“Sono nato in Italia, ma con il cuore nel Sud degli States”: si aprono così le note del booklet di SOUTHLAND (Fono Bisanzio), primo (e forse unico) disco di VALTER GATTI, cronista musicale e giornalista di cultura. SOUTHLAND è distribuito da IRD e sarà disponibile nei negozi, su Amazon.com e sugli store digitali a partire dal 10 novembre.
Ricco di influenze southern, Southland è una “meditazione folk-blues” su vita e destino, amore e speranza. Sono dieci canzoni, di cui otto firmate da Valter Gatti, che vedono la presenza di ospiti specialissimi: Michele Gazich (violino, viola e produttore del cd), Massimo Priviero (voce in Raffiche di Vento), e tre guest-star della chitarra “sudista”: Greg Martin (lead guitar dei Kentucky Headhunters, storica southern rock band), Chris Hicks (lead guitar della Marshall Tucker Band) e Greg Koch (guitar hero e testimonial ufficiale di Casa Fender per il mondo Telecaster). Il booklet – 24 pagine – racconta in parole e immagini (Kentucky, Mississippi, Tennessee, Georgia, Illinois, Indiana, Alabama ….) la gestazione e la nascita dell’album, con i saluti di tutti i musicisti italiani ed americani ospiti nelle varie registrazioni.
Prodotto da Michele Gazich, Paolo Costola e Valter Gatti, Southland è stato registrato e mixato a Brescia, presso il MacWave Studio, con l’aggiunta di una serie di registrazioni realizzate al Barrick Studio di Glasgow, Kentucky. Hanno dato un contributo fondamentale alla nascita dell’album anche Valerio Gaffurini (keyboards and backing vocals), Larry Mancini (bass), Alberto Pavesi (drums and percussion) e Raffaella Zago (backing vocals).
Pensieri sparsi sulle canzoni
In Southland ci sono otto canzoni di Valter Gatti e due cover. Queste ultime sono una versione terribilmente acustica di All Along the Watchtower (B.Dylan) ed una reinterpretazione folk-blues di The Joker, capolavoro di Steve Miller. Entrambe ridotte all’osso, proposte in un’operazione di arrangiamento minimale.
Le canzoni originali firmate da Gatti – che ha iniziato a suonare da adolescente in numerose band del lodigiano e del Sud Milano e che ha militato a lungo nel gruppo di giornalisti-goliardi De Press – sono nate in un vario periodo di tempo che copre sostanzialmente gli ultimi 20anni. Le canzoni originali sono:
Southland, “un brano introduttivo atmosferico, che cerca di introdurre negli umori e nelle migliori idealità del Sud degli States e risente di fortissime ispirazioni da Ry Cooder”; arrangiamento acustico, slide guitar, Hammond, sonagli.
Raffiche di vento, “un brano scritto d’impeto, che dice un’antica verità: riceviamo dalla vita più di quello che meritiamo”. Chris Hicks sfodera un poderoso solo di chitarra intrecciato al violino di Michele Gazich, mentre la voce di Massimo Priviero fa vibrare di autentico spirito rock tutto il testo.
Your Town: “un gospel-blues sulla ricerca di un luogo e di un tempo in cui essere felici”; lenta e calda, è arricchita da un bel coro gospel e da un prezioso solo di Greg Martin, in vena di toccare le corde di cui è stato maestro Duane Allman.
Longlife Blues: in uno scenario pienamente country-blues si sviluppa “una ballata che racconta un gioco a nascondino tra l’uomo e Gesù Cristo, in perfetta sintonia con la cultura southern di Flannery O’Connor”. La slide di Greg Martin riempie questo blues veloce di aromi del Tennessee.
Take Me as I Am: è una ballata per voce e pianoforte che eccheggia le ispirazioni di Leonard Cohen; “Il tuo sguardo oltre il buio”: questa frase è forse il vero “cuore” di tutto il cd, all’interno di una canzone intensa e notturna scritta per ricordare che in un grande amore “nulla va mai perduto”;
Gloomy Witness: veloce e robusta, questa ballata dylaniana vive del duetto tra il violino di Gazich e la chitarra di Greg Koch, maestro della Telecaster; nella vita non sei mai spettatore, suggerisce il testo: non fingere disinteresse, perché “sei sempre tu sulla scena”;
In My Boots: “un classico rock-blues che ruota attorno a una domanda ricorrente: ma gli altri cosa farebbero al mio posto?” E’ Greg Martin a dare grinta e verve all’andamento bluesy della canzone, con un Gibson pulita e pastosa.
Chiude l’album Dove Sei: “una canzone d’amore. O meglio una canzone sull’inafferrabilità dell’amore”. Puramente acustica, interpretata in duetto vocale da Gatti e Michele Gazich, è anche la canzone “più vecchia” di tutto l’album: data di nascita, fine anni ’90.