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Sorj Chalandon  vince la XIII edizione 2017 del Premio Letterario Internazionale Tiziano Terzani

Sorj Chalandon vince la XIII edizione 2017 del Premio Letterario Internazionale Tiziano Terzani

ROMA – La quarta parete, il romanzo del reporter e scrittore Sorj Chalandon – edito in Italia da Keller (traduzione di Silvia Turato) – vince la XIII edizione 2017 del Premio Letterario Internazionale Tiziano Terzani. Lo ha annunciato a Milano questa mattina – giovedì 20 aprile, presso la sede del Touring Club – la presidente della Giuria Angela Terzani. Sorj Chalandon sarà premiato sabato 13 maggio al Teatro Nuovo Giovanni da Udine (ore 21) nel corso di una serata-evento, da sempre il momento più atteso del Festival vicino/lontano, che nel 2005, in collaborazione con la famiglia Terzani, ha istituito il Premio. Il festival, quest’anno alla sua XIII edizione, è in programma a Udine dall’11 al 14 maggio. La Giuria che ha assegnato il prestigioso riconoscimento è composta da Giulio Anselmi, Enza Campino, Toni Capuozzo, Tommaso Cerno, Marco Del Corona, Andrea Filippi, Àlen Loreti, Milena Gabanelli, Ettore Mo, Carla Nicolini, Paolo Pecile, Valerio Pellizzari, Peter Popham e Marino Sinibaldi. Info www.vicinolontano.it

Sorj Chalandon

«Ho appreso con emozione del Premio – ha dichiarato Chalandon – e ho accolto la notizia con orgoglio e umiltà, perché si tratta di un riconoscimento intestato a un grande uomo. Il mio lavoro di romanziere comincia dove finisce quello di reporter. In Libano il mio taccuino era aperto sempre su due pagine, su quella a destra scrivevo i fatti, registrando la realtà come la vedevo; su quella a sinistra annotavo invece le emozioni e le reazioni più intime di fronte a quello che avevo vissuto. Questo libro raccoglie di fatto tutte le pagine sinistre dei miei taccuini libanesi. È l’occasione, per un piccolo francese, per un piccolo giornalista, per un piccolo scrittore, di essere qui, con voi, in un’altra lingua, e raccontare, in modo universale, la difficoltà di far fronte alla guerra; la paura di far fronte alla pace». ​
«La quarta parete è un romanzo che distrugge la distinzione dei generi letterari, che mette in ombra analisti e storici, che li riassume e li scavalca – recitano le motivazioni per l’assegnazione del Premio Terzani 2017 – È un romanzo scritto “con una farfalla nella testa, e con un cuore di troppo” come dice uno dei protagonisti. Proprio questa narrazione emotiva, che trascura comandanti e sigle di armi, va oltre il perimetro libanese e i limiti del calendario. Chalandon ha sperimentato la violenza a Beirut, in Afghanistan, in Irlanda, nel tempo il suo dna è cambiato. Ci sono voluti oltre trenta anni per elaborare i massacri di cui è stato testimone mentre sparivano i cedri e aumentavano le macerie. In filigrana emergono le tribolazioni dell’intero Medio Oriente dopo la stagione coloniale dei protettorati, dei confini disegnati dagli stranieri con la riga, fino alle cronache di questi giorni da Aleppo e da Mosul. Anche le macerie di Palmira hanno ospitato l’orchestra di San Pietroburgo. Il teatro della guerra non chiude mai. La quarta parete è come un grande affresco senza tempo e senza cornice».
Sorj Chalandon era entrato nella cinquina finalista del Premio Terzani 2017 con Li Kunwu e P.Ôtié per Una vita cinese (add editore), Domenico Quirico per Esodo (Neri Pozza); Gerard Russell per Regni dimenticati (Adelphi) e Brian Turner per La mia vita è una paese straniero (NN editore). Nelle passate edizioni il Premio è stato attribuito a: François Bizot, 2005; Jonathan Randal, 2006; Anna Politkovskaja (alla memoria), 2007; Fabrizio Gatti, 2008; Ahmed Rashid, 2009; Umberto Ambrosoli, 2010; Leslie T. Chang, 2011; ‘Ala al-Aswani, 2012; George Soros 2013; Mohsin Hamid e Pierluigi Cappello (ex aequo), 2014; David Van Reybrouck, 2015; Martín Caparrós, 2016.
«La quarta parete – ha affermato Angela Terzani – è ambientato nel Libano della guerra civile, all’inizio degli anni Ottanta, nel pieno del conflitto che dal 1975 al 1990 ha insanguinato il Paese. Non è un reportage di guerra, ma un libro sulla guerra. Sulla sua potenza, sulla sua pervasività, sul suo impatto nel quotidiano di chi la vive: anche di chi, come nel caso di Georges, il protagonista del romanzo, non ne è direttamente coinvolto, ma finisce per esserne risucchiato. C’è molto dell’autore in Georges, il regista teatrale che, per rispettare le volontà di Samuel, l’amico ebreo di Salonicco morente in un letto d’ospedale, si reca in Libano per mettere in scena l’Antigone di Jean Anouilh, la pièce che per la prima volta fu rappresentata nella Parigi occupata dai nazisti. La quarta parete non è un libro di “attualità”, ma un romanzo che condensa lo scontro eterno tra la barbarie della guerra e l’umanità più profonda, uno scontro dall’esito tragico». Sorj Chalandon (Tunisi, 1952) ha lavorato dal 1974 al 2007 come corrispondente e reporter del quotidiano francese Libération, documentando alcuni dei conflitti più sanguinosi degli ultimi decenni: è stato in Iraq, Iran, Somalia e Afghanistan, e a Beirut nel 1982, dove fu tra i testimoni dell’eccidio nel campo profughi palestinese di Sabra e Chatila: “è lì – ha confessato – che ho serbato in me ciò che un uomo abbandona mentre cammina nel sangue di altri esseri umani. Un giornalista deve essere in grado di raccontare la guerra senza cedere al pianto, e io non ho pianto. (…) Così ho deciso di affidare a Georges le mie lacrime, la mia collera, i miei dubbi, lasciando soprattutto che si spingesse là dove io non mi ero spinto, oltre ciò che la guerra strappa agli uomini”. Tra gli altri suoi romanzi, tradotti in numerosi paesi: Il mio traditore (Mondadori 2009) e Chiederò perdono ai sogni (Keller 2014).
Al festival vicino/lontano 2017 (domenica 14 maggio, Chiesa di san Francesco, ore 11.30) Tiziano Terzani sarà ricordato anche in occasione della presentazione in anteprima del libro, edito da TEA, “Diverso da tutti e da nessuno”. Il volume, a cura di Angela Terzani, raccoglie oltre quaranta testimonianze, la maggior parte delle quali inedite, firmate, tra gli altri, dai più importanti corrispondenti dall’Asia, che ricordano lo stile, l’originalità, il fascino specialissimo di uomo, che voleva essere, ovunque andasse, uguale a tutti, per praticare al meglio quel “giornalismo dal basso” che rese indimenticabili i suoi reportage. Il volume è arricchito da alcune immagini del fotografo della Magnum, Abbas, ed è chiuso dalla testimonianza della figlia Saskia e da un “dialogo” del figlio Folco con il Vecchio reso celebre dalle pagine di “Un altro giro di giostra”. A Udine converseranno con la curatrice Giovanna Botteri, Ferruccio de Bortoli, Bernardo Valli e Daniele Rielli.

About Enrico Liotti

Giornalista Pubblicista dal 1978, pensionato di banca, impegnato nel sociale e nel giornalismo, collabora con riviste Piemontesi e Liguri da decenni.

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