Calpestare i ciotoli sconnessi del porticato che dà accesso a Villa Manin fa sempre un certo effetto perchè è inevitabile pensare a quanta storia sia passata proprio di là .E con questo carico di “vissuto ” già ci si prepara ad entrare in un mondo che crea , inventa, descrive ma anche illude :l’universo del Grande Cinema italiano .Una mostra che coniuga l’estro di grandi autori e registi (Pasolini ,Fellini ,Zeffirelli ,Lattuada ,Citti e Faenza) con il genio creativo di chi plasmò la materia tessile per caratterizzare i personaggi e sfumarne le sfaccettature di chi interpreta: Danilo Donati (2 premi Oscar) con le preziose mani della sartoria Farani.
Confesso che ero molto dubbiosa sul contenuto e forse preoccupata che , come speso accade quando ci sono in ballo grossi nomi, l’esposizione si riducesse a poca cosa a dispetto di un biglietto dal prezzo ingiustificato. Alla prima stanza della mostra già mi sono ricreduta completamente .L’ingresso con i tre manichini che svelano le fasi della preparazione dell’abito da clown del famoso film di Fellini ,corredato da brani scritti sulle pareti, un video dove si spiega sia il lavoro sartoriale che alcuni stralci della storia cinematografica, fa capire con quale cura sia stato tutto ben allestito .
Luci giuste, musica giusta atmosfera sospesa tra i sogni e i ricordi di quelle pellicole famose .
Tutto è stato creato in maniera speciale per illuminare i costumi di scena che Donati è riuscito a tirar fuori da sapienti artigiani .Di stanza in stanza (ognuna dedicata ad un film o regista) si scoprono delle vere e proprie opere d’arte ,un lavoro minuzioso di invenzioni di tecniche e materiali che per ogni costume o gruppo di abiti è stata fatta magistralmente.
Da un punto di vista cinematografico il nostro costumista ha proprio colto l’essenza del personaggio e della sua precisa epoca ;è tanto sontuoso nei mantelli e imponente nei copricapi regali quanto semplice e povero nelle tuniche dei dodici apostoli. Sempre centrato con la ricostruzione del momento in cui viene ambientata la storia da narrare .Dal punto di vista di chi ,come me, ha l’occhio e la mano allenati all’ago e filo, si resta veramente a bocca aperta .C’è un uso più che geniale di qualsiasi materiale che possa completare l’impronta dll’abito di scena .Si mescolano tessuti poveri, colori apparentemente assurdi se presi singolarmente , elementi diversi come stoffa ,cuoio , piume ,paglia ,conchiglie , tutto per dar vita a creazioni originalissime .Di sala in sala è un vero e proprio godimento perchè si apprezza che per ogni regia c’è stato un lavoro unico ,speciale. Non c’è mai la ripetizione delle tecniche di lavorazione tra gli abiti di un film e l’atro. Se non c’era il tessuto giusto Donati lo inventò per l’occasione .
18 sale ,18 allestimenti ben illustrati .Tanto lavoro ,tanta capacità manuale per ciascun costume .Creatività allo stato puro che sicuramente arrichì l’opera di ciascun regista .
Per chi ama il cinema
Per chi ama il costume
Per chi ama la moda
Per chi ama il genio italiano in tutte le sue forme
Pensateci e pensatemi Al. Ga.