Ieri, 2 luglio, è ricorso il centesimo anniversario del passaggio della salma dell‘Arciduca Ereditario Francesco Ferdinando e la sua consorte Sofia, uccisi da pochi giorni nell’attentato di Sarajevo da parte dello studente serbo-bosniaco Gavrilo Princip.L’evento di oggi è stato celebrato da una mostra fotografica, che a sua volta ha preso spunto da articoli del Piccolo dell’epoca, installata nei tre punti da dove passò il corteo funebre: lo scalone imperiale di riva del Mandracchio,piazza dell’Unità d’Italia e piazza della Borsa.I feretri, fra 2 ali di folla, e scortato dalle maggiori autorità militari imperial-regie e dal podestà di Trieste Alfonso Valerio raggiunsero la stazione ferroviaria centrale, capolinea della Sudbahn(ferrovia meridionale) che congiungeva Trieste con Vienna. La celebrazione dell’anniversario è avvenuta ieri in piazza dell’Unità d’Italia, fronte mare, presenziata dal sindaco di Trieste Cosolini, il quale ha tenuto un piccolo discorso sull’evento, ricordando anche la realizzazione a breve ,nella città di un Museo che si chiamerà Museo della Pace e della Guerra e sarà incentrato sul ruolo di Trieste durante l’amministrazione Asburgica. La manifestazione è stata seguita da poca gente, per lo piu’ di mezza età, non priva di lievi proteste mosse da parte di alcune signore, le quali ritenevano tale ricorrenza non patriottica, motivo per cui, probabilmente l’evento ha avuto scarsa considerazione. La Trieste di 100 anni fà aveva un volto completamente diverso rispetto a oggi; la città era il maggior porto di un grande impero multietnico, chiamato anche Mitteleuropa, era quarta per numero di abitanti dopo Vienna, Budapest e Praga, era punto franco e sede di un importante emporio commerciale ed era abitata oltre che da gente di lingua Italiana, da una comunità di lingua tedesca, il cui simbolo era la Chiesa Luterana ubicata in via Trento, e da una forte componente slovena, il cui ritrovo era la Narodni Dom, in via Filzi distrutta da squadre fasciste nel 1920 ed oggi sede della Scuola Superiore d’ Interpreti e Traduttori. Vi erano anche minoranze serbe, greche ed ebraiche i cui simboli erano nella Chiesa di rito serbo-ortodossa di S.Spiridione, posta al lato del canale di Ponterosso, nella chiesa di rito greco-ortodosso posta in Piazza Tommaseo, e nella sinagoga posta nelle vicinanze di via S.Francesco d’Assisi. La città era dotata di un’amministrazione autonoma nell’ambito dell’Impero,in cui le lingue ufficiali erano l’Italiano, lo Sloveno e il Tedesco ed era crocevia anche di numerosi artisti e letterati come James Joyce, Italo Svevo, Umberto Saba e Reiner Maria Rilke che negli storici caffè degli Specchi e S.Marco e nelle Gallerie Tergesteo e La Fenice vi si ritrovavano. Il 28 giugno1914 era avvenuto a Sarajevo l’omicidio dell’Arciduca Ereditario Francesco Ferdinando e di sua moglie Sofia,e ciò aveva provocato la Grande Guerra(delle cause che provocarono tale gesto e dei suoi effetti successivi si può leggere l’articolo dello scorso 16 gennaio che ho pubblicato su questa testata).Francesco Ferdinando,nipote dell’Imperatore Francesco Giuseppe era diventato l’erede al trono a seguito della morte del cugino Rodolfo,avvenuta a Mayerling nel 1891 in circostanze misteriose;aveva sposato la Contessa Sofia Chotek,in maniera morganatica e non senza obiezioni,,infatti ella essendo di casta nobiliare inferiore e le fu conferito il titolo di duchessa consorte e non avrebbe mai avuto il titolo di imperatrice e i loro figli non sarebbero mai stati successori al trono.Egli fu assassinato in quanto era il sostenitore del cosiddetto”Trialismo”;ovvero l’impero doveva basarsi non piu’ sulle sole etnie tedesche e magiare ma anche su quelle slave ed era in fase di nascita il progetto degli Stati Uniti della Grande Austria.Ciò era visto con favore anche da altri politici ed intellettuali dell’epoca,come il futuro Presidente del Consiglio Italiano e fra i fondatori della Comunità Europea Alcide De Gasperi,nato nel Trentino,al tempo Asburgico,allora deputato della minoranza italiana al Parlamento di Vienna e per questo motivo detenuto in carcere per 2 anni dal regime fascista.Da altra parte invece in Italia stava prendendo sempre piu’ piede il cosiddetto Irredentismo,supportato dai Comitati”Trieste e Trento” di cui i massimi sostenitori erano Matteo Renato Imbriani,Enrico Toti oltre che il celebre Poeta Gabriele D’Annunzio.Nella città Giuliana,non vi era un vero e proprio nazionalismo, il Regno d’Italia era anche alleato dell’Austria-Ungheria e della Germania nella triplice Alleanza,in chiave anti-francese,e nel momento in cui scoppiò il conflitto dichiarò la propria neutralità e gli interventisti capeggiati,appunto,da Gabriele D’Annunzio erano un esigua minoranza.Fu solo in seguito al trattato segreto di Londra dell’aprile1915 che il nostro Governo fu convinto ad entrare in guerra di lì a un mese a fianco di Francia e Gran Bretagna, fino a quel momento,infatti,il Comandante Supremo delle nostre Forze Armate Luigi Cadorna era indeciso,in caso di Guerra,se doveva dirigere l’esercito verso il fronte Austriaco o invece a Ovest,per conquistare altre terre irredente come Nizza,la Savoia e la Corsica.Il conflitto fu lungo e Trieste entrò nel Regno d’Italia,ma per la città fu una lenta agonia;da essere il porto principale di un grande Impero si ridusse alla stregua di altre città di media importanza.La maggior parte della comunità straniera a causa delle persecuzioni perpretate dal governo fascista,abbandonò la città.Il successivo scoppio della Seconda Guerra mondiale causò prima l’occupazione Nazista,nella quale ci fu la deportazione della quasi totalità della comunità Ebraica,e dopo l’occupazione non meno cruenta dell’armata partigiana Jugoslava della città e infine la costituzione nel 1945 del Territorio Libero di Trieste amministrato dagli Anglo-Americani.Quel periodo caratterizzato dalla forte affluenza di profughi provenienti dall’Istria e dalla Dalmazia assegnate definitivamente alla Jugoslavia culminò col ritorno del Capoluogo Giuliano all’ Italia nel 1954.Purtroppo ancora oggi ci sono delle ferite ancora aperte che la brutalità degli opposti nazionalismi ha provocato,ma si spera che in un futuro non troppo lontano Trieste possa ritrovare il carattere di città Europea.
Andrea F.