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UFO, l’atteso rapporto del Pentagono non conferma nè smentisce la presenza degli alieni

UFO, l’atteso rapporto del Pentagono non conferma nè smentisce la presenza degli alieni

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Il 25 di giugno è finalmente uscito l’atteso rapporto del Pentagono sugli UAP (Unidentified Aerial Phenomena), nuovo acronimo che identifica gli oggetti volanti non identificati, ora classificati nella più ampia categoria dei “fenomeni aerei non identificati”.

Probabilmente questo breve documento di sole 9 pagine deluderà le attese di quanti si erano creati molte aspettative in merito a presunte rivelazioni sulla presenza degli alieni sul nostro pianeta.

Il documento sottolinea nelle premesse come “il limitato numero di rapporti di alta qualità sui fenomeni aerei non identificati impedisce di trarre conclusioni definitive sulla natura o sul fine dei fenomeni stessi”.

In altre parole, analizzando i 144 report considerati affidabili, è stato possibile stabilire una causa precisa solo per uno di questi eventi, rivelatosi essere un pallone aerostatico in fase di sgonfiamento. Per tutti gli altri, non si può stabilire con certezza nulla.

Ma leggendo il documento in filigrana, emergono alcuni dati interessanti.

In un limitato numero di casi gli oggetti volanti si muovono con traiettorie impossibili

In 18 casi, riportati in 21 distinti rapporti, “gli osservatori hanno rilevato movimenti o caratteristiche di volo inusuali”.

Più nello specifico, “alcuni UAP rimangono in posizione stazionaria nell’aria in presenza di vento, si muovono contro il vento stesso, si spostano improvvisamente, o si muovono a velocità considerevole, apparentemente senza nessun mezzo di propulsione”.

Ancora più interessante, “in un piccolo numero di casi, i sistemi degli aerei militari hanno rilevato energia a radiofrequenza associata con gli avvistamenti UAP”.

Pur sottolineando l’esiguità del numero dei rapporti ritenuti affidabili, viene inoltre rilevato come gli avvistamenti sembrano concentrarsi intorno a centri di addestramento e di sperimentazione militare.

Certo, può darsi che sia proprio la presenza di equipaggiamenti sofisticati e di sensori tecnologicamente avanzati in queste aree che renda più probabile la rivelazione di anomalie aeree nei loro pressi.

Ma è proprio l’analisi effettuata con quello che è lo stato dell’arte della tecnologia di rilevamento aereo disponile che permette di affermare che “una manciata di UAP sembra dimostrare di possedere una tecnologia avanzata”.

Insomma, la presenza degli alieni non è dimostrata, ma la natura di alcuni avvistamenti rimane avvolta nel mistero, in quanto alcuni oggetti volanti (o presunti tali) sembrano muoversi in maniera non compatibile con le tecnologie conosciute, né con i fenomeni naturali noti.

Gli UFO escono dalla leggenda ed entrano nel mondo dell’ufficialità e della ricerca scientifica

Il cambio da acronimo da UFO a UAP sembra comunque avere sancito lo sdoganamento del mondo degli oggetti volanti non identificati (o comunque li si voglia chiamare), che escono dal mondo della fantascienza e del folclore popolare, per entrare a pieno titolo nella dimensione della ricerca scientifica.

Gli Stati Uniti d’America hanno infatti creato una apposita agenzia, la UAPTF (Unidentified Aerial Phenomena Task Force), afferente al Dipartimento della Difesa, con tanto di stanziamenti ufficiali, allo scopo di fornire ai decisori politici gli strumenti necessari per affrontare le sfide poste dalla presenza di questi – al momento inspiegabili – fenomeni.

Il rapporto sottolinea la necessità di standardizzare il meccanismo di raccolta dei report sugli avvistamenti, per avere a disposizione un set di dati affidabile sul quale lavorare.

Proprio per questo motivo il rapporto considera solo avvistamenti fatti dai militari, nell’arco temporale compreso tra il 2004 e il 2021, la maggior parte dei quali è però relativa agli ultimi due anni di questo periodo, in quanto solo dal marzo del 2019 la Marina statunitense ha reso disponibile un protocollo ufficiale per riportare gli avvistamenti, poi adottato anche dall’Aviazione Militare dal novembre del 2020.

Il rapporto insiste poi sulla necessità di disporre di maggiori risorse finanziarie per affrontare il problema in modo sistematico ed esaustivo.

Gli UAP probabilmente non hanno una singola spiegazione

Il rapporto introduce una prima classificazione dei fenomeni aerei non identificati, sottolineando come probabilmente questi eventi abbiano una molteplicità di cause od origini.

La prima categoria, l’Airborne Clutter, include “uccelli, palloni, droni, o rifiuti aero-dispersi, come borse di plastica, che confondono la scena e interferiscono con l’abilità degli operatori di identificare i veri obiettivi, come aerei nemici”.

Ci sono poi i fenomeni atmosferici naturali, come cristalli di ghiaccio, umidità o fluttuazioni termiche, che possono essere registrate da sistemi all’infrarosso o radar.

La terza categoria allude a possibili programmi sperimentali segreti, portati avanti da agenzie governative o industrie private statunitensi.

La quarta si riferisce a possibili tecnologie sviluppate da Russia, Cina, altre nazioni o entità non governative.

L’ultima è un contenitore non definito, destinato a includere tutti i casi per i quali non è al momento possibile pensare alcuna spiegazione, date le attuali conoscenze scientifiche.

Comunque diciamolo chiaramente: la narrazione è più seducente della scienza

Riassumendo, il tanto atteso rapporto non trae nessuna conclusione definitiva e lascia il campo aperto a ogni ipotesi.

Rimane il fatto che in un limitato numero di casi delle entità di natura sconosciuta si sono mosse con modalità che le attuali conoscenze scientifiche sembrerebbero non essere in grado di spiegare, e che le tecnologie umane conosciute parrebbero non potere realizzare.

Ovviamente questo non significa che dietro a questi fenomeni ci sono degli alieni. Ma, diciamolo chiaramente, è bello pensarlo. Perché la narrazione è molto più seducente della scienza.

La scienza non fornisce certezze, ma probabilità, modelli matematici e scenari possibili. La narrazione ci regala emozioni, e la possibilità di evadere dalla monotonia della quotidianità, perdendoci nelle illimitate praterie della nostra immaginazione.

Niente di strano, quindi, che nel mare di incertezza che questo rapporto ufficiale nei fatti fornisce, ognuno può vedere quello che vuole. Anche che qualcuno dall’alto ci osservi, al sicuro nel suo bel disco volante, pronto a schizzare via, sfidando le leggi della fisica conosciuta al minimo segno di pericolo.

Ma qui finisce la scienza e comincia la fantascienza…

Alessandro Marotta

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