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Ricordando il 5 dicembre 1942 a Napoli con lo spettacolo “Noi Vivi” di NarteA Sabato 5 dicembre 2015

Ricordando il 5 dicembre 1942 a Napoli con lo spettacolo “Noi Vivi” di NarteA Sabato 5 dicembre 2015

Sabato 5 dicembre 2015 (ore 19:15 e 21:00) riflettori accesi per “Noi Vivi“, uno spettacolo storico itinerante In scena Carfora e Romano ph Veneziaideato dall’Associazione Culturale NarteA sul palcoscenico naturale della Galleria Borbonica di Napoli, ingresso in Vico del Grottone n°4, uscita Parcheggio Morelli. Prenotazione obbligatoria 339.7020849 – 334.6227785. La quota di partecipazione per lo spettacolo è di €15,00 a persona, comprensiva di biglietto “percorso standard” per tornare a visitare con una guida turistica lo storico sito voluto da Ferdinando II di Borbone.La data scelta per lo spettacolo non è casuale. Per tutto il primo quadriennio di guerra 1940-1943, Napoli fu sottoposta a durissimi bombardamenti da parte delle forze Alleate, che causarono ingenti perdite in termini di vite umane anche tra la popolazione civile. Si calcola che oltre 25.000 furono le vittime di questi attacchi indiscriminati alla città, per non menzionare i danni ingentissimi al patrimonio artistico e culturale: infatti, il 5 dicembre 1942 fu semi-distrutta la Basilica di Santa Chiara e subì panoramica tunnelgravi bombardamenti anche la zona del Monte Echia, dov’è situata la Galleria Borbonica, usata dai napoletani come rifugio antiaereo.

Partendo proprio dall’incisione storica ritrovata sulla parete di questo sottosuolo napoletano, prende vita “Noi Vivi“: una pièce teatrale, scritta e diretta da Febo Quercia, che promette di catapultare il pubblico nel periodo della Seconda Guerra Mondiale, in particolar modo fino alla fine dei moti insurrezionali, rivivendo proprio i luoghi che ph Marco Venezia per Noi Vivifurono i ricoveri bellici dove milioni di persone riuscirono a salvarsi dai bombardamenti. Tanti scalini da percorrere a perdifiato non appena suonavano le sirene: il boato delle fortezze volanti si avvicinava, le bombe sarebbero cadute di lì a breve. Correre, non pensare, arrivare nel cuore del monte Echia, nelle viscere della città, dove si appigliava la speranza della salvezza per i più rapidi, i più fortunati. L’inverno arrivava e la città partenopea rischiava di essere coperta più dalle bombe che dalla neve. Ogni giorno diventava difficile sopravvivere all’arida tragedia di quegli anni. Suonava la sirena, un’altra bomba stava cadendo dal cielo: l’affanno aumentava, le macerie ostacolavano ogni vicolo. Su una parete della gigantesca Cattedrale, scavata nel tufo della pancia di Napoli, esiste una grande scritta incisa con un carboncino: “Noi Vivi”, sembra un sospiro di gioia, un urlo liberatorio per essere riusciti a conquistare la salvezza. Finalmente liberi di continuare a vivere, ma imprigionati ancora nelle viscere della terra.
katia tunnel minin
La luce fievole delle lampadine a 12 volt del Ricovero illuminano a malapena i volti degli sfollati napoletani, stanchi e infreddoliti, i rifugiati cercavano una coperta, un soccorso, uno sguardo o un volto familiare. Un attimo e la sirena poteva suonare di nuovo: la paura tornava, il giorno e la notte si confondevano. Per sopravvivere, bisognava crearsi una “nuova” quotidianità, capace di ricordare che si era ancora umani. Nel tempo i bombardamenti hanno cancellato ogni cosa, ma non la memoria e la speranza di coloro che risalivano in superficie per gridare al cielo e agli attori di quella assurda Guerra: “Noi Vivi”! “Bisogna fuggire, raccogliere velocemente in un lenzuolo le cose più “utili” e trovare rifugio nell’unico posto dove forse ci si può salvare – con queste parole Febo Quercia introduce lo spettacolo – Questa rappresentazione è qualcosa di molto diverso dal ‘comune’, sono previsti sette attori in scena ed il fattore emotivo sarà il vero protagonista, grazie anche al supporto organizzativo prestatoci dalla Galleria Borbonica“.

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