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Intervista a Marco Feruglio, Direttore Artistico del Giovanni da Udine

Parte lunedì 8 ottobre con un concerto dell’Orchestra Mozarteum di Salisburgo diretta da Ivor Bolton la stagione 2012-13 del teatro Giovanni da Udine. Cartellone fitto e ricchissimo, denso di appuntamenti di grande interesse sia per quanto riguarda la stagione di prosa, curata dal sovrintendente Cesare Lievi, che per la stagione di musica e danza allestita dal direttore artistico Marco Feruglio che è riuscito a portare in Friuli artisti del calibro di Antonio Pappano, Esa-Pekka Salonen, Lorin Maazel, solo per citarne alcuni, in una stagione che si annuncia memorabile.

Mo. Feruglio, il cartellone del Giovanni da Udine offre nomi di respiro internazionale che proiettano il teatro udinese ai primi posti nel panorama italiano per qualità. Com’è stato possibile organizzare una stagione musicale di così forte richiamo?

Sono partito proprio da questi presupposti: la ricerca di nomi di prestigio, artisti che frequentano normalmente le principali capitali culturali europee. Confrontando la stagione udinese con quella di città quali Parigi, Berlino, Vienna, Milano, fatte salve le debite proporzioni di numeri, si noterà che gli artisti impegnati sono gli stessi. Ci sono poi altre linee guida che mi hanno portato a scegliere determinati titoli o compositori: quest’anno ad esempio ricorrono i cento anni dalla prima esecuzione della Sagra della Primavera di Stravinsky o anniversari di musicisti importanti come Berio e Britten.

Parlando di anniversari, nel 2013 verranno celebrati in tutto il mondo i 200 anni dalla nascita di Verdi e Wagner. Ci sono progetti per inserire uno o più titoli operistici nella stagione in corso?

Naturalmente Wagner e Verdi sono figure fondamentali del teatro lirico quindi per celebrarli bisognerebbe avere la possibilità di affrontare questo repertorio che al momento, per questioni economiche, non ha avuto modo di trovare posto nel nostro cartellone. Non dispero che almeno qualcosa in questo ambito si possa fare ma al momento in stagione non ci sono appuntamenti definiti.

Come si riesce a conciliare in tempi di restrizioni economiche l’eccellenza dell’offerta con la solidità del bilancio?

Il lavoro del direttore artistico, oltre alle scelte dei titoli e dei personaggi, deve considerare il mercato musicale, bisogna essere accorti nelle spese. Potremmo dire che il mestiere del direttore artistico non è diverso da quello di un commerciante: bisogna conoscere il mercato, l’offerta musicale e saper impiegare al meglio le risorse economiche. Inoltre mi sono impegnato nella ricerca di sponsor e fondi aggiuntivi da aggiungere al budget messo a disposizione dal teatro che quest’anno era ridotto di oltre il 33% rispetto alla stagione precedente.

C’è un artista, magari un grande direttore, che vorrebbe portare a Udine?

Ci sono direttori che ho già cercato di contattare negli ultimi due anni e che non dispero di riuscire a portare a Udine ma per scaramanzia preferisco non sbilanciarmi. Nelle scorse stagioni il pubblico udinese ha potuto ascoltare artisti del calibro di Mehta, Temirkanov, Pappano, i grandi nomi che si sono avvicendati sul palco del nostro teatro sono stati molti.
Devo però ammettere che ci sono alcuni direttori della generazione di Maazel che mi piacerebbe riuscire a contattare ed anche qualche giovane di talento.

C’è un repertorio che non è ancora riuscito ad approfondire come avrebbe desiderato e che vorrebbe poter offrire al pubblico udinese con maggiore frequenza?

Mi piacerebbe approfondire l’opera barocca. È un repertorio che potrebbe apparire di difficile ascolto, anche in ragione del fatto che il pubblico è poco abituato a frequentarlo, ma negli ultimi anni sta vivendo un’eccezionale riscoperta. Inoltre in questo ambito ci sono molti artisti di altissimo livello che non farebbero altro che aumentare l’interesse per un repertorio che annovera capolavori di musicisti come Handel, Vivaldi e molti altri, celebri ma poco conosciuti come compositori per il Teatro d’opera.

Crede che tra le responsabilità di un direttore artistico, oltre allo sviluppo della stagione, ci sia anche quella di educare il pubblico alla “musica colta” studiando un’offerta e percorsi mirati in questo senso?

L’offerta che il teatro propone pesca nel cosiddetto grande repertorio, una serie di titoli selezionati dal filtro del tempo universalmente considerati capolavori. È importante che le generazioni più giovani imparino a conoscere queste opere ed in tal senso il nostro è già un lavoro di divulgazione. Poi, come per il caso dell’opera barocca, della musica contemporanea ed altri generi meno diffusi, c’è moltissimo da far conoscere e il nostro obiettivo è quello di riuscire a mescolare appunto il grande repertorio con titoli meno frequentati.
Bisogna però anche fare i conti con la capienza del teatro udinese che non è esigua per cui il fatto di riempire la sala ci condiziona nella scelte. Tuttavia un equilibrio nella pianificazione della stagione tra titoli di sicuro appeal ed altri di minore richiamo può dare grandi risultati e portare chi non conoscesse il repertorio meno noto a scoprirlo ed apprezzarlo.

Qual è la risposta del pubblico udinese in fatto di abbonamenti e gradimento?

Gli abbonamenti sono in crescita costante. Io ho assunto la carica di direttore artistico due anni fa ed in ogni stagione c’è stato un significativo aumento del numero di abbonati rispetto all’anno precedente.
Per quanto riguarda i titoli più particolari, come ad esempio il terzo concerto in abbonamento, dedicato alla commemorazione degli anniversari di Berio e Britten, sono molto curioso di vedere quale sarà la risposta del pubblico. È un appuntamento che propone due compositori del recentissimo passato che sulla carta non sono tra i più popolari. Inoltre il concerto offre la presenza di una star internazionale come Vivica Genaux, celebre soprattutto nel repertorio barocco che eccezionalmente per noi affronterà questi compositori novecenteschi.

C’è qualche progetto per il futuro del teatro che vuole annunciare? Ci sono già contatti per la stagione 2013-14?

Non posso rispondere con precisione poiché non so ancora se a termine stagione verrò confermato o meno alla direzione della stagione musicale del teatro. Tuttavia nel lavoro svolto durante gli ultimi due anni ci sono diversi contatti che per svariate ragioni non hanno trovato la via della realizzazione ma che mi piacerebbe riuscire a concludere.

Ultima domanda: qual è il segreto di Marco Feruglio?

Ah, secondo me si sopravvaluta il ruolo del direttore artistico…

…però una stagione come quella proposta dal Giovanni da Udine, con tanti nomi di risonanza internazionale non si vede di frequente nei teatri italiani, anzi…

Io amo la musica, posso dire questo, e sono prima di tutto un musicista. Cerco di conciliare la passione con le esigenze del teatro nella speranza che le mie scelte siano condivise ed apprezzate dal pubblico.

Paolo Locatelli

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About Paolo Locatelli

Giornalista e critico musicale.

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