Si è parlato di “Terrazzamenti nella periferia di Trieste” e di “Muri in pietra a secco in agricoltura a protezione idrogeologica”nell’auspicio di un opportuno ritorno a metodi e tecniche del passato per un più razionale e duraturo recupero delle aree degradate e la ripresa di quell’indirizzo sicuro e consono alla conservazione e alla tutela del territorio. Tutto ciò nell’ambito del ciclo di conferenze svolte all’interno dell’XI edizione dell’Infiorata di Opicina – Opčine v Cvetju promossa dall’Associazione per la Difesa di Opicina – Združenje za Zaščito Opčin.
Relatore dell’atteso incontro tenutosi mercoledì 28 giugno nella sala convegni della Banca di Credito Cooperativo del Carso – Zadružna Kraška Banka di Opicina è stato l’Ing. Sergio Gnesda dell’Associazione Cerav di Parigi.
“I muri e le strutture accessorie (ripari, ripostigli, scale, mensole ecc..) in pietra a secco dei terrazzamenti in arenaria-flysch della costiera e periferie di Trieste – ha spiegato Gnesda – sono poco conosciuti se confrontati ai manufatti simili in calcare del sovrastante Carso classico”. Nella conferenza sono stati trattati due temi: «Terrazzamenti in agricoltura nella costiera di Trieste» e «Muri in pietra a secco a protezione idrogeologica nella periferia di Trieste» separando la parte “agricola-produttiva” (da Sistiana a Barcola) da quella “a protezione del territorio” (da Barcola fino a San Giuseppe della Chiusa).
“Nel periodo d’espansione economica e sociale di Trieste (secolo XVII) – ha relazionato Gnesda – i contadini dei dintorni iniziarono a sfruttare, in maniera sistematica, la poca terra disponibile ricavando terrazzamenti in terreni acclivi che dai villaggi sull’orlo dell’altipiano scendono verso il mare. Si trattava di trovare fianchi collinari, con buona esposizione, che permettessero di ricavare, con la costruzione di muri di sostegno, dei terrazzamenti sufficientemente grandi per sistemare filari di viti coltivate sopratutto a pergola”. La coltura della vite a pergola nei terrazzamenti costieri è stata presentata nel contesto storico (catasto teresiano, catasto fanceschino ecc…), descrivendo le tipologie, i metodi di lavorazione dei terreni e delle viti nonché presentando la sorgente di Škèdanc. “Nella parte bassa delle pendici dell’altipiano carsico della periferia di Trieste – ha ripreso Gnesda – si trovano sistemi di muri di terrazzamento a protezione idrogeologica del territorio dedicati alla regolazione e contenimento dei flussi d’acqua di torrenti e ruscelli, i cui corsi diventano dirompenti dopo gli acquazzoni estivi. Essi evitano il trascinamento, lungo i canaloni, di massi e tronchi e riducono l’erosione causata dal dilavamento delle acque superficiali. I muri (anche una quindicina in cascata) costituiscono spesso strutture complesse e di dimensioni notevoli quando sono a protezione di ponti e viadotti delle ferrovie o strade di importanza commerciale”.
Sono stati presentati due sistemi : “Rio Storto sinistro” situato nel canalone, ad un centinaio di metri a monte ed a valle dell’ex-ferrovia Trieste-Erpelle, fra l’uscita dalla galleria di San Giuseppe della Chiusa e il viadotto Longera e “Cologna in monte” in corrispondenza del canalone del rio Verondovlaitz nella parte che parte dalla strada per Opicina – Via Commerciale (zona Banne – Contovello) e scende a valle verso Roiano alta.
I due sistemi sono stati presentati inserendoli nel contesto delle importanti modifiche viarie cercando di comprendere se i muri di quelli che ora sono solo tracce di terrazzamenti, coperti da terra, cosparsi di grossi alberi divelti e massi, fossero stati prettamente idrogeologici e se i pastini, in generale di piccole superfici, fossero sfruttati per delle culture orticole – agricole. “Per Cologna in monte” le rampe, le scalinate e scalini come pure una scalinata in galleria – ha concluso Gnesda – dimostrerebbero la presenza di vecchie vie di passaggio per salire verso Conconello”.
Le due conferenze a tema rientravano nella dimensione “culturale – educativa” dell’ormai tradizionale Infiorata, manifestazione che, pensata e ideata da Giovanna Venturini vedova Crismani e organizzata dall’Associazione per la Difesa di Opicina – Združenje za Zaščito Opčin già da 11 anni a questa parte, ingentilisce l’aspetto del borgo carsico con piante e fiori che vengono composti secondo il gusto individuale ma che anche, più nello specifico, si propone di stimolare e promuovere il ritorno agli usi e costumi locali.
La premiazione, che concluderà l’evento, avrà luogo domenica 2 luglio dalle ore 18.00 presso la sede dell’ACS – SKD “TABOR” di Via Nazionale 51. A tutti gli iscritti verrà consegnato un diploma di partecipazione, mentre i primi 3 classificati di ogni singola categoria riceveranno un premio di valore crescente in base al piazzamento conseguito. Un riconoscimento speciale sarà conferito infine all’autore dell’opera che saprà esprimere al meglio la propria creatività nel rispetto della tradizione locale.
Andrea Forliano