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Ipocrisia e pseudo-solidarietà dell’Europa

Ipocrisia e pseudo-solidarietà dell’Europa

Quanta ipocrisia. L’Europa è ormai diventata un concentrato di contraddizioni, governata solo dalla cartamoneta e dalla falsa idea di unione dei popoli. I fatti sono più significativi degli ideali; il premier Orbàn, il meno ipocrita di tutti i premier europei, alza un muro contro l’invasione coatta dei migranti provenienti dalla vicina Serbia e subito le cancellerie dei partner continentali tuonano infastidite. Peccato che gli stessi paesi che si lamentano delle decisioni magiare siano i primi ad alzare muri, ma silenziosamente, come viscidi moralisti predicatori del bene ma fautori del male. La scelta ungherese è un segnale forte, la manifestazione del totale fallimento politico dell’Europa democratica e unita. I “Fraternité” francesi, tra i maggiori colonizzatori del secolo scorso, alzano muri immateriali, alimentando ancor di più il loro squallido bipolarismo di paladini della libertà, del “je suis Charlie” e al contempo di insofferenti verso la condivisione dei problemi europei.

Orbàn ha il coraggio di fare quello che tutti gli stati europei vorrebbero tornare a fare, chiudere i confini, eliminare l’idea di un’Europa senza barriere. Gli spagnoli sono stati più furbi; costruendo una alta recinzione sulla costa marocchina di Melilla e piazzando qualche guardia senza remore nel premere il grilletto si è assicurata una barriera contro le “invasioni”, con il benestare silenzioso di mamma Europa, isterica per il muro ungherese, ma fondamentalmente felice per i nuovi blocchi che si sollevano alti al cielo, a difesa delle ricchezze occidentali ai quali aspirano i profughi del terzo mondo. Gli inglesi sono forse i peggiori della categoria ipocriti. Pur continuando a beneficiare dei frutti economico finanziari dell’Europa, rimangono un paese chiuso nelle sue diversità, che si dichiara europeo solo quando si tratta di scambi commerciali.

I muri, se anche non fossero materialmente edificati, sono idealmente già presenti nel collettivo pensiero delle nazioni europee. D’altronde è inevitabile, chi vive nel benessere non è disposto a condividerlo, chi non ha mai vissuto nel benessere aspira a raggiungerlo; i muri servono a mantenere differenziati i ceti sociali del mondo, fisiologica caratteristica delle società umane. Con buona pace degli utopisti, una terra senza differenze è impossibile; la povertà di qualcuno è inevitabilmente la ricchezza di qualcun’altro.

Carlo Liotti

About Carlo Liotti

Giornalista Pubblicista iscritto all'Albo dei giornalisti da Aprile 2013. Dottore in Scienze e Tecnologie Alimentari. Appassionato di fotografia e di viaggi, capo redattore de ildiscorso.it, reporter/collaboratore per altri canali di comunicazione.

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