sabato , 27 Luglio 2024
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Incontri a èStoria: Antropologia, rete e banditi.

Un innocente signore di una certa età manipola i suoi occhiali aspettando che qualcuno gli porti il suo caffè dal bar sottostante. Ecco anche questo èStoria, trovarsi affianco, casualmente, ad uno dei più conosciuti antropologi viventi, Marc Augé marc augè e quasi non accorgersene. La sua conoscenza dell’italiano è praticamente perfetta, anche se preferisce utilizzare il francese per rispondere, con tutta la complessità necessaria, ai giornalisti che gli pongono domande sull’attualità che stiamo vivendo. “Siamo attorniati da banditi, alcuni tradizionali e da nuovi, che prendono nuove forme e utilizzano innovativi strumenti di comunicazione. Anche il potere istituzionale, soprattutto quello politico, non si sa più da che parte stia. La legittimità di questi poteri e difficile da stabilire poiché fino a un certo momento hanno riconoscibilità pubblica e poi, causa scandali e delazioni, la perdono con un semplice soffio di vento. La questione è perfettamente legata al senso e alla struttura della democrazia che stiamo vivendo che subisce continui attacchi sia dai suoi stessi funzionari e appartenenti, sia da diverse forze esterne che sono in continuo subbuglio.”  Comincia così la lunga conversazione con Augé. L’antropologo, tranquillo e pacato, inchioda con il suo profondo sguardo gli intervistatori alle poltrone. Alla domanda sul dilagare della violenza, in particolare quella sulle donne, egli risponde dicendo che, forse, è quella tra le più ancestrali che la nostra società possa conoscere e che in alcune culture lontane non si è mai interrotta. Quello che stiamo vedendo in questo periodo, però, è il dilagare di una violenza che viene dagli estremismi e dai monoteismi i quali hanno, secondo l’Augé, da sempre insito nel loro pensiero la necessità di sopraffare e di affermarsi sui non credenti, anche con la violenza. La presenza costante della violenza sui media, potrebbe farci pensare che essa sia pervasiva nei diversi ambiti della nostra attualità ed è così, ma lo è stato in ogni periodo storico, solo che la comunicazione, ormai globale e istantanea, ci ha portato a trovarla ovunque. Le bombe, durante le due guerre mondiali, facevano molti più morti in un solo istante di quello che spesso, nella nostra quotidianità, consideriamo delle stragi. Vero è che stiamo vivendo una guerra, lavata, ma sempre una guerra, con molteplici fronti, diffusa e globale.La comunicazione e i media, per Augé, sono la chiave di lettura non solo del problema della violenza, ma anche della solitudine nelle relazioni interpersonali.  “E’ il paradosso del mondo attuale, oltre che della comunicazione globale. Si parla oggi di diffusione delle conoscenze interpersonali, senza più legarle allo spazio – tempo, sembra quasi che con i nuovi media si viva una sorta di ubiquità, di contemporaneità spinta. Si riconoscono molte più persone, grazie ai nuovi media, ma in realtà non le si conoscono per nulla, aumentando, in questo modo, il distacco e la solitudine nelle relazioni”.Parlando dei nuovi media e di internet, non poteva mancare la necessità di una discussione sulla democrazia diretta tramite la rete. Il tema è ben conosciuto dall’antropologo che lo considera in molti suoi aspetti seriamente inquietante. La necessità di una democrazia non filtrata, deriva, secondo Augé, dai forti momenti di transizione e si avvicina, pericolosamente, al baratro dei totalitarismi. Alzarsi in piedi e recarsi al voto, rimane, ormai, l’unica risorsa che possiamo ancora sfruttare. Internet, proprio a causa della sua libertà, è affollato da esaltati che possono prendere la parola come e quando vogliono.  Pur essendo di per sé anche la rete un sistema, esso dovrebbe sottostare a delle regole. In questo momento, però, tentare di irreggimentare internet non sarebbe possibile secondo Augé. C’è una sola possibilità perché la rete cambi e l’antropologo la considera quasi un’utopia, cioè che gli Stati comincino a investire per formare cittadini che non siano solo fruitori della rete e dell’informazione presenti, ma che si istruiscano persone che sappiano costruire ed elaborare in modo complesso le informazioni della rete.


Marco Zanolla 

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