Ieri sera la proverbiale bora lambiva la città, ma una sala semi piena era presente al Teatro Miela per rivedere la vita di un Grande Filosofo e Martire della libertà del ‘900.
Il lodevole attore , in un monologo, introduce la vita del politico-filosofo, dalla nascita in Sardegna, alla povertà patita nell’infanzia in una famiglia numerosa e i primi studi. Il monologo tutto al singolare, poneva l’accento anche sui problemi di salute di Gramsci. Il racconto va dal trasferimento a Torino ai primi rapporti, non proprio pacifici, con Togliatti e gli altri compagni di partito.
Siamo all’avvento del Fascismo e Gramsci che aveva già contribuito a fondare il Partito Comunista Italiano, viene inviato in una delegazione italiana a Mosca dove conoscerà, in un sanatorio, la futura moglie Julka e la cognata Tatyana.
Tornato in Italia come deputato, forte dell’immunità parlamentare. Ma l’aria che tira in Italia costringe la moglie a tornare in Russia; con i 2 figli:Delio e Giuliano. Siamo al momento dell’incarcerazione dove “Nino” passerà il resto della sua vita. Gramsci va di carcere in carcere,fino a fermarsi a Turi,vicino Bari.
Da ora in poi incomincia la sua vita epistolare; Gramsci cerca di mantenersi forte anche quando le forze stanno per abbandonarlo. Dalle sue lettere soprattutto al figlio Delio(che non saprà mai del padre in carcere) e alla cognata Tatyana, ed alla moglie Julka ed al figlio Giuliano, a volte alla vecchia madre e ai fratelli, li prega di non dimenticarlo, a studiare la storia, e credere nella giustizia e in un mondo migliore.
Gramsci passerà oltre 10 anni dietro le sbarre ma le sue lettere piene di ardore e messaggi di lotta, non cesserà mai di scriverle. Siamo al 1937, Gramsci si spegne all’ospedale di Formia e l’Attore al momento di annunciare la sua morte, pronuncia un suo ultimo pensiero scritto nelle missive dal carcere, una specie di testamento per generazioni future.
Il pubblico saluta con un passionale applauso,l’ ottima prova di Fabrizio Saccomanno.
Andrea Forliano