Ma chi è che presenterebbe e ospiterebbe mai le foto di un signore che di mestiere fa l’agente immobiliare e nel tempo libero si diletta a riprendere con immagini impeccabili libri di secoli fa, polverosi e totalmente anonimi? Beh, ci vuole una coppia di sconsiderati: una curatrice che ama talmente l’arte da farci delle scommesse e un signore che ama tanto i libri da costruirci una casa, anzi una kasa con la k.
E così un giorno dello scorso autunno, Angela Madesani si presenta insieme a Marco Brusati, l’autore delle foto, nella Kasa dei Libri dove Andrea Kerbaker in cinque minuti decide che sì, le foto sono notevoli, nascono da una passione autentica e quindi possono dar luogo a una mostra, la prima dell’autore. Il tutto nasce con l’aggiunta al duo un po’ folle Madesani-Kerbaker di un terzo elemento altrettanto incontrollabile: parliamo di Roberto Mutti e del suo Photofestival che riempie Milano di mostre fotografiche di primo livello.
Grazie a questi incontri è nata la mostra Come un libro aperto, progetto nato nel 2013 che espone una serie di foto dal fascino magnetico: una visione casuale, una intuizione che porta Brusati a voler tornare e ritornare sul tema del libro, con il vento che apre le pagine e lo rende protagonista di un racconto in cui, come scrive la curatrice “il libro è un attore su un palcoscenico vuoto di una pièce senza nome”. Un occhio quasi cinematografico che gioca con la luce, le forme, i particolari, come si fa con un ritratto.
Un libro che diventa un simbolo, un’icona, una serie di scatti potenti che rimandano ad un’immagine entrata nell’immaginario collettivo mondiale: quel Vangelo posto sul feretro di Papa Wojtyła nel giorno delle sue esequie. Tutti ricordano questo vento improvviso che gonfia e scuote le stole dei cardinali e che muove le pagine del libro sacro fino a chiudere la copertina rossa, come ci fosse un regista a orchestrare tutto e il libro fosse appunto l’interprete principale.
Allo stesso modo Brusati dirige la sua personale rappresentazione, attraverso le foto dà voce a quei libri, volutamente scelti tra vecchi volumi, con le pagine consumate dal tempo e dall’uso, invecchiati e per questo dalla forte personalità. Raccontano la loro storia e non sono quindi Still life, come spiega Angela Madesani: “Sarebbe limitativo definire le immagini di Brusati dei semplici Still Life, sono piuttosto dei ritratti in cui è la fissità del manoscritto, collocato in un tempo lontano e i gesti, i movimenti leggeri delle pagine del libro, che si muovono, abbozzando geometrie sempre diverse.”
Andrea Kerbaker, padrone di kasa, Angela Madesani curatrice della mostra e Roberto Mutti, critico e curatore del Photofestival, tutti per uno, uno per tutti, dove l’uno è lui, Marco Brusati, che per ciascuno dei tre è un piacere ospitare nella sua prima assoluta.