Sarà in scena a Udine sabato 27 novembre alle ore 21 al Teatro Palamostre, per Teatro Contatto 39×365, lo spettacolo In nome del padre, del drammaturgo, regista e attore Mario Perrotta. Il lavoro, primo di una trilogia di spettacoli dedicati alla famiglia, è nato da una collaborazione e confronto con lo psicanalista Massimo Recalcati. In nome del padre è uno spettacolo sul rapporto tra padri e figli che pone spietati e scomodi interrogativi sulla figura del padre nella nostra società.
La trilogia sulle figure del padre, madre, figlio, analizza i mutamenti che stanno caratterizzando le famiglie del nuovo millennio. In nome del padre è il capitolo di partenza per questo viaggio alla scoperta di fenomeni che, a seconda del ruolo che rivestiamo, coinvolge tutti. Sulla scia del pensiero di Massimo Recalcati, Perrotta “cuce addosso alla sua arte attoriale” tre figure di padre, diverse tra loro per cultura, estrazione, provenienza e racconta il tempo che li accomuna, quello odierno dell’evaporazione della figura del padre infallibile e dell’avanzare dell’era dei padri smarriti. Come comunicare con figli, forse è necessario trovare una nuova lingua per riaprire il dialogo.
“Il nostro tempo è il tempo dell’evaporazione del padre e di tutti i suoi simboli, dichiara Massimo Recalcati. Ogni esercizio dell’autorità è vissuto con sospetto e bandito come sopruso ingiustificato. I padri smarriti si confrontano con i figli: giocano agli stessi giochi, parlano lo stesso linguaggio, si vestono allo stesso modo. La differenza simbolica tra le generazioni collassa. In questo contesto di decadenza emerge forte una esigenza di nuove rappresentazioni del padre. trovare una nuova lingua per i padri è una necessità sempre più impellente se si vuole evitare l’indistinzione confusiva tra le generazioni e la morte di ogni discorso educativo, o peggio ancora, il richiamo nostalgico al tempo perduto dell’autoritarismo patriarcale. Il linguaggio teatrale, conclude Recalcati, può dare un contributo essenziale per cogliere sia l’evaporazione della figura tradizionale della paternità, sia il difficile transito verso un’altra immagine di padre, più vulnerabile e più umana, in cui i nostri figli, come accadde a Telemaco nei confronti di Ulisse, continuano ad invocare la presenza.