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Green: il futuro di Porto Marghera. Nuove funzioni e nuove professioni

Musica, arte, incontri pubblici, convegni, rappresentazioni teatrali, mostra mercato delle energie rinnovabili, risparmio energetico, laboratori per bambini, musei aperti. La Notte Verde di Venezia è tutto questo ed altro ancora. Una manifestazione che pone al centro della riflessione il tema della sostenibilità. Un’occasione per presentare i progetti sostenibili messi in atto dall’amministrazione comunale e le numerose esperienze imprenditoriali green del territorio. Un evento articolato in una serie di manifestazioni collaterali che hanno interessato il centro storico di Venezia e diversi luoghi di Mestre.

È in questa cornice che si è svolto sabato 5 maggio il dibattito dal titolo Green: il futuro di Porto Marghera. Nuove funzioni e nuove professioni presso il Centro Culturale Santa Maria delle Grazie di Mestre. A presenziare il dibattito Gianfranco Bettin, assessore all’ambiente e città sostenibile di Venezia, Luigi Brugnaro, presidente di Confindustria Venezia, Corrado Clini, ministro dell’Ambiente, Nicola Pellicani, presidente della Fondazione Gianni Pellicani, Antonio Paruzzolo, assessore alle attività produttive di Venezia, Michele Vianello, direttore generale del Parco scientifico-tecnologico Vega.

Fulcro da cui è partita la discussione è l’accordo programma per le bonifiche di Porto Marghera approvato recentemente da Regione, Provincia e Ministero dell’Ambiente. Si tratta di un accordo che, tentando di semplificare il “nodo legislativo” delle bonifiche, getta le basi per la riconversione dell’area industriale di Venezia. L’area di Porto Marghera, in cui si addensano le attività industriali, ha subito in questi anni notevoli cambiamenti. I relatori si sono interrogati sul futuro di un distretto in cui progettare attività e iniziative improntate alla sostenibilità ambientale. Nel periodo a cavallo tra la metà degli anni ’60 e la metà degli anni ’80 si è verificata la massima flessione occupazionale nell’area, raggiungendo la quota di 32.000 operai impiegati in svariate attività. Oggi in quella che è stata ribattezzata Sin, ossia Sito industriale di interesse nazionale, operano circa 13.000 lavoratori. A fronte di questo calo degli addetti, va registrata una progressiva diversificazione della composizione del tessuto sociale. Il nuovo volto di Porto Marghera è rappresentato dai circa 30.000 giovani che si muovono nel mondo delle nuove professioni (web designer, progettisti, grafici, tecnici).

Secondo l’assessore all’ambiente Bettin l’incrocio del futuro di Venezia passa attraverso la riconversione di Porto Marghera. Il ridisegno dell’area industriale, visto l’impatto che ha su tutto il territorio circostante, richiede che si debba non solo trovare un accordo tra i diversi livelli istituzionali, ma anche coinvolgere i cittadini e le imprese alla partecipazione del dibattito. Se i temi della compatibilità delle produzioni e dell’impatto complessivo delle lavorazioni sono all’ordine del giorno, importante si rivela il problema della qualità della formazione professionale. Nell’area industriale insistono nuove professioni in grado di produrre nuove attività sostenibili. È necessario per il rilancio del distretto semplificare le procedure in modo da attrarre investimenti e dettare regole chiare agli investitori. “Porto Marghera- sostiene Paruzzolo – è un’area straordinaria dal punto visto infrastrutturale e della capacità lavorativa; l’aver lavorato per decenni nella chimica ha fatto sì che si siano formate professionalità e capacità che non bisogna disperdere. L’ambiente non è più fine ultimo delle nostre attività, ma diventa fattore produttivo”. L’accordo programma sopperisce ai due maggiori ostacoli al rilancio dell’area: la mancanza di disponibilità di aree, i costi e i tempi richiesti dalle bonifiche. Il 15 maggio ci sarà un ulteriore accordo da approvare tra Comune, Regione ed Eni: l’ente metterà al disposizione 120 ettari e la bonifica del suolo sarà commisurata al tipo di attività che ivi si insedierà. Se prima per impiantare qualsiasi attività bisognava procedere alla bonifica totale, d’ora in avanti sarà necessaria soltanto una messa in sicurezza dei suoli per le aree industriali dismesse. Marghera – conclude Paruzzolo – è sempre stata un centro di ricerca, innovazione e sperimentazione: queste sono le tre parole chiave della reindustrializzazione di Marghera”. Di queste potenzialità è consapevole Michele Vianello, direttore generale del Parco Vega, l’avamposto della ricerca che ospita 36 aziende operanti nei settori dell’informatica, della telematica, delle tecnologie ambientali. Il parco scientifico-tecnologico costituisce una piattaforma, un patrimonio di conoscenze tecniche e di competenze professionali in grado di proporre soluzioni per il disinquinamento dell’area di Marghera. Vianello ha sottolineato come l’obiettivo primario sia la conoscenza condivisa e come le piccole-medie imprese nel mettere a disposizione progettualità debbano puntare su elementi di forza quali il web marketing, le tecnologie IT in grado di sviluppare conoscenze e know-how.

A stemperare il clima ottimistico e i toni trionfalistici ci ha pensato il presidente di Confidustria, che ha rimarcato l’importanza di un dibattito costante tra governo e imprese, soprattutto quelle piccole e medie aziende che costituiscono il tessuto produttivo di Marghera. Gli obiettivi da raggiungere, a detta degli industriali, sono la facilitazioni degli interventi, la semplificazione delle procedure, la riduzione dei costi delle operazioni di bonifica. “La vera sostenibilità” – sostiene Brugnaro – “non è legata soltanto ai grandi progetti, ma deve partire innanzitutto dalle necessità delle persone, dei piccoli imprenditori.”

A conclusione del dibattito il ministro Corrado Clini ha ribadito la centralità di Porto Marghera come polo di ricerca internazionale, capace di attrarre investimenti e ricercatori da tutto il mondo. Innovazione e sperimentazione rimangono obiettivi chiave per lo sviluppo dell’area. Semplificare le procedure, dare sicurezza agli investitori con regole predefinite e protocolli trasparanti, disporre risorse pubbliche per facilitare l’insediamento di attività produttive che vadano nella direzione della chimica verde, delle energie alternative, attivare linee di credito con le piccole imprese per finanziare progetti nella ricerca energetica, nella cogenerazione: sono questi gli strumenti su cui far leva per la reindustrializzazione di Marghera. Emblematico a livello nazionale è l’esempio della chimica verde che ha preso forma a Porto Torres. Un sogno forse o un disegno che potrebbe concretizzarsi gettando le opportune premesse. Se la criticità maggiore rimane quella dell’inflessione occupazionale, lo Stato garantirà incentivi fiscali alle imprese che investono nei settori delle energie pulite e della sostenibilità. Condivisa la convinzione che per il pieno rilancio dell’economia la quota di investimenti pubblici dovrà essere indirizzata verso settori decisivi, in progetti concreti di ricerca finalizzati ad irrobustire la filiera della green economy e delle energie alternative.

Vito Digiorgio

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About Vito Digiorgio

Giornalista pubblicista iscritto all’Albo dei giornalisti dal 2013. Si è laureato all'Università di Udine con una tesi sulla filologia italiana. Collabora con alcune testate giornalistiche on line.

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