Mentre Marchionne dichiara, nuovamente, l’intenzione della Fiat di uscire dalla Confindustria sconvolgendo il mondo del lavoro in Italia, in Parlamento si fa di nuovo largo il ddl sulle intercettazioni.
L’obiettivo infatti è colpire la pubblicazione sui quotidiani delle intercettazioni telefoniche durante lo svolgimento di un processo, tuttavia al comma 29 del ddl in questione si legge: “[…] Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”. A causa di questo articolo il sito it.wikipedia.org ha messo un bavaglio preventivo alle proprie pagine con voci in italiano.
Il Governo si arrocca nel palazzo e attacca gli strumenti di indagine e di manifestazione del pensiero invece di dare l’esempio di un certo modo di fare politica, di un certo modo di agire, di un certo modo di affrontare la caduta morale e civile che si nota in Italia. Certamente l’uso delle intercettazioni ha una rilevanza talmente importante nelle indagini che dovrebbe essere “tutelato” affinchè sia uno strumento istruttorio e non un’arma diffamatoria, ma il timore di Wikipedia è quello di dover pubblicare sulle proprie pagine le rettifiche di chi ritenesse di essere leso da determinati contenuti sulla propria persona.
L’articolo 21 della Costituzione ci salva da ogni attacco frontale alla libertà di espressione e di pluralità di pensiero: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. […]” garantisce così un diritto fondamentale di ogni sistema democratico e fa da salvagente all’Italia che, nella classifica di Freedom House sulla libertà di stampa 2010 si è piazzata al 75′ posto vicino a India, Benin e Bulgaria.
Altri diritti però devono essere tutelati come quelli sulla personalità, a tal proprosito è necessario precisare che il diritto di rettifica già esiste per le testate giornalistiche in base all’art. 8 della legge 47 del 1948 (come modificato dall’art. 42 della legge 416 del 1981), quindi per i siti di stampa il principio di diritto è già stabilito, il comma 29 del ddl attaccato da Wikipedia applicherebbe la suddetta tutela anche ai siti informatici. In questo modo i vari Wikipedia (le cui voci enciclopediche sono redatte da utenti registrati), blog et cetera dovranno garantire per legge il diritto di rettifica.
La realtà è complessa, non c’è nulla da fare. Da un lato dobbiamo dire che non è più possibile che l’agenda del Governo non tocchi con decisione l’economia ed il lavoro, dall’altro le questioni sui diritti devono essere sempre analizzate con chiarezza altrimenti si passa dal garantire un diritto al sottrarsi ad un dovere.
Federico Gangi
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