E’ uno dei musicisti tunisini più conosciuti e apprezzati al mondo, un’unicità nel panorama jazz contemporaneo. Dhafer Youssef, cantante, compositore e virtuoso dell’Oud, il liuto arabo, sarà il protagonista, insieme al suo quartetto composto da Kristjan Randalu al pianoforte, Phil Donkin al contrabbasso e Ferenc Nemeth alla batteria, del terzo appuntamento della rassegna Il Volo del Jazz 2015. Sabato 21 novembre alle 21 al Teatro Zancanaro di Sacile Youssef porterà, per la prima volta in Friuli Venezia Giulia, il suo ultimo progetto, “Birds Requiem“. Il musicista di origine tunisina da anni fa da tramite tra la musica della sua terra e quella dell’Europa occidentale. Le radici della sua musica affondano nella tradizione Sufi e nella musica mistica, ma Youssef è sempre stato aperto alla musica di altre culture e al jazz. Lirismo arabo, potenza ritmica, forza della visione e improvvisazione contaminata da influenze multiculturali e jazzistiche sono le caratteristiche che distinguono le sue opere.
Nato il 19 novembre 1967 nel villaggio di Teboulba, Dhafer Youssef proviene da una lunga tradizione di muezzin. Per questa ragione inizia a cantare fin dalla più teneraN età, per poi sviluppare l’interesse per il jazz ascoltandolo di nascosto, nonostante il padre lo avesse iniziato alla scuola coranica. Per completare la sua formazione musicale e iniziare la sua carriera lascia la Tunisia e si trasferisce a Vienna. L’esaltazione creativa fornitagli dal multiculturalismo della città gli apre le porte di un mondo nuovo, ricco di possibilità e incontri. Sedotto dal jazz e da altri generi, come la musica indiana, moltiplica jam session e musica dal vivo, fino all’incontro con il percussionista austriaco Gerhard Reiter, con il quale forma il suo primo gruppo, “Zeryab”. In Europa a partire dal 1990 ha la possibilità di esibirsi in Austria, Francia, Germania, Svizzera, Regno Unito, Italia. Il suo primo album, “Malak” (1998, Enja Records), incorpora il lirismo arabo, la potenza ritmica, la forza della visione e l’improvvisazione contaminata da influenze multiculturali e jazzistiche. Nei suoi lavori successivi, grazie alle collaborazioni con alcuni grandi musicisti della scena jazz europea e non solo, Youssef arricchisce il proprio bagaglio musicale con contaminazioni sempre nuove. Nel 2001 registra, con la ex sezione ritmica della Sugar Hill Gang and Tackhead di Will Calhoun e Doug Wimbish, “Electric Sufi“, il suo secondo album con Enja Records, dando vita a una miscela sonora esaltante, che gli consente di sperimentare con la sua voce, usandola come fosse uno strumento musicale. Con il suo terzo album, “Digital Prophecy” del 2003, si spinge ancora oltre nella ricerca di nuove sonorità, coinvolgendo alcuni grandi artisti della scena elettro-jazz nordica e dando vita a una magica alchimia tra le sonorità elettroniche e il suo Oud. Il suo virtuosismo vocale e la maestria nell’accarezzare le corde del liuto arabo rendono Dhafer Youssef uno dei musicisti più in vista del panorama world-fusion: le sue musiche, come suggerisce Time Out in una sua recensione, “trasformano i ritmi del terzo mondo con la tecnologia del primo mondo, una sottile membrana multiculturale che connette l’antico e il moderno, il sacro e il profano”. Nel corso della sua carriera Youssef ha suonato, tra gli altri, con Uri Caine, Tigran Hamasyan, Jon Hassell, Markus Stockhausen, Nguyên Lê, Omar Sosa, Hüsnü Şenlendirici e il chitarrista norvegese Eivind Aarset. E’ stato nominato a diversi premi per i suoi lavori nella musica d’avanguardia. Ha pubblicato finora sei album e vanta anche un’importante collaborazione con il trombettista sardo Paolo Fresu.
“Birds Requiem“, che presenterà allo Zancanaro, è un’opera molto personale, che è stata creata in un momento di svolta nella sua vita. Il musicista tunisino si è circondato di una mezza dozzina di artisti, provenienti da differenti universi musicali: il favoloso pianista estone Kristjan Randalu, il chitarrista jazz norvegese Eivind Aarset, il trombettista norvegese Nils-Petter Molvaer, il clarinettista turco Hüsnü Senlendirici, il suonatore turco di kanun Aytac Dogan, il bassista inglese Phil Donkin e il percussionista indonesiano Chander Sardjoe. La copertina del disco, in bianco e nero, rappresenta l’artista con il suo Oud sulla schiena, su una spiaggia deserta popolata solo da uccelli. Questa immagine sobria, essenziale e intensamente poetica percorre musicalmente tutto l’album, che si offre come un‘ideale colonna sonora di un suo personalissimo film, che il musicista definisce “concepito intorno a due entità, me e la mia continua ricerca dell’anima errante, a simboleggiare l’idea della dissoluzione del corpo e il vagare dell’anima”.
Biglietti online su Vivaticket e nei punti vendita autorizzati (a Sacile presso Cartoleria Abacus, Centro Commerciale Serenissima, Viale Matteotti 36/b). Acquistabili anche la sera stessa del concerto dalle 18.30 alla biglietteria del Teatro Zancanaro.