Il 30ennale di Sala Assoli comincia l’anno nuovo con il debutto ufficiale a Napoli del monologo L’Infame. Il 2 e 3 Gennaio 2016 andrà in scena, in una versione rivisitata, uno spettacolo con una lunga vita alle spalle ma che mai era approdato nella città d’origine dell’autore e regista Giovanni Meola nonché dell’interprete Luigi Credendino.
info e prenotazioni:
[email protected] – 081 19563943
orario: Sabato ore 20:30; Domenica ore 19
biglietto: intero 10 euro; ridotto 8 euro
Note sullo spettacolo
Un pesce piccolo tradisce il suo clan d’origine, poi quello al quale era passato, infine si pente e denuncia i compagni di ‘malavita’, diventando così infame due volte.
Un monologo in napoletano sulla figura di un camorrista ‘minore’, anomalo, un criminale di piccolo calibro che parla, parla, parla e svela ad un magistrato anni di trame malavitose convinto di poter continuare a ‘fumare’, la sua dipendenza ma anche, a suo dire, il suo unico grande pregio.
Ma purtroppo per lui, nessun magistrato può concedere una tale contropartita.
Un illuso.
Mazza ‘e Scopa, un pentito sui generis che sogna ad occhi aperti di palomme che volano e acqua con cui dissetarsi, rivela un mondo nel quale tutti hanno nu contranomme più o meno eccentrico, più o meno minaccioso, più o meno ridicolo.
———–
Il testo ha ricevuto in dono un commento ‘speciale’ da parte di un importante magistrato, il dottor Raffaello Magi, estensore della sentenza ‘Spartacus’, il primo mega-processo al clan dei Casalesi, il quale anni fa, dopo aver visto lo spettacolo, ebbe voglia di scrivere quanto segue perché incredulo nel sapere che il lavoro era frutto di fantasia e non di reali confidenze raccolte dall’autore per elaborarlo:
“Quello che noi giudici e magistrati chiamiamo ‘dichiaranti’, meglio conosciuti come pentiti, raccontano i fatti dando le spalle ai loro ascoltatori.
Il testo di Meola restituisce, con assoluta pienezza, un volto a quelle ombre.
La cifra espressiva, unita alla mai banale rappresentazione del percorso emotivo della scelta di rottura dell’omertà, ha momenti di rara efficacia e coinvolgimento.
L’attenzione alla genesi dei ‘contronomi’ è il canovaccio che consente di dar vita ai profili umani e criminali dei compagni di viaggio del cosiddetto ‘infame’ mentre, sullo sfondo, si agitano le tragiche dinamiche di guerra criminale di cui, da anni, continuiamo ad occuparci.”