LIGNANO – «L’equilibrio lo perdiamo tutti. La differenza è fra chi sa di perderlo, fra chi cade a terra e deve rialzarsi e fra chi cade a terra pretendendo di essere ancora in piedi. Pretendendo di non avere commesso un errore, o una violazione. Tutti sbagliamo, la questione è esserne consapevoli per non sbagliare in futuro». Parola di Gianrico Carofiglio, magistrato e scrittore best seller, fresco autore di una storia contigua al suo alter ego: quella della “Regola dell’equilibrio” (Einaudi Stile Libero 2014), l’ultimo romanzo che mette al centro del plot un giudice indagato a seguito delle dichiarazioni di un pentito. Ciascuno può sbagliare, ma giustificare i propri errori davanti a se stessi significa divorziare dalla verità. Significa perdere l’equilibrio … E’ questo il caso che finirà per tormentare i giorni e le sue notti dell’avvocato Guido Guerrieri, fil rouge della narrativa ‘gialla’ di Gianrico Carofiglio, questa volta alle prese con un caso complicato dove si confrontano e si scontrano i dei temi della morale e dell’inclinazione diffusa ad autogiustificarsi. L’autore ne converserà giovedì 23 luglio a Lignano (ore 18.30 Palapineta), nell’ambito dell’edizione 2015 degli “Incontri con l’autore e con il vino” promossi dall’Associazione Lignano nel terzo Millennio per la cura artistica dello scrittore Alberto Garlini. Gianrico Carofiglio sarà festeggiato dai grandi vini che accompagnano l’incontro: quelli dell’azienda Principi di Porcia, selezionati e raccontati dall’enologo Giovanni Munisso.
Guido Guerrieri, protagonista e icona dei romanzi di Gianrico Carofiglio, approdato anche alla fiction tv con il volto di Emilio Solfrizzi per la regia di Alberto Sironi, si ritrova improvvisamente alle prese con un cliente fuori del comune: un giudice nel pieno di una folgorante carriera, suo ex compagno di università, sempre primo negli studi e nei concorsi. Si rivolge a lui perché lo difenda dall’accusa di corruzione, la peggiore che possa ricadere su un magistrato. Quasi suo malgrado, Guerrieri si lascia coinvolgere dal caso e a poco a poco perde lucidità, lacerato dalla tensione fra regole formali e coscienza individuale. In un susseguirsi di accadimenti drammatici e squarci comici, ad aiutarlo saranno l’amico poliziotto, Carmelo Tancredi, e un investigatore privato, un personaggio difficile da decifrare: se non altro perché è donna, è bella, è ambigua, e gira con una mazza da baseball. “La regola dell’equilibrio” racconta dei nostri tempi nella cifra narrativa del legal thriller: seguendo il plot comprendiamo come sia facile attraversare la linea che separa rettitudine e onestà, e come spesso ci si tenda a nascondere dietro comodi alibi, per nascondere o attenuare la vergogna. Come sia difficile prendere decisioni da soli, o con Mr Sacco – il sacco da boxe con cui Guerrieri parla ogni sera – senza l’aiuto di amici veri.Spiega Carofiglio: «uno dei problemi che affiora subito nel libro è la nozione della morale costruita ad uso e consumo di chi la deve praticare, o crede di praticarla. Quella in cui, ciascuno, decide quando una regola può essere applicata. E di solito quella regola va sempre bene per gli altri ma non per noi: per noi è bene cercare dei sottili distinguo. Non c’è mai solo il bianco e il nero, la distinzione non è mai così netta. Persone all’apparenza normali sono capaci di fare a volte cose tremende giustificandole a se stesse in base a un’interpretazione delle regole morali o, nel caso del nostro giudice, anche giuridiche. E’ una declinazione ulteriore di un tema al quale tengo molto: quello della banalità del male