La vita è ciò che ti accade quando sei tutto intento a fare altri piani. (John Lennon)”
“Allora sono cretina” è un progetto teatrale che prende spunto dall’omonimo romanzo di Barbara Napolitano, giovane giornalista e autrice. Una scrittura fresca e evidentemente al femminile che, già nel titolo, ci conduce alla condizione di smarrimento di una donna, confinata all’interno di una dimensione claustrofobica, classicamente quotidiana.
E’ il racconto di persone ordinarie, ciascuna a suo modo speciale, come ce ne sono tante, ritratto di un’umanità marginale e di una realtà fatta di cose comuni, costruita con piccoli gesti ordinari, che costituiscono l’ossatura di un’esistenza implicitamente compressa e ingabbiata. La galleria di caratteri che gravita attorno alla protagonista Bianca, interpretata da Lorena Leone, stempera i toni, donando leggerezza a un tema, in fondo, drammatico. Il testo, trasferito sul palcoscenico per la regia di Peppe Miale assume le vesti di lieve commedia, nel raccontare il minuscolo eroismo di donne e uomini, immersi in mondi distinti, pur se affini, ciascuno impegnato a rivendicare il proprio diritto alla felicità, e dunque ben si sintetizza il movente dell’azione, con la scherzosa parafrasi pirandelliana “sei personaggi in cerca d’amore”, offerta a noi dalle parole della stessa autrice. (Galleria Toledo)
“Dalle riviste femminili alle foto profilo, la donna ‘imago’, virago di se stessa, deve prodursi in multiformi attività per essere all’altezza del compito che l’è assegnato: essere una donna d’oggi.
Bianca, la protagonista di “Allora sono cretina” di Barbara Napolitano, ad un certo punto non ce la fa. Non riesce a rispondere al ‘profilo identitario’ che il mondo vorrebbe per lei. S’innamora dell’uomo sbagliato e lo sa, se ne innamora da donna sposata, da madre di figli e, cosa ancora più grave e inammissibile, non vuole rinunciare a quest’amore che la fa sentire viva come non era mai stata. La sua è una fuga in piena regola, ma a intralciarla interviene un uomo. Non il marito, non l’amante, ma il cognato. Franco, fratello di suo marito, infatti, decide di andarsene. Dall’oggi al domani. Lasciata la professione medica, ridotta al ruolo di raccatta-elettronica, decide di abbandonare tutto e tutti, quando le unità sanitarie locali vogliono impedirle di raccogliere e riciclare a oltranza rifiuti tecnologici. La sua nuova identità, sfidando il mondo, è quella di un rifiuto tra i rifiuti. Gli interpreti della commedia sono sei: oltre a Bianca (Lorena Leone) e Franco (Sergio di Paola), ci sono Stefano (Bruno Tramice), Pandora (Irene Grasso), Lallo (Rosario Campese) e Milly (interpretata dall’eccezionale Antonella Morea). I personaggi si scambiano continuamente il ruolo: tutti, in qualche modo alla ricerca di un posto nel mondo. A complicare i continui e altalenanti scambi di vista e di umore è proprio questo fantomatico universo di riferimento, per ciascuno diverso, per ciascuno cangiante. Quando nasciamo ci viene assegnato un posto che impariamo progressivamente ad occupare. La nostra storia, la nostra identità diventa la storia di quel posto. Discostarsene significa perdere la propria identità e non per tutti è così facile ed automatico sostituirla con una nuova, che sia all’altezza. La regia teatrale è affidata a Peppe Miale.” (Barbara Napolitano)
“Sapete… dico di questa storia partendo da una citazione straordinaria di Barbara, leggendo le sue parole mentre il desktop canta le note di Sergio Caputo, immaginando Bianca con le fattezze di Frida Kahlo, intenta alla sua tela cantando a squarciagola ‘Senza parole’ di Vasco, mentre sogna un bacio di Alfonso… E scruto nell’animo di questa donna, cerco disperatamente nei suoi occhi e nella sua pancia, spio, pronto a cogliere un gesto un sospiro un controtempo che magari nessuno può intuire, ma che mi aiuti a capire, che mi venga in soccorso per capire Bianca, e così poterla spiegare a tutti voi che starete ad ascoltare la sua storia. Poi ho un’illuminazione, vigliacca, ma comunque illuminazione. Ed è una luce proveniente da una porta aperta dalla retta parallela messa in campo dalla nostra autrice, una retta che non si incontra se non incidentalmente e soprattutto mai metaforicamente con Bianca, ed è quella retta chiamata Franco. A differenza di Bianca, Franco fa dell’epicentro della sua vita la scelta: sceglie di lasciare il proprio lavoro, sceglie di rendere la propria casa invivibile non buttando nulla di tutto ciò che la vita fa in modo che venga in suo possesso, sceglie di andare via da tutti coloro che lo amano pur amandoli, sceglie di reclamare al mondo il suo Io senza nessuna reticenza. Bianca non sceglie, eppure nondimeno vive. Al cento per cento. Vive la sua sensualità, vive i suoi due figli, vive la sua ispirazione che è anche il suo lavoro, vive la sua amicizia, vive Stefano, il marito che non ama più, vive finanche la propria etica che fa sì che soffra delle sofferenze che infligge alla moglie del suo amante. Ecco l’illuminazione, vigliacca, ma comunque illuminazione: non c’è nulla da spiegare perché non c’è nulla da capire. C’è solo da raccontare. E in questa prospettiva il teatro, se riusciremo a coglierlo col nostro racconto fatto d’immagini, luci, tagli, sovrapposizioni, monologhi ma soprattutto fatto di carne, non potrà che esserci di aiuto.
“Ogni volta che non sono coerente… ogni volta che non è importante… ogni volta che non c’è… proprio quando la stavo cercando… e la pauuuura… “
Forse, anzi più di forse, Vasco parlava di altro…
Ma… Ogni volta che racconteremo di Bianca, noi e voi dovremo essere capaci di trovarla. Perché non è facile trovare una Donna.”
Le Pecore Nere ALLORA SONO CRETINA di Barbara Napolitano
regia Peppe Miale con Lorena Leone, Sergio di Paola e Antonella Morea, Bruno Tramice, Irene Grasso, Rosario Campese
costumi Alessandra Gaudioso scene Fabio Testa musiche Floriano Bocchino