Continua il viaggio del museo Etnografico alla scoperta dei prodotti artigianali che hanno fatto la storia del Friuli. A palazzo Giacomelli, nell’ambito dei percorsi espositivi di approfondimento dei diversi aspetti della cultura popolare, nella sala dedicata alla tradizione del mobile, è stata recentemente allestita una nuova esposizione dedicata alla storia della produzione artigianale delle sedie impagliate. Proprio per lanciare questa rassegna, il museo Etnografico ha stipulato una convenzione con l’Agenzia per lo Sviluppo del Distretto Industriale della Sedia, che si è impegnato a mettere a disposizione mensilmente un modello di attuale produzione di design con schede illustrate. L’Asdi sosterrà inoltre iniziative promozionali per valorizzare le esposizioni legate al settore.
Il nuovo percorso espositivo presenta un’ampia varietà tipologica di sedie impagliate ponendo l’accento su varianti e tradizione lavorativa. Nata come prodotto semplice, durevole, e riparabile, grazie alla impagliatura domestica, in origine la “sedia impagliata” si distingueva meno per il canone estetico e più per le sue forme esenziali e le sue strutture assemblate con perizia. Era un prodotto popolare, tanto che invece i benestanti acquistavano le sedie presso i negozi e direttamente dagli artigiani specializzati per avere un prodotto più elegante e ben rifinito, adatto al loro stato sociale.
Nel passato la produzione di sedie impagliate era legata a un’economia domestica: quello del seggiolaio era un mestiere stagionale e ambulante praticato durante l’inverno nel periodo in cui la terra era improduttiva e gli uomini erano costretti a cercare attività diverse per il sostentamento della famiglia. Il seggiolaio (“cjadreâr” in friulano) costruiva l’intelaiatura mentre l’impagliatura veniva realizzata per lo più da donne in compagnia nei cortili e nelle aie servendosi di materiali poveri offerti dalla natura. La cultura del lavoro dei seggiolai ha contraddistinto, in area locale, la nascita e l’economia del Triangolo della sedia, una produzione nata nell’800 nell’area di Manzano, San Giovanni al Natisone e Corno di Rosazzo, ma anche nel Friuli austriaco fra Cormòns e Mariano: erano “botteghe” condotte secondo tradizione familiare poi trasformatesi in ditte di medie dimensioni con manodopera e garzoni locali. In quest’area, prima della Grande Guerra, era coinvolto il dieci per cento dei capifamiglia e nonostante le fasi di oscillazione, l’attività sediaria ha affiancato a lungo l’economia rurale. Per informazioni: museo Etnografico del Friuli – palazzo Giacomelli, aperto dal martedì alla domenica dalle 10.30 alle 17 (tel.0432.271920).