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La politica italiana e la ciclicità della storia

Sono diverse settimane oramai che veniamo bombardati tramite i media da notizie riguardo i preparativi delle forze politiche italiane per le elezioni del prossimo 24 febbraio. Abbiamo un Pierluigi Bersani che fino a qualche giorno fa si fumava beatamente il suo toscano, pregustando una vittoria già annunciata; abbiamo un Silvio Berlusconi che non sa bene che pesci pigliare e, nella consapevolezza dell’inutilità di una sua ricandidatura, sta cercando di fare il collage coi pezzi dell’ex PDL; abbiamo un Beppe Grillo che lancia maledizioni perché si sente una sorta di perseguitato, e infine un Mario Monti che presenta simbolo e nome della propria lista (facendo perdere un po’ di quel gusto di vittoria facile al sigaro di Bersani). Il nostro Presidente del Consiglio, quindi, nonostante le precedenti dichiarazioni che escludevano una sua candidatura per un Monti-bis, ha deciso di candidarsi con la sua Scelta Civica a fianco di Fini e Casini, pur sottolineando che non si dimetterà da senatore a vita (giusto per mettere un po’ di spiccioli nel salvadanaio). Per citare il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca (PD), l’uscente Presidente del Consiglio “sarà ricordato come uno degli esponenti più importanti del trasformismo italiano” poiché “in un mese, un uomo che sembrava così lontano dalla politica diventa rappresentante – in nome del rinnovamento- del partito dell’ Udc che era nella Regione Lazio con Fiorito e in Sicilia con Cuffaro”. Ad ogni modo, qualunque sia il nome e il colore politico di un candidato, stiamo purtroppo assistendo all’ennesimo spettacolino di burattini il cui biglietto è già costato troppo a troppi italiani. Per capire in che razza di baratro stia continuando a precipitare la nostra povera Italia, basta fare un piccolo esperimento di carattere storico. Si prenda un libro abbastanza preciso sulla disfatta di Caporetto, lo si legga anche con non troppa attenzione e si cerchi di memorizzare i nomi dei personaggi che hanno fatto macellare i nostri soldati in cariche insensate o in decimazioni a dir poco barbare, escludendo quelli già famosi (leggi Cadorna e Capello). Si prenda poi un libro che illustri anche brevemente la tragedia della Seconda Guerra Mondiale, lo si legga e si presti attenzione ai nomi dei personaggi più importanti del Regio Esercito: sovente ci si imbatterà in nomi conosciuti nel secondo passaggio del nostro esperimento (si vedano, per esempio, Badoglio, Graziani o Cavallero, giusto per citarne tre). Cambiata la situazione politica, come le inimicizie, ci si è affidati ai medesimi macellai che non hanno saputo mettere a frutto le terribili esperienze precedenti e hanno sacrificato migliaia di italiani. Allo stesso modo, negli ultimi anni abbiamo assistito a qualsivoglia genere di violenza nei confronti del popolo e della nazione, e se scorriamo i nomi (o i nomi degli scherani) dei personaggi responsabili di buona parte delle atrocità commesse nei confronti della dignità del popolo italiano, ci accorgeremo che sono gli stessi che ci troviamo nelle varie liste, proprio come ci siamo ritrovati nei libri di storia i medesimi incompetenti nei giorni di Caporetto e nella Seconda Guerra Mondiale. E, come alla vigilia della guerra, mentre tutti questi personaggi sono indaffarati nei loro preparativi, il popolo italiano rimane a guardare in attesa degli eventi: forse, però, questa volta si avrà la consapevolezza di quanto sia profondamente inutile la grottesca manifestazione preparata per il 24 Febbraio dai nostri politicanti. Sorge il problema di una vera alternativa alle solite facce, ai soliti cabarettisti (o caporettisti) e ai demagoghi del momento. Purtroppo, ora come ora, non vi sono alternative per l’Italia, che rimarrà ancora invischiata negli appiccicosi tentacoli di una politica soffocante e, a conti fatti, non potrà far altro che prendere atto della sua ennesima Caporetto.

Simone Callegaro

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