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Quando poeti e scrittori criticano la politica e la scienza.
Byron

Quando poeti e scrittori criticano la politica e la scienza.

Molte volte poeti e scrittori diventano “profeti” della vita sociale. Criticano la società, il potere,(cioè la politica), la scienza, quando politica e scienza esprimano la distopia. Il ruolo della politica è sempre l’utile dell’umanità, il ruolo della scienza è la verità. Possiamo vedere due esempi, Byron e Brecht che cosa dicono per la politica quando non ha il carattere sociale e per la scienza quando non esprime la verità.      

Un grande poeta che ha combattuto con fermezza l’arroganza e la violenza del potere era il poeta George Gordon Byron.  Byron sia stato spinto fin dall’infanzia a cercare un difficile equilibrio nel più violento ed estroverso anticonformismo e in definitiva in una continua contemplazione di sé. Byron come poeta ma anche come uomo patì drammatiche contraddizioni che si esprimono, volta a volta, nei toni del lirismo più delicato e del più arrogante cinismo. Nel 1819 ha scritto il poema Don Giovanni. Don Giovanni” narrato le avventure di un eroe che è stato inviato all’estero dalla madre, dopo una vicenda scandalosa con Donna Giulia e il personaggio principale è stato naufraghi su un’isola greca. Don Giovanni era un eroe con un’idea demoniaca dell’uomo. Poema eroicomico e satirico, dove all’interno di uno schema picaresco, si mescolano satira, epica e romanzo. Diversi autori preferiscono dedicare le proprie energie creative a temi di attualità, dando vita ad un genere che si può definire “ satira verità ” La verità della satira è essenziale. indispensabile correttivo del costringente «sentire collettivo», e questo lo sa bene Byron. Sa che ci vuole forza per chiamare le cose con il loro nome, e questa forza esiste nella satira. Nel poema, Byron denuncia il nuovo ordine mondiale, dicendo.(Vedi: Canto XII. Versi V –VI). Chi governa il mondo? Chi controlla il Re? La Costituzione? La monarchia? I partiti politici? Chi c’è dietro questa gente?  Chi c’è dietro la rivolta in Spagna con i patrioti?  Chi c’è dietro lo splendore del mondo, e insieme del dolore e della miseria della vita?  E chi approfitta della politica per guadagnare?  Non è il fantasma di Bonaparte. E’ l’ebreo Rothschild e Baring (amico e stretto collaboratore di Rothschild). Byron era complottista? Paranoico?  Con disturbo di personalità? Con un’errata percezione? O diceva la verità, una verità  che dura anni?   La citazione originale. Don Giovanni. Canto XII. Versi V-VI.Who hold the balance of the world? Who reign O’er congress, whether royalist or liberal? Who rouse the shirtless patriots of Spain? (That make old Europe’s journals squeak and gibber all.) Who keep the world, both old and new, in pain Or pleasure? Who make politics run glibber all? The shade of Buonaparte’s noble daring? — Jew Rothschild, and his fellow-Christian, Baring. Those, and the truly liberal Lafitte, Are the true lords of Europe. Every loan Is not a merely speculative hit, But seats a nation or upsets a throne. Republics also get involved a bit; Columbia’s stock hath holders not unknown On ‘Change; and even thy silver soil, Peru, Must get itself discounted by a Jew.

Brecht

Secondo scrittore Bertolt Brecht la scienza deve avere sempre un carattere socialepositivo, anche deve avere una qualità in grado maggiore, altrimenti sarà una distopia. Ecco un brano dalla opera di Bertolt Brecht con titolo “La vita di Galileo”.  

ANDREA (forte) La scienza non ha che un imperativo: contribuire alla scienza.

GALILEO E questo, l’ho assolto. Benvenuto allora nella mia sentina, caro fratello di scienza e cugino di tradimento! Vuoi comprare pesce? Ho pesce! E non è il mio pesce che puzza, sono io. Io svendo, e tu acquisti. O irresistibile potere di questa merce consacrata, il libro! Gli basta guardarlo, perché gli venga l’acquolina in bocca e ricacci giù tutti gl’improperi. La grande Babilonia, la scarlatta belva assassina, spalanca le cosce, ed ecco, tutto è cambiato. Santificata sia la nostra congrega di trafficanti, di riverginatori e di tremebondi davanti alla morte!

ANDREA La paura della morte è umana! E le debolezze umane non interessano la scienza.

GALILEO No!… Caro Andrea, anche nella mia attuale condizione mi sento di orientarvi un poco su tutto ciò che interessa questa professione di scienziato, cui vi siete legato per l’esistenza.

Breve pausa.

GALILEO (con le mani professoralmente congiunte sull’adipe) Nel tempo che ho libero – e ne ho, di tempo libero – mi è avvenuto di rimeditare il mio caso e di domandarmi come dovrà giudicarlo quel mondo della scienza al quale non credo più di appartenere. Anche un venditore di lana, per quanto abile sia ad acquistarla a buon prezzo per poi rivenderla cara, deve preoccuparsi che il commercio della lana possa svolgersi senza difficoltà. Non credo che la pratica della scienza possa andar disgiunta dal coraggio. Essa tratta il sapere, che è un prodotto del dubbio; e col procacciare sapere a tutti su ogni cosa, tende a destare il dubbio in tutti. Ora, la gran parte della popolazione è tenuta dai suoi sovrani, dai suoi proprietari di terre, dai suoi preti, in una nebbia madreperlacea di superstizioni e di antiche sentenze, che occulta le malefatte di costoro. Antica come le rocce è la condizione dei più, e dall’alto dei pulpiti e delle cattedre si soleva dipingerla come altrettanto imperitura. Ma la nostra nuova arte del dubbio appassionò il gran pubblico, che corse a strapparci di mano il telescopio per puntarlo sui suoi aguzzini. Cotesti uomini egoisti e prepotenti, avidi predatori a proprio vantaggio dei frutti della scienza, si avvidero subito che un freddo occhio scientifico si era posato su una miseria millenaria ma artificiale: una miseria che chiaramente poteva essere eliminata con l’eliminare loro stessi; e allora sommersero noi sotto un profluvio di minacce e di corruzioni, tale da travolgere gli spiriti deboli. Ma possiamo noi respingere la massa e conservarci uomini di scienza? I moti dei corpi celesti ci sono divenuti più chiari; ma i moti dei potenti restano pur sempre imperscrutabili ai popoli. E se il dubbio ha vinto la battaglia per la misurabilità dei cieli, la battaglia della massaia romana per la sua bottiglia di latte sarà sempre perduta dalla credulità. Con tutt’e due queste battaglie, Andrea, ha a che fare la scienza. Finché l’umanità continuerà a brancolare nella sua nebbia millenaria di superstizioni e di venerande sentenze, finché sarà troppo ignorante per sviluppare le sue proprie energie, non sarà nemmeno capace di sviluppare le energie della natura che le vengono svelate. Che scopo si prefigge il vostro lavoro? Non credo che la scienza possa proporsi altro scopo che quello di alleviare la fatica dell’esistenza umana. Se gli uomini di scienza non reagiscono all’intimidazione dei potenti egoisti e si limitano ad accumulare sapere per sapere, la scienza può rimanere fiaccata per sempre, ed ogni nuova macchina non sarà che fonte di nuovi triboli per l’uomo. E quando, coll’andar del tempo, avrete scoperto tutto lo scopribile, il vostro progresso non sarà che un progressivo allontanamento dall’umanità. Tra voi e l’umanità si scaverà un abisso così grande, che ad ogni vostro eureka risponderà un grido di dolore universale. Nella mia vita di scienziato ho avuto una fortuna senza pari: quella di vedere l’astronomia dilagare nelle pubbliche piazze. In circostanze così straordinarie, la fermezza di un uomo poteva produrre grandissimi rivolgimenti. Se io avessi resistito, i naturalisti avrebbero potuto sviluppare qualcosa di simile a ciò che per i medici è il giuramento d’Ippocrate: il voto solenne di far uso della scienza ad esclusivo vantaggio dell’umanità. Così stando le cose, il massimo in cui si può sperare è una progenia di gnomi inventivi, pronti a farsi assoldare per qualsiasi scopo. Mi sono anche convinto, Andrea, di non aver mai corso dei rischi gravi. Per alcuni anni ebbi la stessa forza di una pubblica autorità; e misi la mia sapienza a disposizione dei potenti perché la usassero, o non la usassero, o ne abusassero, a seconda dei loro fini. (Virginia è entrata con un vassoio: resta immobile ad ascoltare). Ho tradito la mia professione; e quando un uomo ha fatto ciò che ho fatto io, la sua presenza non può essere tollerata nei ranghi della scienza. (Bertolt Brecht, Vita di Galileo, trad. it. di E. Castellani, in B. Brecht, Teatro, Einaudi, Torino 1963).

Ci sono poeti e scrittori dal futuro. Nella storia dell’umana sono tanti i libri rivoluzionari, anche sono stano stati scrittori e poeti che hanno rotto le convenzioni e gli schemi Byron e Brecht lo dimostrano.

Apostolos Apostolou

Scrittore e Prof. di Filosofia

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