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I fili spezzati di Tolcachir raccontati al Palamostre

Ci sono dei fili sottili e invisibili che legano i componenti di una famiglia. E ci sono dei fili che legano le persone anche in assenza di legami di sangue. Legami che comportano ricordi e sentimenti a volte seppelliti nella memoria che un incontro casuale fa tornare in superficie. E’ la storia di “Emilia” raccontata da Claudio Tolcachir, andata in scena ieri sera al Palamostre di Udine per la stagione Differenze di Teatro Contatto. Emilia è una anziana tata che per caso incontra il bambino di cui si era occupata da giovane ormai diventato adulto mentre questi si sta trasferendo con la sua famiglia in un appartamento nuovo, di due piani, grande spazioso e luminoso di Buenos Aires. Emilia è la voce narrante che di tanto in tanto entra nella storia e ci fa amabilmente confondere passato e presente, finzione e racconto, interagendo con i personaggi della storia che descrive (certe atmosfere ricordano alcuni passaggi del cileno Amenabar nel film “The others”).emilia

Tutto questo lo si apprende nel corso della narrazione perché quando si prende posto, a vegliare e controllare c’è già lei, Emilia seduta immobile in quella che appunto deve essere una casa, senza senza pareti, senza soffitto. C’è solo una porta e tante coperte ripiegate come pacchi da sistemare. Piano piano si materializzano i nuovi abitanti, Walter/Charlito, il padrone di casa apparentemente entusiasta di questa nuova vita, sua moglie Caro distante, silenziosa e malinconica, il figlio Leo attento a compiacere il padre. Emilia è lì per un saluto, poi viene invitata a rimanere per il pranzo e poi a dormire: tutte le volte che sta per andarsene succede qualcosa che la trattiene (come ne “L’angelo sterminatore” di Bunuel). E dai suoi racconti riemerge una verità nascosta, lei è l’unica ad aver voluto veramente bene a Charlito bambino trascurato dal padre perché cicciottello e non capace negli sport e da una emilia1madre sempre malaticcia. Emilia lo chiama “amor” e forse per il bene che gli ha voluto ha dovuto rinunciare a quello per il suo vero figlio che adesso la accusa e la rifiuta. Amor, amor, parola ripetuta tantissime volte che esprime un sentimento cercato e ricercato da tutti, in ogni sua forma. L’arrivo di Gabriel fornisce alcune chiavi fondamentali per confermare certe idee su ciò che si è percepito: niente è come sembra in quella casa, nessuno è come dice di essere. Tutti sono intrappolati in uno strano gioco di ruoli e il pubblico è chiamato a uno sforzo per capire, interpretare, immaginare come le storie di questi personaggi si incrocino fra loro.

Non ci sono cambi di scena, un sapiente gioco di luci e ombre introduce i personaggi e i loro racconti. Storie ambientate in Argentina, ma che potrebbero svolgersi all’interno di una famiglia in qualsiasi parte del mondo. Storie che appassionano, che a volte fanno perdere di vista i sovratitoli che dovrebbero aiutare lo spettatore con lo spagnolo, perchè spesso ci si perde nelle espressioni, negli sguardi, nelle emozioni trasmesse da un cast memorabile, all’altezza dei ruoli (Carlos Portaluppi, Elena Boggan , Francisco Lumerman, Gabo Correa e Adriana Ferrer). Teatro (e un po’ cinema) d’autore. In replica anche stasera sempre al Palamostre alle 21.

Maria Teresa Ruotolo

 

About Maria Teresa Ruotolo

Nata a Udine nel 1970 vive a Grado. Giornalista Pubblicista dal 2004; Laurea in Scienze Politiche indirizzo politico sociale collaborazione varie: con il Consorzio Agenti Immobiliari per la redazione dell’editoriale di Corriere Casa Nord Est; con Gruppo Sirio per la redazione di articoli pubblicati sul periodico Business Point e altre varie collaborazioni per la redazione di articoli di attualità e politica.

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