È stata inaugurata ieri 9 gennaio e rimarrà aperta fino al 6 marzo nella barchessa di levante della Villa Manin di Passariano la mostra fotografica “Nostaghia. Viaggio tra i cristiani d’oriente”, una rassegna della fotografa Linda Dorigo e del giornalista Andrea Milluzzi, a cura di Annalisa D’Angelo. Dedicata a un tema purtroppo molto attuale, la non agevole condizione di vita dei cristiani nelle terre d’oriente, anche in quelle oggi in mano agli estremisti, l’esposizione mette in luce il timore di un popolo sospeso tra il timore di perdere l’essenza della propria identità, il rispetto del diverso e la violenza dell’estremismo.
A illustrare il peso e il significato della rassegna è stato il direttore dell’Azienda speciale Villa Manin Antonio Giusa, che ha citato il valore del rispetto per la fotografia e il senso della vicinanza a questi temi legati a differenti modi di vivere il sacro.
“Come diceva Robert Capa – ha spiegato il direttore – una foto può non essere buona perché non ci si è avvicinati abbastanza al campo di battaglia. Ma c’è anche un’altra vicinanza, l’umanità e la sensibilità di chi approccia questi temi con rispetto per usi e costumi diversi”.
La sensibilità dell’autrice, Linda Dorigo, si esplica soprattutto nell’intuito e nella perspicacia di aver saputo cogliere l’essenza di questo viaggio di ricerca e scoperta, trentadue scatti in bianco e nero nei quali, attraverso lo sguardo di una donna, la gioia di un ballo o l’atmosfera rarefatta dell’interno di un luogo di culto, si comprende il palpito dei sentimenti e l’intento degli autori di “illuminare” questi temi anche al di fuori della cronaca, mandando un messaggio di pace.
“Il nostro è stato un approccio lento e rispettoso nei confronti dell’altro con la “A” maiuscola – ha spiegato invece Linda Dorigo –. Abbiamo voluto cogliere il vero senso di convivenza che attraversa la vita quotidiana di questi popoli, nonostante le difficoltà che sostengono”.
La Dorigo e Milluzzi, hanno affrontato il viaggio non senza difficoltà, vivendo il più possibile a contatto con la gente del posto, luoghi dove capita di conoscere un’anziana mussulmana che ha in custodia le chiavi di un antico tempio cristiano – che omaggia con il segno della croce entrando -, oppure, dove la purezza di un bimbo all’interno di una chiesa in rovina, si trasfigura quasi in una presenza angelica legata all’aura di sacralità che permea queste terre offese.