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Intervista a Gabriele Giacomini: il futuro di Udine tra innovazione, Università e open data.

Intervista a Gabriele Giacomini: il futuro di Udine tra innovazione, Università e open data.

La città di Udine è spesso presa a modello come realtà all’avanguardia, dalla ricerca ai servizi per il cittadino. In tutto ciò ha molta rilevanza l’assessorato all’Innovazione guidato da Gabriele Giacomini. Lo abbiamo intervistato per scoprire le prospettive e le opportunità della rivoluzione tecnologica in atto.
Da un anno è iniziato il progetto Go On FVG: quali ricadute ha avuto su Udine?
Il progetto Go On Fvg è stato importante per tutta la regione, perché i numerosi appuntamenti della manifestazione hanno permesso ai cittadini, alle imprese e agli amministratori di essere più consapevoli delle potenzialità del digitale. Ora si tratta di trasformare un appuntamento di una giornata in una realtà permanente, capillare e concreta, ed è questo l’impegno che come Assessore all’innovazione sono impegnato quotidianamente a portare avanti.
Lei ha “ereditato” l’assessorato da Paolo Coppola, oggi in Parlamento: che difficoltà ha trovato nel passaggio di testimone?
Il fatto di poter sviluppare progetti iniziati da Paolo non è stata una difficoltà, ma una opportunità preziosa. Nello scorso mandato sono stati avviati progetti di alto profilo che in questo mandato stiamo concretizzando e rafforzando. Per fare un esempio, lo strumento di epart è stato sviluppato recentemente e ora permette ai cittadini di segnalare anche fatti che riguardano la sicurezza e il decoro urbano. Per non parlare delle infrastrutture digitali: alla fine del mandato scorso è stato firmato un accordo con una importante azienda di telecomunicazioni per portare la banda ultralarga a Udine, e siamo orgogliosi di dire che da inizio anno la città è coperta al 100 %. Ancora, negli ultimi due anni abbiamo moltiplicato gli hot spot del wifi pubblico e gratuito, che ora coprono tutte le maggiori piazze del centro e che presto saranno presenti anche nelle sedi circoscrizionali.
Lei si occupa anche dei rapporti con l’università: quanto forte è diventato il legame tra lei e la città in questi ultimi anni?
L’Università è fondamentale per la nostra città. In una economia, come quella contemporanea, in cui è sempre più importante la creazione di valore legato alla conoscenza e all’intangibile, avere una fabbrica cognitiva e di cervelli come l’università significa avere un vantaggio importante nei confronti di tutte quelle città che, anche più popolose di Udine, ne sono prive. Non dimentichiamo che l’Università di Udine è stata l’unica Università d’Italia nata da un movimento popolare dal basso, con una raccolta di firme fra le baracche del post terremoto. In un momento molto difficile i nostri padri hanno saputo vedere lungo. La sfida non solo udinese ma soprattutto nazionale è cercare di trattenere i giovani qui, per costruire il futuro. Il comune è impegnato in questo sforzo, con progetti che ho voluto fortemente e che vanno dalla creazione di un piano di tirocini curricolari e post lauream che permettono agli studenti di fare le prime esperienze lavorative, fino al supporto alle start up.
Uno dei temi più caldi quando si parla di PA e online è quello degli open data: com’è messo il Comune in questa direzione?
Il comune di Udine è stato uno dei primi comuni d’Italia ad avere un portale open data. A metà maggio abbiamo lanciato la nuova app comunale, che si chiama UdineVicina, e nella sezione Smart city abbiamo caricato anche alcuni grafici che possono incuriosire i cittadini e portarli ad esplorare i dati. Inoltre stiamo facendo un progetto congiunto con la Regione e Insiel in cui il comune di Udine fa da apripista per gli altri comuni del Friuli Venezia Giulia: concretamente, stiamo facendo una analisi dettagliata per capire quali sono le banche dati che si nascondono nelle piaghe della PA e che possono essere liberate. Non è un lavoro facile ma siamo determinati.
Lei si occupa anche dello Sviluppo economico: Udine come reagisce alla crisi economica e quali sono i fronti di maggior ripresa?
Secondo l’Ocse, che nell’ultimo anno ha condotto uno studio sulla nostra città con un metodo partecipato, Udine ha saputo confrontarsi con la crisi molto meglio di tanti altri territori. Emerge però fra la popolazione un sentimento di declinismo, come lo chiama l’Ocse, che accomuna Udine ad altre città europee. L’Ocse però mette in guardia “sulle conseguenze potenzialmente negative di una meta-narrazione inappropriatamente pessimistica” che potrebbe diventare una profezia che si auto-avvera. Pensiamo alle possibilità legate alla costruzione della fibra ottica in città, oppure a tutti i settori del terziario avanzato, dell’economia verde, della salute e del benessere: sono tanti i settori in cui è possibile creare progresso. Anche nel settore commerciale ci sono degli importanti margini di miglioramento: nei prossimi mesi il Comune metterà a disposizione delle attività del centro storico 1 milione e 400 mila euro per aumentare l’offerta merceologica e per altre opere di miglioria. Insomma: per lasciare alle spalle la crisi dobbiamo tutti impegnarci in cambio di paradigma, dobbiamo capire che Udine non è più quella di una volta, e che questa può essere una occasione.
Timothy Dissegna

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