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SABATO 8 MARZO, ALLE 18.00, AL MUSEO REGIONALE DI CAPODISTRIA,

INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA “UN TEMPO PIENO DI ATTESE. IL CAMPO PROFUGHI DELLA RISIERA DI SAN SABBA NELLE FOTO DI JAN LUKAS”

Sarà inaugurata sabato 8 marzo, alle ore 18, nel Museo regionale / Pokrajinski muzej di Capodistria, la mostra fotografica Un tempo pieno di attese. Il campo profughi della Risiera di San Sabba nelle foto di Jan Lukas”, realizzata dal Civico museo della Risiera di San Sabba, Monumento nazionale. La rassegna racconta la poco nota vicenda del campo profughi stranieri della Risiera di Sabba attraverso le fotografie scattate nel 1965 da un maestro della fotografia europea, il boemo Jan Lukas, che si trovava in Risiera in veste di rifugiato politico.

L‘ex lager nazista della Risiera di San Sabba fu campo per rifugiati stranieri dal 1949 al 1965, ospitando una media giornaliera di 1300-1500 persone, per circa 8000 arrivi l’anno. I rifugiati erano soprattutto jugoslavi, ma anche russi, bulgari, rumeni, albanesi e apolidi, che si consegnavano alle autorità italiane dopo aver varcato il confine italo-jugoslavo, di solito clandestinamente.

Nella Risiera c‘erano “profughi in sosta”, che rimanevano a lungo perché più volte respinti dalle Commissioni per l’emigrazione dei vari Paesi, e “profughi in transito”, che – come Jan Lukas e la sua famiglia – si fermavano poche settimane, il tempo di ottenere lo  status di rifugiati politici ed esser trasferiti in altri campi italiani, da dove emigrare all’estero. Il campo, recintato e sorvegliato, era diviso in tre sezioni (uomini soli, donne sole, famiglie), con spazi collettivi. Finanziato dal Governo militare alleato fino al 1954 e dal Ministero dell’interno italiano successivamente, contava circa 60 tra medici, infermieri e amministrativi, e un contingente di forza pubblica. Freddo, incendi, strutture fatiscenti, risse rendevano la permanenza difficile; ciononostante, per molti, il campo della Risiera fu un luogo in cui iniziarono a prendere consistenza le aspettative di un futuro di libertà.

Jan Lukas (České Budêjovice, Repubblica Ceca 1915 – New York, USA 2006), uno dei padri del fotogiornalismo ceco, inizia a fotografare a dodici anni ispirandosi a maestri come Kertész e Brassai. Dopo il diploma a Praga, dove la famiglia si è trasferita dal sud della Boemia, studia fotografia a Vienna, pubblicando presto sulla stampa internazionale e partecipando a importanti mostre collettive. La sua presenza nei momenti cruciali della storia cecoslovacca confluisce nel fondamentale ciclo Diario Praghese 1938-1965. Nel 1965 con la sua famiglia abbandona il Paese d’origine. Le foto realizzate durante il periodo di permanenza nei campi profughi italiani tra 1965 e 1966 (Gorizia, Trieste, Latina, Capua) formano la serie Diario Italiano, oggetto di questa mostra. Nel 1966 si trasferisce a New York, dove opera come fotoreporter (Life, National Review), produce opere straordinarie come il ciclo Islanders ed espone in rilevanti mostre. Il suo ampio lavoro, modello per generazioni di fotografi, è oggi presente in alcuni tra i più prestigiosi musei del mondo.

La mostra, a ingresso gratuito, sarà visitabile nella Galleria del Museo fino al 31 marzo, da martedì a venerdì, con orario 9.00- 17.00, sabato domenica e festivi dalle ore 11.00 alle 17.00.

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