanda è la stessa – o dovrebbe essere la stessa – di ogni filosofia, che intenda essere tale (A. Molinaro, Tra filosofia e mistica, Città Nuova 2003, p. 12).

    Dott. Giorgio Coppini

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