Il 10 agosto del 1916 Nazario Sauro (patriota e militare italiano, uno tra le più importanti figure dell’irredentismo italiano e massimo rappresentante di quello istriano) moriva a Pola. Cinquant’anni dopo, il 10 agosto del 1966, veniva inaugurata a Trieste la sua statua, opera dello scultore Tristano Alberti. Oggi, passati altri 50 anni, la grande statua bronzea su basamento in pietra d’Istria raffigurante Nazario Sauro è stata riconsegnata e presentata alla cittadinanza pulita e restaurata.Nel corso di una conferenza stampa -svoltasi ai piedi del monumento davanti alla Stazione Marittima- sono state illustrate le modalità del significativo intervento di restauro e valorizzazione dello storico monumento, che avviene nel centenario della prima Grande Guerra. I lavori sono stati promossi dai Civici Musei del Comune di Trieste, in accordo con la Soprintendenza ai Beni Culturali e realizzati dalla ditta Mauro Vita restauro e conservazione. Sul posto sono intervenuti, tra gli altri, l’assessore comunale alla Cultura Paolo Tassinari, la direttrice del Museo d’Arte Moderna Revoltella e dei Musei Civici di Storia ed Arte Maria Masau Dan, per la Soprintendenza la dott.ssa Rossella Scopas Sommer , i presidenti dell’ANVGD Trieste e del Comitato per le Onoranze a Nazario Sauro, dell’ Associazione comunità istriane, della Fameia Capodistriana e dell’IRC II restauro –è stato evidenziato nel corso dell’incontro– ha interessato sia la statua bronzea che il suo basamento in pietra, con il fine di ridare al manufatto l’originale patina del tempo. La parte in bronzo era la più rovinata, pertanto è stata quella che ha maggiormente pesato sulle operazioni di restauro. Si è intervenuto essenzialmente sulle zone ossidate (riconoscibili perché caratterizzate dalla presenza di abbondanti gore di colore verde) e su quelle cerose (ricoperte da una patina nera dovuta alla cera addizionata a pigmento) ed inoltre sulle micro-fessurazioni per ovviare al rischio di un’ossidazione più interna. Anche la pietra, a causa dell’ossidazione del bronzo, era anch’essa interessata da gore di colore verde soprattutto sulle zone sommitali.Il lavoro di restauro, del valore di oltre 6 mila euro, è stato eseguito dal personale specializzato della Mauro Vita che, mediante una paziente, blanda e ripetuta abrasione manuale, eseguita con spazzolini a setole morbide e polvere abrasiva, ha eliminato le superfici interessate da ossidazione. Poi mediante dei lavaggi con acqua distillata addizionata di tartrato di potassio, ha asportato le zone cerose di colore nero conferendo così alla statua un’immagine cromatica uniforme e piacevole alla vista. Sulla parte sommitale del basamento si è provveduto ad asportare l’ossido di rame con prodotti complessanti, previa interposizione di fogli di cellulosa. Anche in questo caso le fessurazioni sono state risarcite mediante una resina e poi pigmentate con terre per uniformare il colore della pietra stessa. Statua bronzea e basamento hanno visto, come ultimo passaggio, la stesura di protettivi che dovranno “difendere” i materiali dagli eventi atmosferici e climatici per un lungo periodo. “Assieme alla ricerca e alla catalogazione –ha detto l’assessore Paolo Tassinari– il lavoro di conservazione e valorizzazione dei monumenti è uno dei compiti centrali delle istituzioni museali e culturali, un impegno condiviso, per vivere sempre meglio i nostri tempi, nel rispetto della storia e dei suoi luoghi”. Soddisfazione per il riuscito restauro, che segue gli interventi alla statua di Saba e alla lapide ai Volontari Giuliani sul Castello di San Giusto, è stata espressa anche dalla direttrice Masau Dan che ha ribadito l’importanza di “agire anche sugli spazi urbani per favorire la conservazione della memoria in funzione educativa e didattica”.La dott.ssa Rossella Scopas Sommer ha a sua volta sottolineato la positiva collaborazione realizzata tra il Comune e la Soprintendenza, mettendo anche in luce come “il tema istriano era ben conosciuto dallo scultore triestino Tristano Alberti, che già all’inizio degli Sessanta collaborava con l’Opera Assistenza Profughi Giuliano Dalmati, scolpendo una serie di effigi sacre raffiguranti i patroni delle terre abbandonate dai profughi”. Parole di stima e apprezzamento per l’intervento di restauro sono venute anche dai presidenti Renzo Codarin, Piero Sardos Albertini e Chiara Vigini, che hanno confermato il comune impegno a programmare una bella mostra per l’anno prossimo, nel Centenario della morte di Nazario Sauro.
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