La paranza dei bambini, tratto dal romanzo di Riberto Saviano in scena nei gioni scorsi a Udine e Cervignano per Teatro Contatto racconta come la camorra (in questo caso a Napoli) recluta i ragazzini per svolgere i traffici illeciti.
Ne la paranza si narrano le vicende che hanno portato all’ascesa e alla conseguente caduta di un gruppo di adolescenti attirati dal potere, dal colore e dall’odore dei soldi come i pesciolini del mare che sono attirati in superficie dalla luce del sole. Sono la paranza, appunto.
Ciò che colpisce, da subito è la veridicità dei fatti, l’immediatezza delle immagini che arrivano allo spettatore senza mediazione alcuna. Urla, botte e spari sono la lingua utilizzata per “comunicare”. I protagonisti hanno dei nomi che ricodano i fumetti e i giochi elettronici, sembrano vivere in un gioco dove però di ludico non c’è proprio nulla: quella è la vita vera che si sono scelti e che li distruggerà inevitabilmente. Sarebbe facile credere di aver a che fare con ignorantelli: il capo banda è uno che va a scuola, uno “studiato” che apprezza Machiavelli applicandone la lezione a un contesto grottesco. Il nero invade il palco e la scenografia è caratterizzata da due piani, uno basso ove si svolge la vita dei ragazzini, i loro progetti le loro discussioni la vita di ogni giorno. Quello alto rappresenta il successo, da ottenere con la vendita della droga e il controllo del territorio circostante.
Il collegamento tra i due piani avviene grazie a due rampe che vengono spostate, a seconda delle necessità, dagli attori stessi. Attori guidati dal regista Mario Gelardi e che appartengono e provengono dal Nuovo Teatro Sanità di Napoli. Si tratta di un luogo proprio nel rione Sanità dove i ragazzi possono imparare a vivere in modo lecito, fanno l’esperienza del teatro. Un luogo “magico” dove trovare rifugio.
mtr