Dopo lo strepitoso successo della coreografa brasiliana Jathay, Teatro Contatto nei giorni scorsi ha ospitato sul palco del Teatro Palamostre di Udine il giovane artista croato Matija Ferlin con due episodi della sua trilogia Sad Sam. Il primo, Sad Sam Almost 6, è stato messo in scena nella sala “Carmelo Bene” trasformata in una stanza dei giochi dove il pubblico ha trovato una enorme stella di lampadine a illuminare un cerchio magico con 126 animaletti. Gli spettatori erano invitati a sedersi su cuscini posizionati a terra, con al centro l’artista che faceva l’appello depennando bestia dopo bestia da un lunghissimo elenco. È un viaggio nella memoria, un viaggio nell’infanzia in cui tanta importanza hanno avuto questi compagni di gioco, questi animalietti che fin dall’antichità hanno accompagnato la crescita di ogni bambino. Sono oggetti che animano la fantasia e che diventano amici e custodi di segreti, compagni sempre pronti ad ascoltare in silenzio e a vivere con noi il gioco che anticipa la vita.
Il performer/infante al centro del cerchio dirige i giochi, canta, balla, parla e si traveste con corone, dita e mantelli di carta. Detta le regole di questo cerchio perfetto e i partecipanti devono osservarle scrupolosamente se non vogliono essere rimproverati. L’equilibrio peró si rompe quando il cavallino Modesto decide di uscire. A questo punto le cose cambiano, ora tutto è diverso ed è come se, di colpo, si fosse cresciuti. Cambiano i ruoli ed anche i rapporti tra le persone e le cose. E’ il momento in cui le lampadine della grande stella si spengono. Si accendono invece i riflettori, impietosi, sulla vita vera.
Una pausa. Poi è il tempo di Sad Sam Lucky, rappresentato nella sala “Pasolini”. Il lavoro è un omaggio al poeta Srečko Kosovel, considerato il “Rimbaud sloveno” morto a soli 22 anni. Ferlin cerca e rincorre un dialogo intimo tra anime, la sua e quella del poeta alla ricerca del senso della vita. “Mi aspetta un duro lavoro, non è divertente?” dice l’attore per scandire i momenti in cui si articola la performance.
In scena un tavolo su cui vengono appuntati i fogli di un copione sempre diverso, una pila di libri e di altri fogli a terra. Questi sono gli strumenti che accompagnano il performer sulla scena permettendogli di rivivere sul suo corpo e con il suo corpo aneddoti e racconti tratti dai versi di Kosovel. Dolore, guerra, morte, fanno parte del percorso che segue il protagonista alternati, a tratti, da momenti in cui non manca una ironia sottile.
Infanzia, adolescenza, età adulta. Sad Sam è in fondo la storia di ognuno di noi.
Maria Teresa Ruotolo