“Ricordo che il primo giorno che feci la salita per Capodichino mi sembrava una scalata avventurosa, l’iniziai cantando felice per il mio nuovo lavoro, ero stanca prima ancora di iniziare senza fiato né forza né voce…ogni giorno anche il sole laggiù sorgeva in modo diverso, illumina scorci così anomali!”.
Napoli. Ospedale Psichiatrico Leonardo Bianchi, Calata Capodichino 230, fine Ottocento. Aria salubre, niente camicia di forza e qualche aereo capace di stordire il silenzio di una città nella città: “La città degli Altri”. Scritto da Febo Quercia, diretto da Quercia e Fabiana Fazio, l’evento è ancora fruibile in scena, sabato 7 e domenica 8 luglio 2018, nel cortile del Museo dell’Archivio Storico del Banco di Napoli. NarteA e la sua sensibilità. NarteA e la sua delicatezza. A seguito del ritrovamento di alcune cartelle cliniche, lo spettacolo proposto sa parlare della follia senza appesantire il pubblico. A Sergio Del Prete, Valeria Frallicciardi, Irene Grasso, Daniela Ioia, Peppe Romano e Alessio Sica il delicato compito di personificare le poche storie selezionate per mostrare l’umanità nella sua obliquità. Materiale fragile, bisbigli di vita quella degli esclusi, ovvero di coloro capaci di chiedersi che limite abbia il dolore. Parole rubate ad appunti immorali di chi accetta il fatto che “il mio corpo tremava, tremava, ma non era il freddo, era il cuore!”.
Tragico rispetto per i “casi clinici” a cui sono stati dedicati monologhi che hanno restituito dignità a questi cuori spesso vittime di ingiustizie sociali.
Non possiamo non notare e menzionare lo scavo interiore proposto in particolare da Valeria Frallicciardi e chiederci che spessore avesse la sua pelle durante una immersione così profonda e teatralmente vera. Dopo una performance tanto equilibrata quanto perturbante, non ci resta che aspettare che la penna di Quercia liberi altre storie “tra le carte impolverate di vecchi archivi”
Anita Laudando