Vivo in un paese di 1.600 anime del nordest della pianura friulana in un’area campestre ai margini delle colline. Farmacia, ufficio postale, un bar con annesso campo di bocce, un negozietto di alimentari con edicola, un panificio, scuole elementari e asilo, ci sono tutte le condizioni per vivere bene nella tranquillità di un paesaggio bucolico, tranquillità ora acuita dalle restrizioni imposteci a seguito della pandemia da Coronavirus.
La vita adesso scorre placida in paese: i bambini si godono queste anomale giornate pseudo scolastiche nella propria abitazione facendo i compiti in casa e, non appena finito, si recano in giardino a giocare; gli studenti un po’ più grandi sono alle prese con le lezioni on-line ed occupano il tempo libero dedicandosi ai contatti sui social con gli amici che non possono raggiungere fisicamente; gli adulti – quelli che non sono costretti a recarsi comunque al lavoro – sono quasi tutti affacendati in mansioni di manutenzione e pulizia della propria abitazione recuperando così l’arretrato accumulato causa la cronica mancanza mancanza di tempo di chi è impegnato tutta la settimana al lavoro, il negozio di alimentari è ora frequentato molto più del solito dai compaesani che, muniti dei regolari dispositivi di protezione previsti, contribuiscono a ridare un po’ di ossigeno ai negozianti quasi increduli di questa situazione, la farmacia è ancora frequentata ma in misura minore rispetto ad alcune settimane fa così come l’ufficio postale; le strade sono poi praticamente deserte e anche il bar – ovviamente – è chiuso; sembra insomma che le disposizioni impartite dai vari Decreti succedutisi nel giro di pochi giorni siano state recepite dalla popolazione, anche in considerazione del numero dei contagi nel territorio comunale ridotti veramente al minimo (attualmente vi è un solo contagiato).
A turbare la routinaria quiete quotidiana ci pensa però una vettura della Protezione Civile che con tre componenti a bordo – dotati delle regolari mascherine – perorre più volte tutte le strade del paese (fino a qualche tempo fa anche quelle sterrate fra i campi) irradiando dall’altoparlante di servizio l’oramai nota cantilena: “Si avvisa la popolazione che è vietato uscire di casa…..”.
Una riflessione mi sorge spontanea: sono settimane che viviamo in questa interminabile emergenza e ritengo che ormai tutti noi abbiamo capito che l’unico modo per fermare questa “moderna peste” è quello di rimanercene in casa, con le difficoltà che questo comporta, come la convivenza forzata che stravolge abitudini radicate nel tempo e che sempre più spesso genera ora tensioni all’interno dei nuclei familiari. Il transitare continuo della Protezione Civile con il ripetere del suo “mantra” non fa che irritare ancor più chi se ne sta a casa attendendo con sempre più ansia un deciso miglioramento dei dati relativi alla pandemia e la conseguente fine di questa quarantena.
Ovviamente la Protezione Civile esegue ciò che gli viene impartito, tengo a precisare che non ho nulla contro la squadra locale della stessa – che fra laltro stimo moltissimo per l’operato che svolge durante tutto il corso dell’anno – ma pensate veramente che se qualcuno intendesse trasgredire alle restrizioni si lascierebbe intimidire dal continuo ripetere del messaggio della Protezione Civile?
Considerato poi che il costo del carburante necessario per questi pellegrinaggi sonori è comunque indirettamente a nostro carico con le tasse che paghiamo (si presume invece che il servizio non abbia un costo in quanto opera di volontariato) e che il continuo andirivieni inizia – come detto – ad essere oltremodo fastidioso riterrei utile abbandonare questo tipo di comunicazione alla cittadinanza.
Proporrei piuttosto un servizio di pattugliamento alle uscite o agli accessi del paese a scopo deterrente, consapevole che la Protezione Civile non può elevare sanzioni, in quanto non inquadrata nelle forze dell’ordine, si potrebbe invece pensare all’autorizzazione – compatibilmente a quanto prevede la vigente legislazione – a segnalare eventuali movimenti sospetti di chi pensa di riuscire ad eludere il sistema ma che così facendo limita la nostra libertà futura.
Spero con queste righe contro corrente di non attirarmi gli strali della Protezione Civile che, ripeto, stimo particolarmente, e dell’Amministrazione comunale ma quanto riportato è una posizione condivisa da numerosi abitanti della località ove risiedo ma anche di residenti in altri comuni dove la situazione è ovviamente analoga.
Dario Furlan
Condivido le sue idee, è vero che tutti questi passaggi, della Protezione Civile possono anche aumentare l’angoscia di noi soli a casa. Ma credo che in giro ci sono ancora tanti stupidi e sottolineo stupidi che escono comunque credendo di essere immuni. Loro saranno anche super ma sanno che possono contagiare anche me ! Lucia da Gemona
Purtroppo c’è sempre chi crede di essere più furbo degli altri e pensa di riuscire a farla franca non considerando che con il suo comportamento mette a rischio non solo la propria salute ma anche quella degli altri.