“Che il giorno della memoria sia un monito per le generazioni piu’ giovani per non ripetere atti del genere”.Questa è stata la frase pronunciata oggi dal Vescovo di Trieste,Monsignor Giampaolo Crepaldi, in un uggiosa mattinata, presso il monumento nazionale ” Foiba di Basovizza”.Nella data odierna ricorre il giorno della memoria,istituito nel 2004,per ricordare le vittime della repressione da parte dell’esercito popolare Jugoslavo nei 43 giorni di occupazione del capoluogo Giuliano maturate dopo il terribile ventennio fascista e la successiva invasione nazista che avevano stravolto la natura di una città, da sempre multietnica e multiculturale.”La guerra trascinata dalla Pace” per citare le parole di uno scrittore,è quello che esattamente avvenne in quei giorni concitati.Un miscuglio di vendette di natura personale,oltre che di carattere ideologico ed etnico e avvenute sotto gli occhi dell’armata Alleata,presente in città, comandata dal Generale Neozelandese Freyberg ,il quale intervenne solo con blande proteste verbali.La giornata di oggi commemora anche gli oltre 250 mila profughi,che hanno lasciato le proprie case in Istria,e nelle ex province di Fiume e di Zara negli anni seguenti la fine della seconda Guerra Mondiale,territori passati dall’amministrazione Italiana a quella Jugoslava,appunto il 10 febbraio del 1947,giorno della firma delle condizioni di Pace a Parigi.In questi trattati prevalsero ,probabilmente, gli opportuni calcoli politici delle Potenze Vincitrici che l’effettiva “autodeterminazione dei popoli”,principio acclamato a gran voce dalle stesse potenze.Stamane,assieme al già citato Prelato e ai giovani delle scolaresche vi erano,infatti,anche alcuni ex profughi in età avanzata e i figli di essi per testimoniare con la propria voce,la grossa sofferenza patita in quelle lunghe giornate.Presenti anche il Sindaco Roberto Cosolini e la Presidente della Regione Debora Serracchiani,intervenuti in fase di chiusura della Cerimonia.Proprio in questi giorni è avvenuta al Cairo, un’altra tragedia non meno grave;la morte del corregionale Giulio Reggeni.Le circostanze del delitto non sono del tutto ancora chiare;ma è palese la morte di un giovane ricercatore andato con grande entusiasmo nella Capitale Egiziana per inseguire i propri sogni e approfondire i propri studi interculturali;approfondimenti che forse gli sono stati fatali.Sono tanti,ad oggi,i giovani e la gente in generale che la propria casa ,senza divise militari e relativi cospiqui compensi,e che paga con la vita,l’attaccamento alle proprie idee ed esprimendo cio’ mi congiungo alla frase con la quale ho aperto l’articolo.
Andrea Forliano.