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“Il libro del scritore” di Natalino Balasso

Protagonista della seconda giornata di Pordenonelegge è stato il comico e scrittore Natalino Balasso, che ha presentato “Il libro del scritore”, opera edita nell’ambito della manifestazione pordenonese e venduta unicamente durante le giornate del festival. Il libro, come ha dichiarato il comico, vuole essere un’operazione di provocazione nei confronti del mondo dell’editoria e di tutto ciò che ruota attorno ad esso (i circuiti della distribuzione, le librerie, le presentazioni, le recensioni). “Viviamo in un’era – afferma – in cui il libro è svalutato, in cui predomina la mediocrità dei contenuti, in cui ciò che unicamente conta in chi scrive è vendere un prodotto ben confezionato”. Anche la letteratura è soggetta alle regole del marketing e del profitto. “Il libro del scritore”, vergato secondo i ritmi e la sintassi del dialetto polesano, non vuole essere rappresentazione di alcunché, si propone invece di rivalutare i contenuti, troppo spesso sacrificati nell’ottica di approntare un libro “appetibile e vendibile”. L’idea di fondo di quest’opera, sottolinea Balasso, è “che tirate le somme siamo peggio di come pensiamo di essere”. “Il libro del scritore” nasce e spopola sul web (sul “web polesano” tiene a precisare Balasso), è un libro che coinvolge la comunità virtuale, è un social book. Ma “Il scritore” sbeffeggia questo mondo cosiddetto digitale. “Il web è una dimensione più deludente della vita reale, perché in esso proiettiamo tutto ciò che siamo nella vita reale, che è insoddisfacente e inappagante” sentenzia il comico. Su tutto ciò che ci circonda posa l’occhio disincantato del “scritore”, che osserva il mondo e si ritrae divertito e inorridito. Non ha fiducia nelle innovazioni apportate dalla tecnologia: anche la libertà del web sarà presto fagocitata dalle leggi del che regolano l’editoria cartacea. Viviamo nell’era della comunicazione, ma paradossalmente non riusciamo a comunicare: la comunicazione per noi si riduce ad un’interazione sulle pagine dei social network, ad una rappresentazione su un palcoscenico in cui tutti “pensano di avere ragione”. “Nella vita ho tre amici – ha tuonato il comico – e su Facebook ho scoperto di avere cinquemila amici e tredicimila seguaci. Sono inorridito, neanche Gesù aveva tutti questi seguaci, come faccio a seguirli?” Torniamo alla sostanza delle cose dunque, squarciamo veli e infingimenti che ci separano dalla realtà. È questo il messaggio del “scritore”.

Vito Digiorgio

About Vito Digiorgio

Giornalista pubblicista iscritto all’Albo dei giornalisti dal 2013. Si è laureato all'Università di Udine con una tesi sulla filologia italiana. Collabora con alcune testate giornalistiche on line.

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