Canzoncina ritmata con un testo che entra nel cervello Tropicana fa da sfondo alla storia omonima raccontata dalla regista Irene Lamponi che narra di una famiglia fragile e allargata dei nostri giorni.
Una storia come tante dove una donna viene lasciata dal marito (che costruirà un altro nucleo con la nuova compagna) e la figlia adolescente deve crescere in fretta, suo malgrado per sostenere la madre depressa. Fa parte di questo quadretto la vicina di casa alle prese con la badante della madre anziana.
Tre solitudini di donne che si incontrano e si scontrano. Ma se da un lato facile sarebbe supporre una potenziale implosione dei personaggi a causa dei legami familiari oppressivi, dall’altro grazie alla comparsa in scena del ragazzo della giovane i rapporti assumono una dimensione più serena. Di speranza. Malinconica speranza.
Il ritmo di Tropicana è incessante, i passaggi da una scena all’altra sono accompagnati da brani di Lou Reed e The Smiths. Il testo è semplice, immediato, le battute, divertenti, sarcastche talvolta ciniche, una dopo l’altra strappano agli spettatori molte risate. Allo stesso tempo, però, è molto facile l’immedesimarsi nei vari personaggi, nelle storie che raccontano e nelle emozioni che vivono. La famiglia di Nina diventa la famiglia che tutti abbiamo, piena di contraddizioni ma “porto sicuro” in cui approdare nei momenti di difficoltà. Perché per quanto si possa sperare, la vita non è “come dentro a un film”.
Bravissimi gli attori in scena, Lucia, la mamma è Elena Callegari, Nina la figlia è Irene Lamponi, Cristina Cavalli è Meda, la vicina di casa, e Leo il fidanzato di Nina è Marco Rizzo. Tropicana è stata messa in scena dal regista udinese Andrea Collavino e prodotta dal Teatro della Tosse di Genova.
Per Contatto 36 al Teatro San Giorgio di Udine.
Maria Teresa Ruotolo