Negli ultimi 50 anni sono scomparse dal pianeta circa 300.000 varietà vegetali, e si stima che un quinto circa delle specie vegetali ed animali potrebbe non sopravvivere a lungo. La percentuale di suolo consumato, sull’intera superficie italiana, è il 7,64%. Negli anni ’50 era il 2,7%. Un incremento, a oggi, del 184%, come se avessimo ricoperto una superficie pari, all’incirca, alla Liguria e alle Marche (dati ISPRA). E negli ultimi anni 25 anni l’Italia ha ridotto la superficie agricola utilizzabile ad appena 12,8 milioni di ettari: per la conservazione della biodiversità il ruolo dell’agricoltura è centrale, come testimoniano gli obiettivi strategici europei al 2020. A partire da questa consapevolezza, Fondazione FICO per l’educazione alimentare e alla sostenibilità celebra insieme ad Arpae Emilia-Romagna la Giornata internazionale della Biodiversità, martedì 22 maggio, attraverso una serie di iniziative promosse in sinergia con FICO Eataly World, con ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e con il Sistema Nazionale di Protezione Ambientale. Martedì alle 10, nell’Arena Centrale di FICO prenderà il via il convegno nazionale “Frutti dimenticati e agrobiodiversità: risorse da salvare”. Con il Direttore generale Arpae Giuseppe Bortone e con il presidente di Fondazione FICO Andrea Segrè interverranno il fondatore di Eataly Oscar Farinetti e inoltre Rosalaura Romeo, segretariato “Mountain Partnership” FAO, Emi Morroni direttrice Dipartimento tutela dell’ambiente e conservazione della biodiversità – Ispra e Sergio Guidi, responsabile biodiversità Arpae Emilia Romagna. Le conclusioni del convegno, condotto dal coordinatore scientifico di Fondazione FICO Duccio Caccioni, saranno affidate a Paola Gazzolo, Assessora alle Politiche ambientali e della montagna della Regione Emilia-Romagna. A conclusione del convegno, alle 13, la celebrazione della Giornata culminerà nella presentazione del Frutteto della Biodiversità realizzato nel contesto del Parco Agroalimentare FICO Eataly World, per iniziativa di Fondazione FICO con Arpae. Si tratta di un giardino con alcuni gemelli dei patriarchi da frutto e forestali più significativi d’Italia, piante che hanno dimostrato grande resistenza alle avversità climatiche e parassitarie. Spiega Andrea Segrè, presidente della Fondazione FICO per l’Educazione alimentare e alla Sostenibilità: «Il Parco agroalimentare più grande al mondo offre l’occasione per seminare nei giovani e coltivare in tutti i cittadini la cultura della biodiversità. Fondazione FICO si è data come obiettivo primario la sensibilizzazione intorno alla sostenibilità della produzione agroalimentare, molti gli strumenti attivati: con Arpae Emilia Romagna la Fondazione ha realizzato a FICO il Frutteto della biodiversità, l’obiettivo è adesso di promuovere visite e iniziative che valorizzino questo modello di conservazione genetica. E con CAAB è attivo il Premio internazionale Bologna Award per la produzione agroalimentare sostenibile, con un’attenzione speciale – e, da quest’anno, con una categoria dedicata – alla biodiversità».
Fra le 15 piante scelte fra le varie regioni d’Italia e messe a dimora a Fico ve ne sono alcune da primato nazionale, come il mandorlo più grande d’Italia che si trova a San Giovanni Rotondo in Puglia, con i suoi 4,6 metri di circonferenza misurati a 1,3 mt da terra e l’età stimata di circa 300 anni. E il pero più grande d’Italia che si trova a San Severino Lucano in Basilicata, con circonferenza di oltre 4 metri e 3 secoli di vita. C’è inoltre il noce più grande d’Italia che vive a Poggiodomo in Umbria ed è caratterizzato dalla straordinaria circonferenza di oltre 5 metri e ancora fruttifica. Non poteva mancare il fico di Cavana nel parmense che ha dimensioni colossali, con una chioma che raggiunge la superficie di circa 300 metri quadrati. Il Frutteto è parte della Rete dei Frutteti della Biodiversità realizzata in Emilia-Romagna, prima rete a livello nazionale, che comprende 7 giardini in tutta la regione. Inoltre ARPAE ha realizzato a Roma, nella villa dei Quintili al Parco dell’Appia antica, il Giardino dei Patriarchi d’Italia.
Attraverso il Frutteto della Biodiversità si è cercato di dare risposta a un grande interrogativo: che cosa succederà ai nostri frutti e ortaggi antichi quando i nostri contadini più anziani moriranno? Perché la mancanza di conoscenza è alla base della perdita di buona parte della biodiversità. La creazione di una “Banca della memoria” per preservare le varietà in estinzione rientra fra gli obiettivi del Frutteto della Biodiversità. Ulteriore obiettivo è lo studio dei cambiamenti climatici attraverso lo studio dell’evoluzione delle piante messe a dimora nella Rete dei Frutteti della Biodiversità.