Qualche giorno fa ho parlato di come la democrazia sia un dono inestimabile scrivendo: “Che meraviglia la democrazia”, mai ci si stanca di apprezzarne il profumo, il gusto e la vista perchè essa è un bene vitale come l’aria, l’acqua, l’eguaglianza. Certamente è un sistema criticabile come ogni manifestazione della società umana ma almeno ci permette di respirare.
Guardate, ad esempio, questa immagine: un faccione enorme, categorico, fascistissimo che “ordina” ai sudditi del re di dare l’assenso ad un sistema totalitario che avrebbe approvato le leggi razziali e ci avrebbe trascinato in una terribile e inutile guerra, provocando su sè stesso e sull’Italia un disonore insanabile.
Nel 1934 il popolo italiano (o meglio gli uomini italiani) venne chiamato a votare per approvare la lista dei nuovi deputati designati dal Gran Consiglio del Fascismo potendo apporre la croce di preferenza sul SI’ o sul NO al Partito fascista: Mussolini ottenne il 99% dei consensi.
Pensate a che cosa si era costretti a dire “sì” nel 1934 e quale potere abbiamo oggi noi, figli di quegli italiani, di abrogare le norme ingiuste approvate dai nostri rappresentanti, di dire liberamente la nostra sulle scelte che avranno conseguenze nette sulla libertà ed la salute della nostra terra e dei nostri figli. Da quell’esperienza, da quei vent’anni, l’Italia apprese che era necessario ridare al popolo la dignità, che gli era stata negata, con una Costituzione che prevede all’articolo 75 la più forte manifestazione di democrazia, l’elemento che ha trasformato quei SI’ da un giogo ad un inno e che rappresenta l’intervento legislativo diretto del popolo: il referendum abrogativo.
Il 12 ed il 13 giugno ognuno di noi ha la possibilità di dimostrare come il voto non sia inutile e che, al contrario, è l’esercizio della libertà e della responsabilità individuale all’interno della società. Il voto è una goccia d’acqua, un granello nel deserto, un filo d’erba in un prato; se provo a pensare un mare senza gocce, un deserto senza sabbia, un prato senza fili d’erba, cosa vedo? Cosa vedete?
Federico Gangi
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