E’ con un reading e con un testo teatrale dal sapore di assoluta novità che il Teatro Club Udine porta il suo contributo al ricordo della tragedia della Shoah, già presente nel progetto “Akrópolis. 14” e ora inserito anche nel programma voluto dal Comune di Udine per l’edizione 2014 della Giornata della Memoria. Al Teatro Palamostre, con inizio alle ore 21 di lunedì 27 gennaio, sarà infatti proposto il dramma Emanuele di Ippolito Nievo, su idea e con la presenza sul palco di Angela Felice e Paolo Patui, accanto ad un piccolo gruppo di lettori: Gianni Cianchi, Danilo D’Olivo, Daniela Zorzini e Giacomo Trevisan, per la parte del protagonista Emanuele.
A loro il compito di proporre il testo con cui nel 1852 il giovane Nievo, poco più che ventenne, esordì nella
scrittura per la scena, poi arricchita da ben altri sei copioni, e dirottò lì un’ansia militante, momentaneamente bloccata sul piano dell’azione concreta dopo la fallita rivoluzione del ’48-‘49 e i fatti tragici dei martiri di Belfiore. Il testo, come in genere la drammaturgia neviana, non entra direttamente nei temi della lotta patriottico-risorgimentale, ma semmai vi allude con pensiero problematico, teso a suscitare il dibattito critico e pensato per un teatro che per Nievo doveva essere un “Liceo del popolo”, dalla marcata funzione civile, pedagogica, quasi pre-brechtiana e con un occhio ai valori su cui fondare la futura nazione italiana.
Scottante era dunque il tema dell’antiebraismo ottocentesco affrontato nella pièce, che prende il titolo dal nome di un reale amico di Ippolito, Emanuele Ottolenghi, ma che soprattutto fu suggestionato dalle posizioni violentemente antisemite del giornale bresciano “La sferza” e dai persistenti fenomeni di intolleranza razziale del tempo, vivi nonostante il processo di emancipazione e di parificazione giuridica della minoranza ebraica italiana, sostanzialmente acquisite con il ’48. Al centro del testo è allora il tema della effettiva integrazione del popolo ebraico, sempre messa a rischio da rigurgiti ricorrenti di ostilità, vischiosi pregiudizi o anche da dispersioni assimilazionistiche della propria identità.
E’ quanto sperimenta il protagonista Emanuele, il giovane e ricco ebreo che, in nome dell’uguaglianza tra gli uomini e della bontà naturale del mondo, vuole lottare sia contro la vecchia logica usuraia del ghetto da cui provengono i suoi avi, sia contro la società mondana e benestante dei gentili e dei nobili, che oppongono ataviche barriere di pregiudizi razziali. Di questi avversari del bel mondo Emanuele avrà infine ragione e anzi ne vedrà la rovina finanziaria e personale. Potrà anche sposare la cristiana e integerrima Teresa, con quella soluzione matrimoniale che nell’Ottocento vale come fattore primo di integrazione. Nel finale, troverà un alleato sincero anche in un medico illuminato, raisonneur di idee mazziniane sui destini luminosi del progresso e sulla liberazione futura di una nuova “Umanità” di fratelli e di uguali secondo ragione, natura e scienza.
Ma questo è un programma di azione politica e di letteratura engagée lanciato al futuro più che ripreso dal presente. E infatti, alla conclusione della sua storia, Emanuele trae un bilancio ben più incrinato, se egli è stato accolto nel mondo dei ricchi solo sotto falsa identità, salvo rivelarla, con coup de théâtre, nel momento cruciale di una drammatica resa dei conti e di un orgoglio ritrovato. Ma, soprattutto, Emanuele ha potuto espugnare le resistenze altrui grazie al potere del denaro, che in Nievo è costante oggetto di una forte polemica antimaterialistica e che qui è il mezzo perverso che amplifica la propensione umana al vizio e al male. Nulla di sorprendente se dunque il testo si chiuda con ombre crepuscolari, che annuvolano anche il matrimonio misto di Emanuele e Teresa, sposa buona e mite ma infine “malinconica, tetra”.
Info, Teatro Club 0432.507953 www.teatroclubudine.it
Ingresso 12 € – la biglietteria presso il Teatro Palamostre apre alle ore 20 la sera di spettacolo
La redazione