Autoironica, seria, mai scontata. Nancy con la maturità riesce a pretendere di più’ da se stessa e dagli altri. Un classico senza tempo, ineguagliato capolavoro di William Shakespeare che una rappresentazione travolgente e colorata da elementi popolari ed echi della commedia dell’arte ne fanno un evento da non perdere. Brilli-Caterina ha conferito alla celeberrima bisbetica padovana una verve e una grinta speciali anche perché è lei, come attrice, a tirare le fila della vicenda in assenza di un regista che abbandona le prove per dissapori con la prima attrice e la troupe di attori. La commedia, particolarmente divertente, è tutta giocata sullo scontro tra due mondi che sembrano agli antipodi: quello femminile e quello maschile e la regia di Cristina Pezzoli ne ha fatto un adattamento che trovo molto interessante. Il testo da rappresentare e il vissuto degli attori s’intrecciano in un gioco metateatrale che consente ulteriori chiavi di lettura. Scene di cornice si alterneranno dunque alle scene della Bisbetica di Shakespeare, portandoci dall’inizio delle prove alla sera della “prova generale” con un meccanismo che consente di sveltire alcune lungaggini della storia. Lo spettacolo diventa dunque la storia di una messa in scena della Bisbetica. Il ruolo di Petruccio e’ affidato a Matteo Cremon che calza alla perfezione il giovane” bullo” e “tronista” della nostra epoca a dispetto del ruvido personaggio di William Shakespeare datato intorno al 1593. L’adattamento, dice Stefania Bertola che ha curato la traduzione, è stato “un gioco complicato. Come degli acrobati, bisognava restare in bilico, non perdere nulla della meraviglia di Shakespeare”. Il numeroso cast darà vita ad un doppio spettacolo in cui ogni ciascuno sarà sia attore della compagnia che personaggio di Shakespeare. Una commedia nella commedia ma divertente, ricca di colpi di scena e che, col sorriso, porta a riflettere sui rapporti uomo-donna, un’ occasione unica per vivere l’allegria, l’ironia e lo stupore con cui la Bisbetica Domata è diventata un cult. Un classico senza tempo, ineguagliato capolavoro di William Shakespeare che una rappresentazione travolgente e colorata da elementi popolari ed echi della commedia dell’arte ne fanno un evento da non perdere. Confrontarsi con un classico pone sempre la questione sulla sua contemporaneità. In questo caso c’è una sfida in più da affrontare per proporre una versione di questa commedia che ha insita nel testo una visione fortemente legata ad un’ottica maschile in cui la donna trova realizzazione, assoluzione ai suoi traviamenti uterini nel matrimonio, nell’auspicabile rettitudine di una devozione all’autorità del marito. Quasi nello stile di un’opera pop e con forti valenze comiche e surreali, lo spettacolo racconta – con i meccanismi del “teatro nel teatro” – l’allestimento burrascoso di una Bisbetica domata con il regista che se ne va dopo numerose liti col produttore. Petruccio mostruoso che la riduce all’obbedienza attraverso l’esercizio crudele e ottuso della violenza. Quasi nello stile di un’opera pop e con forti valenze comiche e surreali, e lo spettacolo rende questa meraviglia il più’ possibile vicina allo spettatore di oggi, come lo era al tempo dell’autore. Attraverso il gioco metateatrale la chiave registica sostituisce allo Sly di Shakespeare tutta la compagnia facendola diventare il gruppo di attori che metterà in scena “La Bisbetica domata”. Tutta la vicenda è arricchita da una verve comica che guida in modo parallelo i destini degli attori della compagnia e dei personaggi della commedia. L’immediatezza del linguaggio musicale si sposa perfettamente con i gusti anche di un pubblico di giovanissimi perché è una messa in scena, originale di grande impatto visivo. E tutto viene sottolineato dagli oltre 15 minuti di applausi che a fine recita vengono omaggiati a tutti gli interpreti con un ovazione particolare per Nancy e la sua verve. Certamente da vedere e non lasciarsi sfuggire l’occasione di rivisitare un classico di Shakespeare in chiave così moderna, ancora in programma fino al 15 novembre al ROSSETTI DI TRIESTE.
Enrico Liotti
@RIPRODUZIONE RISERVATA