mercoledì , 8 Maggio 2024
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Richard Jewell: recensione del film di Clint Eastwood

Richard Jewell: recensione del film di Clint Eastwood

 

Con questa sua ottima pellicola, il quasi novantenne Clint Eastwood mette in scena con grande efficacia un altro dei suoi antieroi, ispirandosi a fatti accaduti veramente. Dimostrando ancora una volta il suo spessore come regista.

Richard Jewell, il protagonista che dà il nome alla pellicola, è una guardia di sicurezza che, durante le Olimpiadi estive del 1996 ad Atlanta, in Georgia, scopre uno zaino contenente un ordigno esplosivo in un parco. Il suo intervento evita una strage, e gli fa guadagnare gli onori della cronaca.

I media prima lo osannano come un eroe, poi lo accusano di essere il probabile autore dell’attentato, precipitando la sua vita nell’abisso. L’intervento di un avvocato gli permetterà di riabilitarsi. Il film narra quanto accaduto dall’attentato fino al 2007, quando viene scoperto e condannato il vero autore dell’atto criminale.

Richard Jewell: un vero antieroe

Richard Jewell è un ragazzone sovrappeso, con problemi di salute, ossessionato dall’ambizione di diventare un poliziotto. Sebbene abbia più di trent’anni, vive ancora con l’anziana madre, alla quale è molto legato. Per alcuni versi incarna molti stereotipi statunitensi: si ingozza di junk food, fatto che è alla base dei suoi problemi fisici, possiede un arsenale e ama le armi, non paga le tasse, è atterrito dall’idea di venire considerato un omosessuale.

In evidente sovrappeso, sgraziato nei movimenti e intellettualmente non superdotato, tanto che viene spesso dileggiato dai colleghi, è tuttavia una persona intimamente buona, caratterizzata da un alto senso della giustizia e sempre pronta a mettersi al servizio degli altri. Il suo maniacale senso del dovere e la perfetta conoscenza delle procedure sono i fattori che gli permettono di scoprire la bomba e di salvare molte vite umane.

Con un fisico sgraziato e le fattezze di un bambinone, preso in giro da tutti, Richard è nella sua essenza una persona con un cuore d’oro, con un alto senso delle istituzioni e pronto ad affrontare ogni pericolo per proteggere gli altri. Ha pochi amici. Solo l’anziana madre e un avvocato sul viale del tramonto, Watson Bryant, lo stimano veramente.

Richard Jewell: un film contro l’abuso di potere delle istituzioni

È proprio Bryant che lo mette in guardia, all’inizio del film, dal pericolo di diventare uno stronzo non appena si acquisisce un minimo di potere. Le persone che cercheranno di annientare il protagonista sono il suo opposto: belli fisicamente, brillanti intellettualmente, ma bacati dentro.

Kathy Scruggs è una reporter avvenente e spregiudicata, che fiuta subito la ghiotta occasione di creare un caso giornalistico sulle indagini, appena avviate dall’FBI, sul conto di Richard Jewell.

In effetti il profilo psicologico del probabile bombarolo di Atlanta coincide con le caratteristiche di Richard: un maschio frustrato, amante delle armi, in cerca di notorietà per evadere da una vita buia, ai margini della società. Kathy comincia quindi il linciaggio mediatico del protagonista, mettendo in moto un meccanismo perverso che, auto-alimentandosi, rischia di distruggerlo.

In questo è aiutata da un agente in carriera, Tom Show, che, in cambio di una prestazione sessuale, spiffera lo stato dell’arte delle indagini dell’FBI alla giornalista, trovandosi subito dopo nell’impellenza di chiudere il caso. Richard sembra essere un capro espiatorio perfetto. Tom tenta quindi di strappargli una confessione falsa, utilizzando mezzi surrettizi. Tom rappresenta infatti un’istituzione, l’FBI, per la quale il protagonista ha una fiducia cieca e quasi disarmante. Il consapevole tentativo di abusare della creduloneria di Richard è vomitevole, ma fallisce, perché in realtà il protagonista è meno sprovveduto di quanto spossa sembrare. L’intervento dell’avvocato Bryant è risolutivo per riabilitare Richard, salvandolo sia dal linciaggio mediatico che dalla sedia elettrica.

Le scene finali, ambientate nel 2007, vedono l’avvocato raggiungere il protagonista nella stazione di polizia dove è finalmente riuscito a diventare un agente, per comunicargli che il vero colpevole ha confessato. Richard muore nello stesso anno, per le complicazioni legate al diabete, a solo 44 anni.

Richard Jewell: un film da vedere

Clint Eastwood ha realizzato una pellicola semplice ma efficace, centrata su pochi personaggi, molto ben tratteggiati. Un plauso va alla splendida interpretazione di Paul Walter Hauser, che ha ci ha regalato un Richard Jewell molto credibile, diviso tra le sue ambiguità interiori e sballottato in un mondo spregiudicato, dove domina l’apparenza, nel quale i fatti possono essere fatti sparire dalla narrazione mediatica.

Il film critica due istituzioni, l’FBI e il mondo dei media, che diventano il simbolo del potere distorto, capace di distruggere cittadini indifesi per soddisfare le becere ambizioni dello stronzo di turno. E lo fa tenendosi alla larga dal politically correct tanto abusato in Italia (basti pensare a due recentissime pellicole nostrane, Tolo Tolo di Checco Zalone e Hammamet di Gianni Amelio).

Il risultato è un prodotto altamente godibile, che intrattiene e fa riflettere. Tra l’altro Clint Eastwood si è divertito a mescolare finzione e realtà, utilizzando filmati originali dell’epoca, che vengono trasmessi dalle televisioni in scena. Il vero Richard Jewell convive quindi con quello della finzione cinematografica, sia pure per pochi istanti. Una chicca cinematografica e un omaggio per quello che è stato un vero eroe, purtroppo dimenticato.

Perchè Clint Eastwood ha ancora una volta messo al centro l’uomo, con tutte le sue contraddizioni e le sue ambiguità. Un uomo che, nonostante tutto, può trovare dentro di sé risorse impensabili per tirarsi fuori da situazioni apparentemente senza uscita. Diventando un eroe. Senza ricorrere agli effetti speciali dei film della Marvel Cinematic Universe. Bravo Clint. Aspettando il tuo prossimo film…

Alessandro Marotta

 

 

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