Una finestra con le tende tirate da cui traspare la luce. E da dietro questa tenda che decide di aprire, Ascanio Celestini si presenta al pubblico di Udine di un gremito Palamostre. È Pueblo in scena per Contatto 36. Una finestra che è come un grande occhio che scruta e osserva, quando decide di non rimanere indifferente, le vite degli altri. Altri che sono le persone che incidentalmente si possono incontrare ogni giorno e che quasi sempre si decide di ignorare perché ai margini. E gli occhi di Celestini sono aperti anzi spalancati sulle vite degli ultimi alle quali lui dà voce e dignità, accompagnato sul palco dalle struggenti note suonate da Gianluca Casadei, autore delle musiche originali.
Violetta la cassiera, Domenica la barbona, lo zingaro, il guardiano, il magazzinere africano sono frammenti di umanità che porta in scena con un linguaggio semplice, accattivante e diretto. Persone di periferia raccontate per quello che sono senza falsi pudori o ipocrisie. Perchè lontano dalle luci artificiali del centro tutto assume un sapore più autentico. Luoghi condivisi dove si svolge la vita di tutti i giorni, come il mercato coperto di viale Spartaco al Quadraro (Roma) in si svolge parte della vicenda. Un posto in cui è bello anche solo passare, dove si possono ammirare spaccati di semplice e quotidiana romanità (pizza con la mortadella), ma dove i diversi si aggirano e muoiono invisibili.
L’artista e autore stimola l’immaginazione del pubblico. Perché, come un poeta, fa arrivare ai nostri occhi volti, pensieri e condizione umana dei suoi protagonisti. Perchè forse anche noi siamo un po’ Violetta o Domenica. Pur non riuscendo del tutto ad annullare la distanza fra lo spettatore e i suoi personaggi, Celestini aiuta a vederli un po’ meno lontani, regalando a tutti una strepitosa occasione di riflessione, per non chiudere gli occhi davanti a chi appare diverso o in difficoltà. E regala a Contatto 36 una nuova indimenticabile serata.
Maria Teresa Ruotolo