La scena è nera, spoglia. Una luce illumina una porta che mai si aprirà e una sedia posta al centro di uno spazio delimitato. L’attore dà il benvenuto ai “cari visitatori, care visitatrici” e farà da guida in questo museo immaginato di oggetti immateriali.
“Museo Pasolini” è il lavoro che Ascanio Celestini ha composto e portato in scena in onore e memoria del poeta di Casarsa della Delizia (Udine, Palamostre per Teatro Contatto 40). Il lavoro assume ancora più importanza adesso, in occasione del centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini.
Ora in piedi ora seduto, Celestini narra la storia di Pasolini in ordine cronologico, a partire dalla nascita. La cronologia è molto importante nella storia narrata, e l’autore ci tiene a precisare, più volte che questo è il metodo usato nel racconto.
Raccontare la storia di Pasolini è raccontare quella dell’Italia, a cominciare dall’anno zero dell’Era Fascista che vede la sua nascita a Bologna nel 1922 fino ad arrivare alla morte avvenuta a Roma nel 1975 anno LIII dell’Era Fascista. L’attore e autore spiega che si servirà di cinque pezzi immateriali presenti nel Museo, la poesia che Pasolini scrisse a sette anni usando le parole “rosignolo” e “verzura”, il cimitero di Casarsa dove è sepolto assieme alla madre e al fratello, l’invasione sovietica dell’Ungheria, la strage di Piazza Fontana, la morte del poeta e il suo corpo ucciso e martoriato.
Il ritmo è serrato, le parole una dopo l’altra fanno immaginare vividamente ciò che viene narrato. Gli spettatori sono coinvolti nelle storie che un ipotetico passeggero di un bus ascolta da un altro viaggiatore, forse il poeta, forse. Storie nella storia. Prendono vita i due Sandroni uno dei quali vende gli oggetti che casualmente “cadono” dai camion e che vive in una roulotte dismessa di un circo, un prete, don Sardelli che recupera i ragazzini dei baraccati dell’acquedotto di Roma e li porta alla Scuola 725 allestita in una baracca, la vita tra gli archi del Mandrione, tra povertà e miserie umane. C’è tempo per raccontare anche del fallito attentato di Bologna a Mussolini per mano di un giovane Zamboni e dell’estromissione dal partito comunista di Pasolini considerato troppo ingombrante e scomodo. Infine la sua morte, avvenuta all’idroscalo di Ostia e di Pino Pelosi accusato dell’omicidio e della sarcastica ricostruzione del poliziotto intervenuto per i rilevamenti.
Come si fa a ricordare, da che cosa deve essere fatta la memoria. Questo si chiede più volte Celestini. L’ importante è la conoscenza, lo studio, l’approfondimento: molti parlano senza sapere e le parole vuote provocano false verità. Per la storia del poeta, per la storia dell’Italia.
mtr